Cultura
Il Natale tra celebrazione e condivisione nelle parole di Giovanni Paolo II

L’amore, il perdono, la pace con Dio e con gli uomini trovano la loro espressione più bella nello straordinario atto della Vigilia sulle tavole polacche: la condivisione delle oplatek
13 dicembre 2021 | C. S.
Giovanni Paolo II durante un incontro con i polacchi il 20 dicembre del 1997 disse: “Nel nostro modo di festeggiare il Natale un posto importante è occupato dalla tavola attorno alla quale si riunisce tutta la famiglia, per pregare, condividere l’oplatek, scambiarsi gli auguri e consumare la cena della Vigilia. Per una nostra bellissima tradizione si lascia un posto vuoto per qualcuno che può arrivare all’improvviso, per uno sconosciuto. Questi semplici gesti hanno un significato molto profondo. Sono il segno della bontà del cuore dell’uomo, che vede nell’altro, soprattutto in chi è nel bisogno, la presenza di Cristo che ci invita ad accogliere il fratello e la sorella in un clima di calore familiare, come dice un vecchio proverbio polacco ‘Ospite in casa, Dio in casa’. La tavola della Vigilia in qualche modo crea e costruisce la comunità umana. Questo significato della tavola diviene ancora più chiaro nel pane dell’oplatek che ognuno può prendere per condividerlo con gli altri. L’amore, il perdono, la pace con Dio e con gli uomini trovano la loro espressione più bella in questo straordinario gesto della Vigilia”.
La giornata della Vigilia di Natale, durante la quale si osserva il digiuno dalle carni, di solito inizia piuttosto presto.
La tavola viene apparecchiata in un modo del tutto particolare: la tovaglia deve essere rigorosamente bianca, sotto di essa si sparge una manciata di fieno per ricordare la mangiatoia in cui è nato Gesù, al centro si pone una ghirlanda con una candela accesa, accanto alla quale viene posto un vassoio con del fieno su cui si trovano gli oplatek (ostie non consacrate rettangolari, con sopra stampigliate le immagini della Natività), si apparecchia un posto in più riservato simbolicamente a Cristo, o destinato ad un ospite inatteso, così che possa subito sedersi a tavola.
Giovanni Paolo II amava trascorrere il periodo di Natale “in famiglia”, invitando in Vaticano i suoi vecchi amici: alcuni compagni della scuola di Wadowice e del seminario di Cracovia, e alcuni componenti della sua prima comunità universitaria, la Famigliola, quando era ancora un giovane sacerdote nella parrocchia di san Floriano. Con loro condivideva la cena della Vigilia, scambiava l’opÅatek e trascorreva le serate di Natale cantando le kolÄdy (inni natalizi). Lo fece anche nel corso dell’ultimo Natale, quando era ormai debolissimo per la malattia, come riferiscono alcune testimonianze rese durante il processo di beatificazione.
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