Cultura
Olive cenere e calce viva: i 90 anni di Famiglia Cristiana
Novant’anni fa nasceva ad Alba Famiglia Cristiana e nel primo numero c’era un ampio spazio dedicato alla frittura del pesce e alla preparazione delle olive in salamoia, di cui riproponiamo la ricetta originale
14 gennaio 2022 | Marco Antonucci
Nel mese di dicembre il settimanale “Famiglia Cristiana” ha pubblicato un numero speciale dedicato ai novant’anni della rivista. Non credo sia necessario spiegare qui cos’è Famiglia Cristiana, perché immagino che ognuno di noi abbia avuto tra le mani almeno una volta nella vita questa pubblicazione, inizialmente distribuita dalle suore Paoline e che nel tempo è uscita dai recinti ecclesiali, abbandonando quel format da bollettino parrocchiale per diventare negli anni settanta un settimanale da un milione di copie (due milioni in occasione dei 40 anni). Un fenomeno che negli anni ottanta il neo direttore don Leonardo Zega affermava essere il riferimento della “famiglia italiana contemporanea ma che si confessa, credente ma non bigotta, seria ma non chiusa alle istanze del mondo che la circonda”.
Con il numero celebrativo andato in edicola in occasione del Natale 2021, era allegata una copia del primo numero in bianco e nero, stampato ad Alba nel dicembre del 1931.
Si chiamava “La Famiglia Cristiana” ed era un “Settimanale per le Donne e le Figlie” (così recita il titolo/sottotitolo). E come tale aveva “Per la Mia Casa”, una pagina dedicata alle incombenze del focolare domestico, nella quale non potevano mancare le ricette, incolonnate nel capitolo “In cucina”. In questo primo numero ce ne sono due.
La prima è “Pesci Fritti”: a detta dell’articolista “Per friggerli non si deve fare altro che pulirli secondo la loro specie, infarinarli e metterli in padella ad olio bollente, avvertendo che, se trattasi di pesci grossi, devonsi tagliare in 2 o più pezzi… Il pesce fritto, come ogni altra frittura, si serve caldo con spicchi di limone… Generalmente, prima di servirlo in tavola, lo si lascia per un brevissimo istante prosciugare in un recipiente bucato, oppure stendendolo su un foglio di carta sugante grigia””.
La seconda riguarda la preparazione delle olive da mensa: di seguito ne riporto integralmente il testo perché ritengo sia interessante analizzarne il linguaggio e il contenuto e riflettere sul fatto che novant’anni fa una rivista cattolica, pensata e stampata nel centro del Piemonte e cioè la regione meno olivicola d’Italia, si desse questa importanza al fritto e alle olive.
OLIVE IN SALAMOIA
Le olive che si vogliono adoprare per l'uso della tavola e della cucina, occorre sceglierle di bella qualità, grosse e polpose, e raccolte alcuni giorni prima che abbiano raggiunto una completa maturità.
La prima operazione da farsi è di preparare una poltiglia nel modo seguente:
Prendete per ogni chilogrammo di olive un chilogrammo di cenere e 80 grammi di calce viva.
Per ottenere la calce viva, tuffatela nell'acqua colla mano per 5 o 6 secondi di minuto, e mettetela quindi sopra un pezzo di carta. Vedrete che si screpola, fuma, rigonfia e cade in polvere. Quando ò ridotta in polvere, dovete mescolarla alla cenere, e, versandovi l'acqua, ne formerete una poltiglia né troppo densa né troppo liquida, nella quale metterete le olive, premendole con qualcosa acciocché non vengono a galla, e lasciatele per 12 o 14 ore, cioè finché non sieno diventate alquanto morbide.
Allora toglietele dalla poltiglia, lavatele a molte acque e lasciatele nell'acqua fresca per 4 o 5 giorni cambiando I acqua tre volte al giorno.
Quando saranno ben purgate di ogni traccia della poltiglia, cioè quando l'acqua resterà chiara e le olive avranno perduto l'amaro, farete bollire per qualche minuto 8 decilitri d'acqua con 80 grammi di sale, sempre in ragione di ogni chilogrammo di olive, e qualche pezzetto di grosso gambo di finocchio. Quindi lasciate raffreddare, e, tolte l'olive dall'acqua e messe in un vaso di vetro, versate su di esse questa salamoia e lasciatevele immerse.
In tal modo si conservano benissimo per alcuni mesi.
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