Cultura

Né fiabe né leggende, ma miti

Martedì 9 ottobre, alla Biblioteca del Senato, l’Istitut Ladin Micurà de Rü presenta il nuovo libro sui Miti ladini delle Dolomiti

29 settembre 2012 | C. S.

L’appuntamento è alle ore 18. All’incontro, che si svolge nella Sala degli Atti parlamentari, partecipano Albert Videsott, presidente dell’Istitut Ladin Micurà de Rü, il vicepresidente Bruno Senoner, il consigliere e intendente scolatico Roland Verra e Michil Costa, albergatore ambientalista. Modera Bruno Luverà, giornalista Rai.

Né fiabe né leggende, ma miti che hanno per sfondo le Dolomiti, le cinque valli ladine che si irradiano dal massiccio del Sella. Miti che attingono ad una spiritualità, radicata nel mondo Mediterraneo della Grande Dea, più antica di qualsiasi medioevo.

È questa la prospettiva su cui hanno lavorato fianco a fianco Nicola Dal Falco e Ulrike Kindl, realizzando il volume intitolato Miti ladini delle Dolomiti Ey de Net e Dolasíla, accompagnato dalla foto di Markus Delago e frutto della collaborazione tra L’Istitut Ladin Micurà de Rü di San Martin de Tor e l’editore romano Palombi.

Dal Falco ha riscritto la storia della caduta del regno di Fanes in una lingua poetica, tenendo conto delle ricerche che la studiosa, germanista all’Università Ca’ Foscari di Venezia, conduce da più di quarant’anni su i frammenti orali e sull’opera divulgativa di Karl Felix Wolff.

Un libro che non c’era

L’assoluta novità del libro, la sua originalità, consiste in un doppio binario di lettura: sia seguendo il filo della narrazione che parte da una remota antenata e da un bambino ritrovato tra le rovine di Contrìn sia approfondendo il quadro antropologico delle vicende narrate attraverso le glosse ai capitoli e il saggio finale Raccontare le origini, dove si mette a confronto l’elaborazione ottocentesca di Wolff con le immagini originarie del mito.

«Riscoprire la forza di quelle immagini – sottolinea Dal Falco – rimetterle in circolazione, serve a far vivere il mito, la cui sopravvivenza non è legata alla pura e semplice conservazione di un canone, ma alla continua interazione tra la visione che accompagna l’inizio del mondo e il suo racconto».

«Le contìe ladine – precisa Ulrike Kindl - narrano storie vere sull’immaginazione fantastica e storie fantastiche sul sublime concetto di verità, storie inventate su verità storiche e storie tramandate su avvenimenti leggendari. Storie del tempo prima del tempo in cui fatti umani e divini sono regolati secondo gli imperscrutabili disegni del fato».

Perché riscrivere, oggi, i miti dei Monti Pallidi?

«Abbiamo fortemente voluto questo libro – precisa Albert Videsott, presidente dell’Istitut Ladin Micurà de Rü - perchè una minoranza ha bisogno di radici per sopravvivere, e i miti delle Dolomiti sono le radici delle genti ladine.

«Radici che, probabilmente, sono ancora più antiche della lingua ladina stessa e sulle quali possiamo costruire la nostra identità.

«L'Istitito Ladino è in primo luogo un’istituzione, preposta alla normazione ed allo sviluppo della lingua ladina, ma intende, con progetti come questo, contribuire al rafforzamento della coscienza ladina.

Una coscienza protesa verso il futuro, proprio perché sa guardare con attenzione anche al proprio passato più remoto».

«Rileggere, riscrivere e dare alle stampe una nuova versione dei miti ladini – aggiunge Leander Moroder, direttore dell’Istitut Ladin Micurà de Rü – ci ricorda che un piccolo popolo alpino ha elaborato influenze culturali di matrice mediterranea ed è riuscito a inglobarle in una realtà diversa, arricchendola con molti apporti continentali, offrendo per sé e per chiunque abbia l’animo pronto ad accoglierla un’affascinante visione sulle origini del mondo».

«La Cultura è cibo per le menti. Non può esserci turismo di qualità senza crescita culturale – afferma Michil Costa, albergatore ambientalista, proprietario dell’Hotel La Perla di Corvara - la crescita deve essere anzitutto culturale, per non cadere in una tossicodipendenza da consumi.
E non è forse limitata la crescita, sempre privata e mortale, a differenza della cultura, feconda e collettiva? Come fa a esserci sviluppo senza cultura?

«Le leggende, i miti, sono cultura, sono un meraviglioso dialogo tra hospis e hostis (straniero e ospite), giacché io mi nutro della presenza del nemico, anche del falso re di Fanes, mi arricchisco del Sapere, della conoscenza della sua storia.

«I miti delle Dolomiti fanno parte del bene comune. Ci aiutano ad avere una visione olistica, ci aiutano a percepire il Mundus Mirabilis in tutta la sua Bellezza, come lo era Dolasíla, la bellissima arciera che ci fa sognare, immaginandola nostra sposa in un eterno momento di dolomitica serenità».

Miti Ladini delle Dolomiti Ey de Net e Dolasíla, di Nicola Dal Falco, con il saggio Raccontare le origini

e le glosse di Ulrike Kindl foto di Markus Delago Istitut Ladin Micurà de Rü

www.micura.it

Palombi Editori

www.palombieditori.it

Roma – 2012

pagine 264

15 euro

 

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