L'arca olearia

Etichettatura d’origine obbligatoria, inizia la guerra sulle interpretazioni

Il decreto non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale eppure le tensioni e le frizioni sulla sua applicazione sono cominciate: ai tavoli tecnici

05 dicembre 2009 | T N

Iniziate da qualche giorno le riunioni tra le associazioni di produttori, frantoiani e imbottigliatori d’extra vergine e le autorità di vigilanza e controllo del Ministero delle politiche agricole, oltre che Agea.

Nodo del contendere l’interpretazione del decreto sull’obbligo dell’etichettatura d’origine, in attuazione del Reg. Ce 182/09.

Teatro Naturale vi ha già illustrato da tempo i contenuti del decreto (link esterno), ora vi anticipiamo quanto sta emergendo nel corso degli incontri e delle riunioni che detteranno le linee guida di applicazione del provvedimento.

Poche o nulle le richieste degli olivicoltori, praticamente esclusi da ogni adempimento purchè confezionino olio ottenuto solo dalle proprie olive, anche se molite conto terzi.
Esclusa invece ogni ulteriore deroga, chiesta invece dalle cooperative di agricoltori con stabilimento di frangitura e confezionamento e dai piccoli frantoi in sedi disagiate.

In difficoltà saranno soprattutto i frantoiani che si troveranno a fronteggiare un aumento della burocrazia.

Rispetto al passato i registri di carico e scarico dell’olio “made in Italy” sono stati resi più complicati, contemplando ogni minima movimentazione delle olive e dell’olio, come lo spostamento da un tino a un altro o la filtrazione.
La registrazione delle olive in ingresso andrà attuata per giorno e per olivicoltore, così obbligando a una verifica ed eventuale sommatoria delle partite conferite nella giornata da ogni singolo agricoltore.
A far discutere anche i registri telematici che dovrebbero essere resi operativi a partire dal marzo 2010 e per i quali Agea avrebbe già predisposto uno schema operativo. Non è ancora dato sapere se il software Sian permetterà un’agevole importazione ed esportazione dati dai più comuni applicativi a disposizione di frantoi e imbottigliatori che, in caso contrario, si troverebbero a dover inserire più volte le stesse informazioni e valori.
Contestazioni anche sulla presunta impossibilità di avvalersi del supporto delle associazioni e dei CAA per la gestione dei registri telematici, configurandosi tale attività come tipicamente aziendale per l’Icq (ex Repressione frodi).
Dubbi sulle annotazioni sui registri durante il regime transitorio, ovvero da che entrerà in vigore il decreto fino a che saranno introdotti i registri telematici. Salvo deroghe, imbottigliatori e frantoiani si troverebbero infatti nella condizione di dover dotarsi dei nuovi registri cartacei, da far vidimare all’Icq territorialmente competente, per utilizzarli unicamente per qualche settimana.
Infine negata la possibilità, a chi dispone già di un sistema di tracciabilità certificato, di potersi avvalere di tale sistema per poter dimostrare l’origine del prodotto.

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