Cultura
Il paese dell’oro e delle luci
Le Dolomiti a Bologna, un incontro, all’associazione Hispania, con lo scrittore Nicola Dal Falco. Il mito ladino di Aurona tradotto e letto in catalano e castigliano
26 maggio 2012 | T N
L’associazione culturale Hispania ospita, venerdì primo giugno, alle ore 18.30, la lettura in italiano, in catalano e in castigliano di uno dei miti ladini delle Dolomiti.
Aurona ovvero Il paese dell’oro e delle luci è un racconto scritto da Nicola Dal Falco e pubblicato in collaborazione con L’Istitut Ladin Micurà de Rü e la Società Dante Alighieri di Bolzano.
Appartiene alla storia della caduta del regno di Fanes, i cui antichissimi frammenti furono raccolti di bocca in bocca da Karl Felix Wolff, agli inizi del Novecento e rielaborati secondo il gusto e la cultura tedesca del tempo.
Nicola Dal Falco insieme alla professoressa Ulrike Kindl, docente di germanistica all’università Ca’Foscari di Venezia, massima esperta di Wolff, hanno lavorato insieme per due anni alla riproposizione di quei miti, risalenti all’Età del bronzo di cui Aurona rappresenta uno dei frammenti più interessanti. Ma soprattutto, con Est Ovest Aurona, è stata disegnata una mappa linguistica che abbraccia, attraverso le traduzioni in friulano, ladino gardenese, romancio sursilvan, provenzale e catalano, un arcipelago di idiomi con una straordinaria comunanza di aspetti.
La serata di letture in italiano e catalano sarà condotta da Yolanda Sabatè, presidente dell’Associazione culturale Hispania, insieme a Nicola Dal Falco, Ulrike Kindl e Oscar Banegas Garrido, autore della traduzione in catalano e in spagnolo.
Dall’introduzione di Est Ovest Aurona
Aurona è, in origine, un nome geografico che nell’arco alpino ricorre sia a est che ad ovest: nell’alta Val d’Ossola, il ghiacciaio d’Aurona chiude la salita verso l’omonima bocchetta, e nelle Dolomiti un ruscelletto nelle zone della Marmolada porta lo stesso nome: ruf d’Aurona.
L’etimologia è incerta, ma l’assonanza con aurum ha associato il toponimo con leggende che parlano di tesori persi. L’Aurona delle Dolomiti ha ispirato il racconto di Nicola Dal Falco, che per la prima volta percorre la strada da est a ovest, dalle Alpi Carniche, passando per le Dolomiti centrali e il cantone dei Grigioni fino a lambire la Provenza e la Catalogna, un viaggio dentro l’arcipelago degli idiomi ladini, dove un’unica lingua si può declinare in molte favelle.
Ma che tipo di lingua è?
Era Isaia Graziadio Ascoli, il padre della glottologia italiana, che nei Saggi ladini del 1873 diede un profilo e un nome a questa lingua che le varie genti, a loro volta, indicano con i nomi più disparati.
Un'unica lingua ladina, cioè una comune lingua nazionale, non esiste. Esistono solo tante parlate diverse, ma simili. Il ladino arcaico si è formato durante i lunghi secoli del dominio romano, dopo l’inglobazione dell’arco alpino nel mondo classico latino, una lingua romanza, quindi, parente stretta delle grandi lingue nazionali come ad esempio l’italiano e il francese.
Ma le tante favelle non trovarono mai il punto di aggregazione per crescere fino a diventare la lingua di uno stato.
È, oggi, una lingua minoritaria, conservata in alcune isole geografiche. Le traduzioni che presentiamo non corrispondono, quindi, ad altrettante lingue, ma sono cinque idiomi appartenenti ad un unico ceppo: friulano, ladino gardenese, romancio sursilvan, provenzale, catalano.
Hispania, via Vallescura 12/2 - Bologna
tel. 342.1047100 - www.asociacionhispania.it

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