Cultura
La tradizione del bue e dell'asinello nel presepe di Natale

Il bue e l'asinello compaiono nel presepe di San Francesco nel 1223 ma non è Natale senza la loro presenza accanto a Gesù
01 dicembre 2022 | T N
Nella capanna o nella grotta dove è nato il Bambin Gesù non possono mancare il bue e l'asinello.
Sono le statuine che, insieme a quelli della Sacra Famiglia e dei Re Magi, rappresentano di più lo spirito natalizio e incarnano il significato intimo della Festa.
La tradizione del bue e l'asinello nel presepe di Natale
Il bue e l'asino sono animali che fanno parte dell'iconografia ma anche della storia.
Nella Terra Santa tali animali accompagnavano la vita quotidiana di varie famiglie popolane, essendo spesso utilizzato l'asino come cavalcatura (molto più nobile il cavallo destinato solo alle persone più abbienti) e il bue per i lavori nei campi.
Essi rientrano anche nella diatriba se l'avvento di Gesù avvenne in una grotta o in una casa. Anche qui mito e storia si sovrappongono, se consideriamo che spesso che le case di allora erano costruite sfruttando anche le grotte naturali, con la stalla al piano inferiore e la stanza, spesso solo una, nelle immediate vicinanze.
Nel viaggio ddi Giuseppe e Maria verso Betlemme, dunque, è probabile che siano stati temporaneamente ospitati proprio in una di queste case-grotte. L'Evangelista Matteo scrive che quando arrivarono i Re Magi “entrati nella casa videro il bambino con Maria”.
E' evidente che se Giuseppe e Maria hanno trovato provvisoriamente rifugio nella stalla, magari per poi essere accolti in casa, il bue e l'asinello sono stati davvero testimoni dell'avvento di Gesù.
Il bue e l'asinello nel Vangelo apocrifo e il ruolo di San Francesco
L’immagine del Presepe con il bue e l’asinello, non appare mai nei Vangeli Canonici.
Appare invece esclusivamente in un “Vangelo apocrifo”, scomunicato dalla Chiesa nel 325 d.C. E’ il vangelo dello “Pseudo Matteo”che così recita: “Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, ponendo il bambino nella mangiatoia: ed il bue e l’asino l’adorarono”.
I Vangeli Canonici di Luca e Matteo ci dicono solo che fu posto in una mangiatoia, che avvalora però la tesi che Gesù nacque in una stalla-grotta.
Ma allora chi pose il bue e l'asinello nel presepe? Fu San Francesco.
Il suo presepe nacque infatti nel 1223, ben tre secoli prima che il Concilio di Trento (1545 – 1563) riconoscesse i quattro Vangeli classici come canonici, escludendo tutti i Vangeli detti apocrifi nei quali i due animali erano menzionati.
Il significato teologico del bue e dell'asinello nel presepe
L'importanza degli animali (bue e asinello) come esseri viventi capaci di riconoscere la divinità prima degli uomini ha radici antiche.
E’ il Profeta Isaia nell'Antico Testamento che profetizza che mentre il “bue e l’asino” sanno riconoscere perfettamente chi è il loro “padrone”, all’arrivo del Messia Ebraico, il Popolo Israelita non riconoscerà che è lui la sua giuda: "Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”.
Un versetto del libro dei profeti Habakuk, poi, si riferisce ai due animali nella stalla. Così recita la traduzione greca: "Signore, ho sentito le tue notizie ed ero in soggezione, Signore, ho guardato le tue opere e sono rimasto colpito. Sei riconosciuto in mezzo a due esseri viventi ..." (Habakuk 3: 2). Secondo la concezione cristiana, l'asino alla mangiatoia rappresenta i pagani, il bue gli ebrei.
E' a questi scritti che si è appoggiata anche la Cristianità, volendo elevare gli umili (appunto il bue e l'asinello), includendoli a pieno titolo nel percorso di redenzione, come ricordato da alcuni versi di San Paolo: “Se le creature sono state assoggettate, lo sono state nella speranza di essere un giorno anch’esse liberate dalla servitù e dalla corruzione affinché possano entrare in libertà nella gloria di Dio”.
Il bue e l'asinello, quindi, incarnano quindi gli umili, meglio ancora delle pecorelle, pure presenti nell'iconografia del presepe, che invece incarnano la purezza, e del cane da gregge, che invece incarna la fedeltà. Ogni animale, oltre alla verità storica, ha quindi assunto un profondo significato iconografico e teologico.
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