Cultura

Sante Ambrosi: "La Chiesa non insegua i Lefebvriani"

Si ha l’impressione che alcune autorità molto influenti della Chiesa siano preoccupate di soddisfare certe frange feticiste del mondo cattolico, testardamente attaccate al passato

21 febbraio 2009 | Sante Ambrosi

La notizia della riammissione in seno alla Chiesa dei Lefebvriani da parte del Sommo Pontefice, togliendo la scomunica che era stata pronunciata dal Papa Giovanni Paolo II nei loro confronti, ha suscitato diverse reazioni, la maggior parte positive, della comunità cattolica.
Si sperava che il loro rientro nella Chiesa fosse nato da un profondo ripensamento circa i motivi che avevano provocato una tale rottura.
Si pensava che anche loro, finalmente, avevano accettato pienamente il Concilio Vaticano II, tanto contestato dal loro fondatore, monsignor Marcel Lefebvre. Non si trattava, infatti, della sola questione liturgica della Messa in latino, come la maggior parte pensava, ma dei contenuti di un Concilio che aveva tracciato delle direttive importanti e offerto delle aperture che da tempo si attendevano.

Poi scoppiò improvviso il caso del vescovo mons. Richard Williamson, un esponente prestigioso della “Fraternità di S. Pio X”, la loro comunità presente in diverse parte del mondo. Questo monsignore in una recente trasmissione televisiva aveva apertamente negato la realtà storica della Shoah, dell’olocausto perpetrato dai nazisti in Germania durante la seconda guerra mondiale.

Le reazioni sono state durissime sia da parte degli ebrei che da molti altri esponenti delle diverse nazioni, e in particolare da quel paese, la Germania, che ha vissuto quel dramma.

Anche in Vaticano l’episodio ha suscitato sgomento e preoccupazione, per cui il Papa ha dovuto in più occasioni intervenire e prendere le distanze, fino all’ultimo intervento con il quale chiedeva una formale ritrattazione da parte del vescovo negazionista, cosa che ancora, pare, non sia venuta.

Lasciamo perdere le perplessità che a un comune cittadino e credente sono affiorate nella sua mente, sul come sia potuto accadere un tale fraintendimento e come sia stato possibile che il Sommo Pontefice non potesse essere informato delle idee di uno dei quattro vescovi della "Fraternità di San Pio X".

A me interessa proporre alcune considerazioni al margine di queste vicende.

Da un po’ di tempo si ha l’impressione che le autorità della Chiesa, almeno alcune autorità molto influenti, siano preoccupate di soddisfare certe frange del mondo cattolico testardamente attaccate al passato della cristianità cattolica. Sembrava che la questione più significativa consistesse nella Messa in latino secondo le indicazioni del Concilio di Trento. Così, il Papa è venuto incontro a questi desideri introducendo la possibilità delle celebrazioni in latino.

Che certi aspetti della vecchia liturgia possano attrarre è perfettamente comprensibile, anche perché contengono indubbiamente dei valori sia artistici che religiosi che riempiono l’anima del credente. Ma purtroppo questi pur leciti e apprezzati sentimenti nei confronti di un passato ricco si nascondono chiusure devastanti nei confronti della storia della Chiesa e della società che non può essere fissata e fossilizzata in certo periodo della sua vita nel mondo e nel suo itinerario nella storia umana.

Per certe frange di cattolici c’è un attaccamento a queste forme del passato che si configura come un vero e proprio feticismo ed una incapacità di accettare il mondo nel suo progredire continuo e le problematiche che esso pone continuamente anche alla Chiesa. Questa chiusura si evidenzia in modo chiaro nel fatto che questi, almeno alcuni di essi, non solo sono testardamente avversi al Concilio Vaticano II, ma sono anche incapaci di vedere, non diciamo di capire, ma solo di vedere fatti come quello dello sterminio degli ebrei in Germania durante la seconda guerra mondiale.

Il negazionista Richard Williamson non poteva dire meglio quale animo vive in questa comunità dei Lefebvriani. Di fronte ad una tale testimonianza viene spontaneo l’invito alla Chiesa di non perdere ulteriore tempo e soprattutto energie nell’inseguire questi e tutti gli altri cristiani che non vogliono vivere nella storia e per la storia, della società e della Chiesa.

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