Economia
Bene l'export vinicolo ma non compensa il calo dei consumi interni
Mentre le vendite in Italia nel 2010 subiscono una flessione tra il 2 e il 3 per cento il fatturato realizzato nei mercati esteri tocca quota 3,5 miliardi di euro
29 gennaio 2011 | T N
Il vino italiano mette le ali e nel 2010 registra un âboomâ delle esportazioni, con un incremento del 10 per cento sullâanno precedente e un fatturato sui mercati globali stimato oltre i 3,5 miliardi di euro. Per i vitivinicoltori si tratta di una decisa âboccata dâossigenoâ, visto che sul mercato interno i consumi languono. Ai livelli altissimi dellâexport, infatti, fa da contraltare un calo delle vendite nel Belpaese, soprattutto sul fronte del prodotto sfuso, con una diminuzione complessiva compresa tra il 2 e il 3 per cento.
Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione della manifestazione âItalian Wine Weekâ organizzata a New York dallâIstituto per il commercio estero dal 24 al 26 gennaio.
Iniziative come quella promossa in questi giorni dallâIce sono importanti, soprattutto ora che il vino âmade in Italyâ è così apprezzato allâestero. Gli Stati Uniti questâanno sono diventati il nostro primo mercato di sbocco, tanto che il 33 per cento del vino importato negli Usa âparlaâ italiano. Ma lâexport è praticamente raddoppiato anche verso paesi come la Cina e la Russia. Ecco perché ora bisogna percorrere una nuova e più efficace strategia per il settore, portando avanti una valida promozione che esalti in tutto il mondo la qualità del nostro prodotto e dia unâimmagine positiva e propositiva del vino nazionale e delle sue specificità territoriali.
Ma per farlo occorre superare lâeccessiva frammentazione della filiera, la scarsa vocazione allâinterprofessionalità e la competitività esasperata che spesso penalizza i piccoli produttori sui grandi. Bisogna evitare di muoversi in ordine sparso, per vincere occorre unâazione sinergica comune, una strategia ad hoc più moderna e soprattutto unitaria. Dâaltronde, il vino rappresenta uno dei principali pilastri del sistema agroalimentare âmade in Italyâ con una produzione di oltre 45 milioni di ettolitri allâanno e un fatturato totale che si avvicina ai 13 miliardi di euro.
Allo stesso tempo bisogna lavorare per recuperare i consumi interni, che in quindici anni sono drasticamente calati. Dal 1995 al 2009 il consumo pro capite di vino è passato da 55 a 43 litri, âperdendoâ per strada ben 12 litri. E la colpa sta anche nella facile âcriminalizzazioneâ del prodotto, che ha portato spesso a confondere il consumo di vino (che, se bevuto con moderazione e regolarmente, fa bene alla salute, come confermano recenti studi scientifici) con lâabuso di alcool.
Inoltre, serve sostenere i vitivinicoltori alle prese con i prezzi delle uve in caduta verticale e con costi in costante crescita consentendo una maggiore semplificazione e una riduzione del carico burocratico. Eâ necessario correggere il malfunzionamento del mercato interno, promuovendo al contrario iniziative di filiera sulla base di âgovernanceâ diffuse, favorendo una maggiore aggregazione tra le imprese del comparto e soprattutto stringendo relazioni più strette con la Gdo, che ormai detiene oltre il 50 per cento della commercializzazione di vino in Italia.
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