Cultura
Il pesce d'aprile, scherzi e giochi con tradizioni molto antiche

Sono numerose le origini del pesce d’aprile, la maggior parte impossibili da determinare. Da Noè fino a miti mitologici per arrivare al riferimento del pesce con uno scandaloso significato fallico
01 aprile 2025 | 09:30 | Giulio Scatolini
E’ quasi a tutti noto che il 1 aprile è d’uso fare ad amici, parenti o in modo più generico, conoscenti, il cosiddetto pesce d’aprile che è costituito da uno scherzo che può presentarsi con due varianti: attaccare un pesce, o ad essere più precisi, una sua rappresentazione in carta o in un tessuto, sulle spalle della vittima dello scherzo, senza che questo se ne accorga od organizzare a qualcuno di questi soggetti, uno scherzo vero e proprio, a volte anche pesante.
Secondo G. Pitrè “alcuni fanno derivare l’usanza dalla pesca, che in certi paesi comincia il primo aprile, e perché infruttuoso appunto dall’inizio e quindi si potè dar luogo alla costumanza di cogliere i semplicioni offrendo ad essi un esca sfuggente, come il pesce in aprile sfugge a pescatori …” Oppure trattasi, sempre secondo Pitrè, “di un allusione ad un antichissimo uso degli Ebrei, quello di mandare per disprezzo una persona in luoghi inesistenti, come fecero con Gesù Cristo, da Erode a Pilato, da Caifas ad Anna, nei primi d’aprile, secondo quando riferito dai computi degli ecclesiastici. Onde secondo essi, la voce poisson, sarebbe una corruzione di passion.
Un’altra tradizione giudaica vi riconosce il volo della colomba dall’arca di Noè prima che le acque si abbassassero grazie all’incontro di essa con l’aprile … “
Altri autori fanno riferimento ad un fatto meramente mitologico.
Altri videro il riferimento del pesce ad uno scandaloso significato fallico; altri, più delicatamente all’uso di mandare o di offrire alle donne o alle ragazze un pesce con intendimento erotico; altri ancora una inclinazione dello spirito umano allo scherzo, al ritorno della “grata stagione”.
Sappiamo da cose narrate che, in genere gli scherzi, messi a segno in quest’occasione, consistono nel far correre qualcuno da una parte all’altra, spesso con incarichi senza alcun senso pratico. Infatti un detto rintracciabile in vari dialetti ricorda che ”in aprile si fanno correre i matti …” In varie località appunto vi sono alcuni termini usati come sinonimi di matto: per esempio tacchino, gallo, cane ecc.
In varie località, il 1 aprile si mandavano i più creduloni (oggi diremo bamboccioni) alla ricerca di oggetti impossibili e li si invitava a compiere azioni irrealizzabili: cercare una fune per legare il vento, un bastone a una sola estremità, un luccio sena spine, dell’aceto dolce, la pietra per affilare i capelli ecc.
Come si evince da quanto detto sopra, sono numerose le “origini” del pesce d’aprile, la maggior parte impossibili da determinare se si tiene conto dell’effettiva difficoltà di giungere a individuare una sola caratteristica che possa essere completamente aderente alla specificità del mito.
Il tentativo di risalire all’origine di una tradizione attuata su piani troppo ampi, da parte di tutti gli studiosi come Pitrè, in realtà non solo ha mai convinto i ricercatori attuali, ma in fondo ha lasciato insoddisfatti i vecchi antropologi della cultura locale, che hanno sempre cercato un’opportunità per dare una fisionomia autoctona ad un mito di cui non si conosceva, con certezza, la genesi e forse la funzione.
Spero che l’amico Grimelli per cui ho scritto questo pezzo il 31 marzo 2025, non abbia preso, il mio impegno di scriverlo, come “un pesce d’aprile” e quindi sia contento, soddisfatto e sorpreso del suo contenuto e di riceverlo.
Bibliografia
Bastide R. Sociologia del Misticismo 1975
Massimo Centini. Il libro delle superstizioni. 2000
Pitrè G. Archivio delle tradizioni popolari 1898
Cocchiara G. Sul concetto di superstizione e altri saggi intorno allo studio delle superstizioni 1945
Paolo Bartoli. Tocca Ferro. 1994
Toschi P. Lei ci crede? Appunti sulle superstizioni 1957
Jones E. Psicoanalisi e folclore 1972
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