Cultura
Uno sguardo sull'arte / 11. Il grande genio e l'estro di Giuseppe Arcimboldi
Ritorna la rubrica sull'arte di Marcella Farinaro, questa volta con uno dei degli artisti lombardi più originali del XVI secolo. Dalla sua fantasia: "L'estate" e "L'ortolano"
11 luglio 2009 | Marcella Farinaro
GIUSEPPE ARCIMBOLDI
Lâestate
Olio su tela
Cm 76x63
Eseguito nel 1573
Musèe du Louvre, Parigi
Arcimboldi (o Arcimboldo) può sicuramente essere considerato uno dei degli artisti lombardi più estroso del XVI secolo. Nato e morto a Milano (1527-1593) reagisce alla monotonia della tradizione rifugiandosi nella fantasia, non ignora la realtà ma parte da questa, utilizzandone i suoi elementi, per organizzarli in maniera del tutto differente da come si presentano in natura.
Ne sono esempio le note Teste Composte, busti umani curiosamente composti da frutti, fiori, ortaggi e animali, come se fossero la rappresentazione di un sogno, tanto che câè chi addirittura parla di precorrimenti di surrealismo nelle sue opere. Lâarte di Arcimboldi si trova a cavallo di un momento storico molto particolare: la crisi e la conseguente fine dellâumanesimo quindi le sue opere possono essere interpretate secondo due strade differenti. Una prima nella quale lâuomo non è più centro razionale dellâuniverso ma è ridotto a cosa; o viceversa è lâultima esaltazione dellâuomo, sintesi di ogni oggetto creato dalla natura.
La sua bizzarria arriva al punto da rappresentare dipinti che mostrano un volto umano o una natura morta secondo il verso in cui viene osservato il dipinto.
Arcimboldi rientra tra gli artisti che ricercano il desueto e il meraviglioso tipici del tardo manierismo europeo. Attitudine che lo fece apprezzare dallâimperatore alla corte di Praga, dove esistevano le Wundernkammern (sale delle meraviglie), strane raccolte di oggetti mostruosi o paradossali.
GIUSEPPE ARCIMBOLDI
LâOrtolano
Olio su tavola
Cm 35x24
Museo Civico, Cremona
UNO SGUARDO SULL'ARTE
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