Economia

CONDONO AGRICOLO. NON C’E’ DUE SENZA TRE, VIENE RIPROPOSTA ANCHE NELLA FINANZIARIA 2006 LA SANATORIA PER I DEBITI PREVIDENZIALI. PREVISTA ANCHE UNA RIFORMA D’AMPIO RESPIRO

Un condono agricolo piace allo Stato. Recupererebbe il 30% (invece del 10% attuale) rateizzando quanto dovuto dagli agricoltori in 60 mesi, un affare comunque. Nel 1999, data dell’ultima sanatoria, l’Inps incassò mille miliardi di lire. Nei progetti del governo anche una “razionalizzazione” del sistema previdenziale agricolo

05 novembre 2005 | T N

La previdenza agricola, così come oggi è strutturata, non funziona. Sono i numeri a dirlo, a fronte di 2 miliardi di euro di introiti ne vengono spesi, pressappoco, 15.
E’ quindi subito scontro sul tema dei privilegi e delle tutele che gode il settore primario del nostro Paese. Alcune anomalie, inutile negarlo, esistono e sono fin troppo evidenti.
Dopo soltanto 51 giorni di lavoro il bracciante agricolo ha diritto a un’indennità di disoccupazione pari al 33% del salario, che diventa il 40% dopo 101 giorni e il 66% dopo 151 giorni. Nel caso di Comune colpito da calamità naturale, iscritto in uno speciale elenco ministeriale, occorreranno, il secondo anno, soltanto 5 giornate lavorative per ottenere l’indennità di disoccupazione. Così sono sufficienti 51 giorni di lavoro come bracciante agricolo per avere l’indennità di maternità.
Così una frotta di persone, più di mezzo milione ogni anno, si avvantaggiano di un regime previdenziale francamente anacronistico, che si presta eccessivamente a possibilità di truffa.
Se non usuale, è prassi piuttosto consolidata licenziare il dipendente una volta raggiunte le 51 giornate lavorative e denunciarne lo stato di disoccupazione, in tal modo il lavoratore, continuando la sua attività in nero, ha la possibilità di sommare salario e indennità, mentre l’azienda risparmia sui contributi. Un patto non scritto e tacito che vige in molte realtà agricole italiane.
Non tutto è oro quello che luccica, comunque. E’ infatti vero che il trattamento di disoccupazione ha una scadenza soltanto di 90 giorni, la metà di quanto concesso ad altri settori.

L’esame del condono contributivo agricolo inizierà dal Senato, dove il relatore della finanziaria Antonio Azzollini ha tenuto a precisare che la sanatoria “non è onerosa e che andrà migliorare i saldi, anche se il gettito che non è facilmente quantificabile”.
Anche l'Unione guarda con interesse a questo provvedimento. L'esponente dei Ds Enrico Morando ha osservato che quello sui contributi agricoli “non è il classico condono”, “l'evasione è altissima e per noi la regolarizzazione è utile.”

“In merito alle ipotesi di emendamento alla finanziaria che si stanno esaminando in commissione bilancio del Senato riguardo la previdenza agricola, compresa l’ipotesi di regolarizzazione dei debiti contributivi pregressi delle imprese agricole, confermo la necessità vitale, per il mondo agricolo, di approvare subito misure che riducano il costo del lavoro e l’esposizione finanziaria delle imprese. Contro ogni facile polemica, voglio ribadire – ha dichiarato il Ministro Alemanno – come già annunciato al tavolo agroalimentare di due settimane fa, che il cosiddetto “condono agricolo” (in realtà solo un’equa e necessaria regolarizzazione previdenziale) dovrà essere inserito nel quadro di una riforma organica che migliori la competitività delle aziende agricole, secondo le raccomandazioni dell’unione europea, riducendo il costo del lavoro nella media degli altri partner europei. questo può essere fatto senza gravare sulle casse dello stato attraverso un recupero sostanziale dell’evasione contributiva e la riduzione delle erogazioni illegittime, tramite la razionalizzazione del sistema di tutele dei lavoratori agricoli ed una lotta efficace contro la piaga del lavoro nero e delle false dichiarazioni lavorative.”

Un affare per lo Stato
Il condono dovrebbe riguardare tutti i debiti degli agricoltori a partire dal 2000. Lo Stato incasserebbe così il 30% dell’ammontare complessivo di quanto dovuto dagli agricoltori dilazionato in 60 mesi.
Tanto più se si considera che la stessa Inps propagandò il successo della precedente sanatoria contributiva. Nel 1999 furono infatti presentate oltre 143 mila domande di condono per un importo complessivo di 999 miliardi.

L’origine delle cartelle pazze dell’Inps
Il precedente governo cartolarizzò, ovvero cedette ad alcune banche, i debiti previdenziali degli agricoltori al 10% del loro ammontare complessivo. Le cartelle pazze furono quindi, molto probabilmente, il mezzo attraverso cui le banche tentarono di incassare quell’enorme credito.
Lo Stato, ora, deve quindi riacquistare i crediti agricoli dalle banche, per poi condonarli.

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