Cultura

Mai iniziare qualcosa di venerdì, porta sfortuna

Mai iniziare qualcosa di venerdì, porta sfortuna

Oltre alla superstizione del venerdì che si è configurata nell’Occidente cristiano nella sua tradizione evangelica, nel calendario romano, per esempio, si parla di giorni fasti e nefasti, di giorni appartenenti agli uomini e alle loro attività profane e giorni appartenenti agli dei

27 marzo 2025 | 17:00 | Giulio Scatolini

E’ credenza ormai da tempo diffusa, ovunque, che il venerdì sia un giorno nefasto e pericoloso, ossia più propenso a qualche disgrazia o piccolo incidente che possa capitare, e perciò diventa dannoso e sconsigliabile, intraprendere nuove attività o dedicarsi ad occupazioni importanti. Se poi il venerdì cade il 17, allora la negatività sarà massima, addirittura anche per quelli che alla superstizione credono solo un po'.

Due proverbi conosciutissimi da tutti richiamano in modo esplicito la negatività del venerdì.

Né di Venere né di Marte, non si sposa e non si parte, né si dà principio all’arte”. Naturalmente non si nomina anche il martedì, come altro giorno sfortunato, per la rima, ma per altri motivi. Più incerte e intriganti appaiono infatti le ragioni storiche che  portano  alla valutazione infausta del martedì, che probabilmente, essendo dedicato al dio Marte, divenne il giorno significante la discordia e l’inimicizia. D’altronde il martedì è il giorno nel quale, nella mitologia popolare, nacque Giuda. 

L’altro proverbio molto noto e conosciuto è :“chi ride il venerdì piange la domenica”. 

Era, per esempio, credenza molto radicata che l’anno iniziato di venerdì sarebbe stato sfortunato e funestato  da calamità, carestie e ogni genere di sventure.

Oltre alle proibizioni citate dai proverbi di non partire per un viaggio o di celebrare un matrimonio, molte altre erano le attività sconsigliate il venerdì. Non bisognava tagliarsi le unghie perché altrimenti non sarebbero ricresciute né i capelli perché altrimenti sarebbero caduti; non bisognava ridere perché, secondo la spiegazione popolare, il venerdì era il giorno di Cristo e, per questo motivo, le ragazze non dovevano pettinarsi o acconciarsi i capelli.

A tale proposito Giovanni Pitrè riferisce di un’antica novella popolare siciliana in cui si narrava che Gesù essendo in giro con gli apostoli un venerdì e avendo una grande sete chiese un po' d’acqua ad una donna che si stava pettinando; questa gliela negò con cattive maniere e allora Gesù la maledisse così: “ Mmaliditta chidda trizza/ chi di vennari si ‘ntrizza” (maledetta quella treccia che di venerdì si streccia). Pitrè ci ricorda che il timore del venerdì non era diffuso solo nelle classi popolari e nel mondo contadino ma era preso in considerazione anche da famosi personaggi come Voltaire e Rousseau o dal superstizioso Napoleone che si guardava bene “di dare battaglia o dall’accettarla in un giorno di venerdì”.

Anche il musicista Giocchino Rossini aveva un sacro terrore sia del venerdì che del numero tredici ma, per ironia della sorte, mori proprio venerdì 13 novembre 1869. 

Infine va ricordato che oltre alla superstizione del venerdì che si è configurata nell’Occidente cristiano nella sua tradizione evangelica, la credenza che esistano giorni più infausti ed avversi agli uomini, va collocata ad un origine di certo più antica: nel calendario romano, per esempio, si parla di giorni fasti e nefasti, di giorni appartenenti agli uomini e alle loro attività profane e giorni appartenenti agli dei in cui è cattiva cosa dedicarsi alle attività lavorative della vita quotidiana.

Pare infine che dal giorno del venerdì nero di Wall Street del 1929, gli operatori di borsa molto attenti ai simboli, varchino la soglia del sancta sanctorum newyorchese con il piede destro, evitando di indossare qualcosa di viola e premurandosi di avere sempre un portafortuna in tasca.     

Io non essendo superstizioso (“essere superstiziosi porta sfortuna”. U. Eco) ho scritto questo articolo di giovedì e spero, toccando ferro, che il direttore Grimelli non lo faccia uscire, su Teatro Naturale, di venerdì pomeriggio, ma il giovedì sera.

Bibliografia

Helmut Hiller Dizionario delle superstizioni. 1993

Massimo Centini. Il libro delle superstizioni. 2000

Pitrè G. Curiosità di usi popolari. 1902

Moroni G. Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 1858

Paolo Bartoli. Tocca Ferro. 1994

Toschi P. Lei ci crede? Appunti sulle superstizioni 1957

Di Nola. Lo specchio e l’olio 1993

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