L'arca olearia

Aiuto! Organizzazioni dei produttori olivicoli delegittimate

Dura denuncia di Federolio: nonostante le tante risorse finanziarie ricevute dalle organizzazioni italiane della produzione, un olivicoltore nazionale non sa nemmeno quanto si produce in Italia, e per sapere quel che si vende deve vedere il monitoraggio della Federolio!

25 luglio 2009 | T N

Pensavamo di sospendere le pubblicazioni come gli anni scorsi, prima della pausa estiva, con articoli di primo piano morbidi e suadenti, leggeri, dai toni divertiti e scanzonati, tipicamente estivi, invece - viste le circostanze - abbiamo preferito dare voce a una forte denuncia di Federolio che lascia con il fiato sospeso.

Tutto ciò ha in sé il carattere dell'eccezionalità, dal momento che siamo purtroppo abituati a dichiarazioni pubbliche espresse continuamente in sordina, vellutate, in modo da non creare imbarazzi.
Invece, leggendo ora il Quinto programma di monitoraggio dell'offerta disponibile, dei flussi e dei canali di commercializzazione dell'olio di oliva in Italia (2008), un lavoro pregevole quanto utile, di cui si raccomanda la lettura, e realizzato dalla Federazione nazionale del commmercio oleario - la Federolio, appunto - restiamo a dir poco (piacevolmente) sorpresi per l'accento giustamente e visibilmente polemico che si riscontra leggendo l'introduzione.



Non è tempo di approfondimenti e rimandiamo perciò preziosi contenuti al prossimo numero di Teatro Naturale, con la ripresa dopo la pausa estiva, il 5 settembre prossimo. Per ora, ci limitiamo a riportare alcuni brani tratti da questa galoppante introduzione, che - lo diciamo con tutta onestà - condividiamo punto per punto. E' questo il linguaggio che a noi piace parlare, quello della franchezza.

Così, per risollevare le sorti del comparto olio di oliva, riteniamo sia necessario chiarire le responsabilità di chi questo comparto ha voluto nel corso dei decenni affossare.

Si rifletta dunque sul da farsi, perché serve una svolta, altrimenti non si va da nessuna parte
. Oramai è estate, ed è bene viverla con spensieratezza, per quanto possibile, ma per l'autunno sarebbe il caso di riconsiderare il ruolo di chi ha (mal) rappresentato finora gli olivicoltori. Serve un giro di vite, altrimenti si affonda.

Ed ecco perciò alcuni stralci tratti dall'introduzione al volume edito da Federolio.


E' TEMPO DI BILANCI

(...) La Federolio può rivendicare alcuni meriti che paiono francamente incontestabili.
Sia detto senza alcuna polemica, ma non può non ricordarsi che c'era nel comparto chi chiedeva a Bruxelles, con costante insistenza, di escludere dalla novero dei soggetti ammessi a beneficiare dei finanziamenti di cui al Reg. Ce 2080/2005 (e di quelli che l'hanno preceduto e seguito) la figura delle "altre organizzazioni di operatori" quella cioè cui appartiene la Federolio. Insomma veniva di fatto richiesto di far sì che i suddetti finanziamenti fossero destinati alle sole organizzazioni dei produttori, nonché alla debole e problematica (per motivi che qui sarebbe troppo lungo illustrare) figura degli organismi interprofessionali.

Fortunatamente una tanto stravagante impostazione non è stata presa in considerazione dalla Commissione europea e la Federolio ha potuto fare una cosa che andava fatta: il monitoraggio di settore. Cioè, in altre parole, ha potuto spiegare quali oli di oliva si comprano e si vendono, come si vendono, dove si vendono e chi le vende.

Non è per rivendicare meriti, ma la Federolio nel fare questo prezioso quanto, sia consentito dire, ovvio lavoro, è dovuta partire da sola, perché inizialmente il settore industriale non aveva evidentemente ritenuto utile realizzare a sua volta un'analoga attività. Poi - ed è stato un gran bene - anche gli industriali si sono resi conto che la Federolio aveva ragione e che il monitoraggio di settore andava fatto anche dalla stessa industria.

(...) A fronte di un monitoraggio di settore per il comparto commercio/industria utile a tutti - e non solo alle organizzazioni che lo hanno realizzato - note altrettanto liete non vengono purtroppo dal monitoraggio svolto dalle organizzazioni dei produttori. Non è questa la sede in cui debba mettersi il dito sulla piaga, ma, fa letteralmente cadere le braccia il dover constatare - a cinque anni data dal varo della regolamentazione comunitaria che finanzia, tra l'altro, questa attività! - che allorché si chiede quanto e cosa si produce in Italia, siano forniti dati confusi e contraddittori.

E in tutto ciò - e non sembri questa una "scortesia" - il Ministero delle Politiche agricole ha ridotto al lumicino il finanziamento accordato alla Federolio nell'ambito del Reg. Ce 2080/2005 e ha riconosciuto milioni e milioni di euro a progetti che non sono nemmeno venuti a capo di quanto si produce in Italia!

(...) ... del monitoraggio del settore del commercio e dell'industria c'era veramente un gran bisogno; sui risultati ottenuti con le altre attività è lecito invece interrogarsi.
Sta di fatto che in Spagna i produttori si sono messi direttamente i tasca i considerevoli fondi che le organizzazioni italiane del settore agricolo hanno ricevuto per i progetti finanziati con il Reg. Ce 2080. Forse i produttori di casa nostra - la cui situazione è sotto gli occhi di tutti - invidiano i coleghi spagnoli, dal momento che - si ripete - nonostante le tante risorse finanziarie ricevute dalle organizzazioni italiane della produzione, un olivicoltore nazionale non sa nemmeno quanto si produce in Italia e per sapere quello che si vende deve vedere il monitoraggio della Federolio!

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