Economia

Crescono le vendite di biologico ma diminuisce la differenza prezzo rispetto al convenzionale

La logica della competizione sui costi si è impadronita anche di questo settore? Nel primo trimestre 2013 il differenziale si è attestato sul 41%, con un calo di 8 punti rispetto al 2012

14 settembre 2013 | T N

Nonostante la crisi economica, l’agricoltura biologica risulta ancora in forte espansione a livello internazionale sia sul fronte della domanda che dell’offerta, con superfici agricole che, soprattutto in determinate aree, vanno ampliandosi a ritmi indubbiamente interessanti.

Nel 2011, anche in Europa risultano in crescita le superfici (+6%) e il mercato (+9%). Il paese con il giro d’affari più rilevante è la Germania con un valore del mercato nazionale pari a 6,6 miliardi di euro, seguita dalla Francia (3,8 miliardi) e dal Regno Unito (1,9 miliardi). Al quarto posto l’Italia, con 1,7 miliardi di valore del mercato interno (3,1 se si considera anche l’export) ed un peso sul fatturato europeo dell’8%.

Nonostante la crisi economico-finanziaria, il mercato italiano del bio continua a crescere, confermando una dinamica positiva in atto da diversi anni.

Sulla base delle elaborazioni Ismea dei dati del Panel Famiglie Gfk-Eurisko, nel primo semestre del 2013 gli acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore, mentre nello stesso periodo la spesa agroalimentare è risultata in flessione (-3,7%).

La dinamica dell’anno in corso è dipesa in modo particolare dagli aumenti a due cifre fatti registrare dai biscotti, dolciumi e snack bio (+22,7% in valore), dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+14,6%) e dalle uova (+11,3%), mentre in misura minore hanno inciso gli incrementi della pasta, del riso e dei sostituti del pane (+8,4%). Gran parte dei consumi di prodotti bio confezionati sono concentrati, anche nel primo semestre 2013, su poche categorie: le prime quattro (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari, uova, pasta, riso e sostituti del pane) coprono circa il 71% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie italiane presso la GDO.

L’analisi della spesa distinta per area geografica evidenzia ancora una volta come il consumo domestico di prodotti bio si concentri maggiormente nelle regioni settentrionali del paese (il 72% del spesa totale è effettuata al Nord). Un peso del 21,2% è detenuto dal Centro (inclusa la Sardegna), mentre appena il 6,9% degli acquisti ricade nel Sud (inclusa la Sicilia).

Nei primi sei mesi dell’anno in corso i consumi domestici di prodotti biologici confezionati continuano a crescere in valore in tutte le aree geografiche. Aumentano in particolare gli acquisti nel Nord Ovest (+19,6%) e nel Sud (+11,2%), mentre più limitato è l’incremento nel Nord Est (+3,2%) e nel Centro (+0,6%).

Secondo i dati Bio Bank, il numero di negozi specializzati in Italia è risultato pari a 1.270 unità nel 2012, contro le 1.212 del 2011 (+4,8%). Tali negozi sono concentrati per il 65% al Nord, per il 21,2% al Centro e per il 13,8% al Sud (incluse le isole). Tale ripartizione non risulta molto differente rispetto a quella dello scorso anno ed è coerente approssimativamente con quella dei consumi domestici nella GDO.

Notizie meno positive vengono dal fronte del differenziale percentuale di prezzo all’origine tra bio e convenzionale.

Nel 2011 esso è ammontato in media al 24%. Nel 2012 tale percentuale è scesa al 19,6%, a causa principalmente del calo del differenziale delle uova che ha trainato, avendo un peso importante, tutto il paniere.

Per altri prodotti, comunque, si registra un aumento dei differenziali, come per il frumento duro, il riso ed in misura minore il latte alla stalla e l’olio extravergine.

Dal 2011 al 2012 il differenziale bio / convenzionale è diminuito, attestandosi lo scorso anno sul 38% circa (-3,4 punti in valore assoluto). Nel primo trimestre 2013 il differenziale si è attestato sul 41%, con un calo di quasi 8 punti rispetto al pari periodo del 2012.

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