Cultura
Albero di Natale e agrifoglio, i simboli delle Feste tra racconto e realtà
L'albero di Natale non è poi un simbolo così pagano come si può pensare. E' invece legato all'evangelizzazione della Germania e alla leggenda di San Bonifacio. Anche l'agrifoglio, per la sua caratteristica di sempreverde, è stato acquisito dalla cristianità come simbolo di eternità. A tutti i nostri lettori Buone Feste, le pubblicazioni riprenderanno dal 4 gennaio
23 dicembre 2015 | T N
Albero di Natale e agrifoglio, come simboli del Natale e delle festività, sono generalmente associati a culti pagani e all'antichità.
Se è vero che già gli antichi usavano adornare le piante per festeggiare le ricorrenze invernali e che l'agrifoglio veniva utilizzato dai Romani per scacciare gli spiriti maligni, si tratta di simboli che la cristianità ha presto fatto propri, con miti, leggende e racconti.
Alberto di Natale e agrifoglio, quindi, ormai appartengono indissolubilmente al patrimonio culturale cristiano, come ricordato anche da Joseph Ratzinger, in un testo del 1978: “Quasi tutte le usanze prenatalizie hanno la loro radice in parole della Sacra Scrittura.”
La leggenda dell'albero di Natale di San Bonifacio
San Bonifacio è conosciuto come l'evangelizzatore delle terre germaniche. Nato in Inghilterra nel 680 d.C. Si racconta che, proprio prima del Natale, Bonifacio affrontò i pagani riuniti presso la “Sacra Quercia del Tuono di Geismar” per adorare il dio Thor. Il Santo, con un gruppo di discepoli, arrivò nella radura dov’era la “Sacra Quercia” e, mentre si stava per compiere un rito sacrificale umano, gridò: “questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor”. Presa una scure cominciò a colpire l’albero sacro. Un forte vento si levò all’improvviso, l’albero cadde e si spezzò in quattro parti. Dietro l’imponente quercia stava un giovane abete verde. San Bonifacio si rivolse nuovamente ai pagani: “Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà”.
Bonifacio riuscì a convertire i pagani e il capo del villaggio mise un abete nella sua casa, ponendo sopra ai rami delle candele.
Così l'albero di Natale entrò nella critianità.
L'agrifoglio
Già i Romani, durante i Saturnali, portavano dei ramoscelli di agrifoglio usandolo come talismano contro gli spiriti maligni. Nel Medioevo veniva usato per allontanare i sortilegi appendendone alcuni ramoscelli nelle case e nelle stalle. L’agrifoglio ha foglie irregolari, costeggiate di spine e matura le sue bacche in inverno. Forse proprio l’aspetto, lucido e vitale ma con spine difensive ha portato a ritenerle amuleti contro malefici e avversità. Le stesse bacche rosse, un colore altamente simbolico e celebrativo di queste feste, donano alla pianta un aspetto vitale e bene augurante.
L'agrifoglio, un racconto per grandi e piccini (di Gina Marzetti Noventa)
Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli.
- Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
- Dove andate? - chiede il pastorello.
- Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - è nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde!
è una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù.
Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.
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