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Il packaging dell'olio extravergine di oliva tra marketing e moda

Il packaging dell'olio extravergine di oliva tra marketing e moda

I nuovi packaging per l'olio extravergine di oliva funzionano davvero o sono solo una moda? se andiamo a guardare chi ha, nel suo andare controcorrente ha da poco iniziato a confezionare nel vetro il proprio olio

27 novembre 2025 | 14:00 | Giosetta Ciuffa

Ultimamente l’industria ha proposto nuovi pack per l’olio extra vergine, fedeli all’idea di introdurre innovazione a livello tattile e visivo ma anche per raggiungere quei consumatori (soprattutto all’estero ma anche stranieri e italiani in Italia) attratti da nuove proposte funzionali.

Ecco quindi il formato squeezable (che tanti ha indignato in Europa, o forse solo in Italia, per via del brand americano Graza, reso famoso dalle scelte di comunicazione), un formato contro l’inquinamento e lo spreco alimentare anche grazie al tappo regolabile. Al di là dell’esigenza di presentare novità, è giusto dosare per bene la quantità desiderata per cucinare e condire e le aziende che mettono in GDO questo formato giocano proprio, nell’era di Masterchef, sul desiderio di immedesimarsi in un cuoco all’opera nella cucina professionale, circondato da strumenti tipici del mestiere come la confezione in PET da spremere, o anche solo sulla necessità pratica di tenere un olio per chi consuma il proprio pasto in ufficio. Normale andare a cercare nicchie di consumatori, l’importante è che questi facciano attenzione all’origine delle olive: a parte un olio italiano tra quelli analizzati, sono tutti oli europei e in certi casi anche extraeuropei.

Altro formato cui ultimamente si ricorre è lo spray, sull’onda del successo delle friggitrici ad aria. Normalmente composto da miscele di oli vegetali non da olive, in certi casi è proposto non solo per condimenti speziati all’olio ma anche per l’extravergine di oliva (persino italiano). Usi e costumi in cucina stanno cambiando e trasferirsi all’estero fa sì che al rientro, o da expat in Italia, si cerchino modalità di fruizione finora non molto locali ma si sa, introdurre una referenza nuova in certe città paga (non ci credevo fino a quando all’Esselunga di viale Papiniano a Milano non ho visto in vendita confezioni di uova sode sgusciate).

Ad oggi quindi sono stati gli imbottigliatori e i produttori di dimensioni aziendali medio-grandi a offrire questi formati, ma converrebbe a un produttore più piccolo? Probabilmente non all’ambiente, almeno per quanto riguarda la tipica bomboletta spray, anche se in molti comuni ne è previsto lo smaltimento nel metallo, purché non etichettate come tossiche o infiammabili (comunque cozzano abbastanza prepotentemente con l’immagine del piccolo produttore artigianale).

Ma se andiamo a guardare proprio Graza, nel suo andare controcorrente ha da poco iniziato a confezionare nel vetro il proprio olio, tutto derivante da Picual di Jaen, anche se per evitare un’agricoltura ad altissima densità - così dichiarano - si riforniscono anche di altre varietà non miscelando il prodotto che assicurano monorigine e monovarietale: “Abbiamo scelto varietà che più si avvicinano alla Picual, sia nel sapore che nella stabilità. Nello specifico, abbiamo acquistato olio monocultivar Coratina da Bari, in Italia, e monocultivar Koroneiki dall’Alentejo, in Portogallo, oltre a olio d’oliva Picual altrove in Spagna ma vicino a Jaen: Granada, Cordoba e Siviglia”. Bottiglia in vetro che certo non si può paragonare a quella che i regolamenti a tutela del prodotto giustamente impongono in Italia soprattutto per il tappo, che non è antirabbocco ma anzi è pubblicizzato proprio per il refill essendo la ricarica uno dei punti di forza del marketing Graza.

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