L'arca olearia
Copia-incolla. Ma è così che la Spagna fa ricerca olivicola?
Nelle ultime tre settimane sono stati lanciati, come fossero grandiose novità, progetti di ricerca già in progress in Italia e risultati che, nel nostro Paese, sono acquisiti da anni. E’ scienza o comunicazione?
20 febbraio 2010 | Alberto Grimelli
Non mi è nuovo.
Una frase che ho ripetuto tre volte in tre settimane di fronte ad annunciati progetti di ricerca spagnoli o ai risultati presentati come grandi novità quando in Italia si tratta di dati e procedure ormai ben acquisite.
Eâ il 28 gennaio quando vengono annunciati i primi risultati di un progetto di ricerca che coinvolge 59 scienziati di dodici gruppi di ricerca, di cui 9 si trovano in Andalusia e appartengono al centro di IFAPA Alameda del Obispo (Córdoba), l'Istituto per l'Agricoltura Sostenibile, Istituto de la Grasa (CSIC) e le Università di Malaga, Cordova e Jaen.
Il progetto è iniziato nel 2008 e si prevede che terminerà nel febbraio 2011 e ha una dotazione di tre milioni di euro.
Le indagini sono a buon punto e â si legge in una nota - hanno già individuato più di 130.000 i geni di oliva e sviluppato un metodo per studiare la funzionalità dei geni.
Si tratta davvero di una così grande novità ?
Vado a riprendere la brochure di un convegno svoltosi il 2 luglio 2008 presso la Scuola Superiore SantâAnna di Pisa dallâeloquente titolo: âgnomica funzionale dellâolivoâ.
Ecco i titoli di alcuni interventi:
- Identificazione e annotazione computazionale di geni differenzialmente espressi durante lo sviluppo del frutto di olivo
F. Martinelli, L. Sebastiani, P. Tonutti - Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa; L. Baldoni, F. Alagna - Istituto di Genetica Vegetale, CNR Perugia; G. Galla , G. Barcaccia, A. Ramina â Dip. Agronomia e Produzioni Vegetali, Università di Padova
- Strategie per la costruzione di mappe genetiche-funzionali di olivo
L. Baldoni, F. Alagna, N. Cultrera, R. Mariotti - Istituto di Genetica Vegetale, CNR Perugia
- Verso il sequenziamento del DNA dell'olivo: prime indicazioni sull'organizzazione del suo genoma
F. Cattonaro, M. Morgante â Istituto Genomica Applicata, Udine; G. Vendramin, L. Baldoni Istituto Genetica Vegetale CNR Firenze-Perugia; E. Porceddu â DABAC Università della Tuscia; A. Porceddu â Dip. Sc. Agronomiche e Genetica Vegetale, Università di Sassari; M.E. Pè - Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa
Un caso? Certo che no.
L'Istituto di formazione professionale agricola e Pesquera de AndalucÃa (FIPA) e il Centro di Tecnologia di Olio di Oliva (Citola) hanno annunciato, il 9 febbraio, un nuovo progetto per rimuovere la morchia in sospensione nellâolio dâoliva. Il progetto prevede la realizzazione di un sistema automatico di filtrazione.
Dotazione finanziaria 257.000 euro per due anni.
In Italia è da tempo che si sta lavorando a progetti alternativi di filtrazione. Nel giugno 2009 avevamo descritto due nuove modalità : quella con gas inerte e quella a sacco.
Questâultima è adatta anche a essere posta in continuo rispetto alla linea di estrazione realizzando così quel sistema di filtrazione automatico che gli spagnoli vorrebbero varare.
Perché scandalizzarsi?
Non mi inquieta certo che la Spagna ripercorra gli stessi passi dellâItalia. Nuovi approcci possono essere utili per confronti e approfondimenti.
Sono stizzito, arrabbiato e avvilito, oltre che per la montagna di fondi a disposizione della ricerca spagnola, anche se in un momento di estrema crisi economica, perché so che presenteranno i risultati delle loro ricerche come successi assoluti, volendo imporre una primogenitura che, nei fatti, non esiste.
Non si tratta di illazioni ma di tragica realtà .
A testimoniarlo lâentusiasmo con cui un gruppo di scienziati dell'Istituto per l'Agricoltura Sostenibile, CSIC, con i ricercatori presso l'Università di Cordoba (UCO), hanno annunciato di aver individuato tecniche di analisi genetica (PCR) per garantire la tracciabilità e la prevenzione delle frodi nel settore dellâolio dâoliva.
Su âTeatro Naturaleâ parlammo di analisi genetica per la tracciabilità già nel 2005 (link esterno).
Ricordo poi che il progetto Oliv-track che ha visto come coordinatore del progetto triennale (2003-2005) Nelson Marmiroli dellâUniversità di Parma che ha visto un approccio integrato di analisi genetiche con metodica PCR e altre analisi metaboliche.
I ricercatori arrivarono al seguente risultato: âUno dei punti di forza del nuovo metodo di analisi è la "food genomics", la scienza che analizza le parti di informazione genetica contenute nei cibi che, nel caso dell'olio, consente di stabilire, ad esempio, se il materiale preso in esame proviene
esclusivamente dall'olivo, piuttosto che dal nocciolo o dalla soia; oppure di stabilire se
le varietà di olivo impiegate sono quelle previste dal disciplinare di produzione, o, comunque, quelle dichiarate in etichetta. Ora tutto ciò è possibile verificarlo scientificamente perché ogni pianta contiene specifici segmenti di DNA che la rendono riconoscibile dalle altre, anche da quelle apparentemente molto simili. Tali segmenti di DNA possono essere recuperati dall'olio e analizzati: anche quantità minime, sono sempre sufficienti a consentire l'identificazione del materiale di partenza. Diverso è il caso quando si voglia determinare la provenienza dell'olio stesso. Questa
caratteristica non è leggibile nelle molecole di DNA, che dipendono solo dal tipo di pianta usata. E' invece leggibile nelle molecole più preziose dell'olio, in quelle che gli conferiscono anche il sapore, l'aroma, il colore: composti grassi e composti volatili che possono essere comunque analizzati e riconosciuti. Ecco allora che, in base al luogo di provenienza, un olio conterrà più o meno fenoli, o steroli, o altre sostanze, che potranno essere utilizzate con metodi statistici altamente sofisticati, per la classificazione degli oli di una determinata regione e per l'attribuzione dei campioni da verificare.â
Quali grandi e innovative novità ci presenta oggi la Spagna?
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