L'arca olearia
L'olio di oliva tunisino vittima di una truffa sulla rotta Tunisia-Spagna: il Parlamento europeo chiede un'inchiesta
Lo scandalo Bioliva/Borges finisce tra i banchi di Bruxelles, grazie a Stefano Cavedagna, intravedendosi una potenziale distorsione della concorrenza e una turbativa del mercato europeo, con potenziali violazioni dell’articolo 101 del Trattato di Funzionamento dell’Unione europea. Ora la Commissione indaghi e avvii iniziative per prevenire le frodi sull’origine
16 ottobre 2025 | 15:00 | Alberto Grimelli
Troppe cose non tornano nello scandalo Bioliva/Borges, con il crack da 180 milioni di euro di Adel Ben Romdhane, e la successiva crisi del mondo olivicolo-oleario tunisino.
Anche il Parlamento europeo se n’è accorto, chiedendo alla Commissione europea di indagare sulla posizione dominante, ovvero sulla potenziale turbativa del mercato, di cartelli transnazionali Spagna-Tunisia che potrebbero ledere il libero commercio e la libera concorrenza tra imprese.
L’interrogazione parlamentare, a prima firma di Stefano Cavedagna (ECR – Fratelli d’Italia), che i lettori di Teatro Naturale già conoscono, chiede alla Commissione europea “se intende avviare un’indagine antitrust per verificare, in base all'articolo 101 TFUE, l'esistenza di cartelli che condizionino i prezzi dell’olio d’oliva”.
La richiesta è nient’affatto peregrina considerando che Adel Ben Romdhane era, ma forse è ancora, il principale mediatore nell’export di olio di oliva tunisino sfuso, e ha un delicato intreccio di interessi (anche tramite scambi azionari/prestiti societari/contratti in esclusiva sospetti) con la Borges Agricultural & Industrial Edible Oils. Secondo quanto risulta a Teatro Naturale egli ha lavorato, e probabilmente ancora lavora (nonostante il processo in corso in Tunisia), con primarie aziende olearie spagnole. Ricordiamo che ormai in Spagna il commercio oleario è sotto il controllo di cinque grandi gruppi, con un fatturato da oltre un miliardo di euro ciascuno, a fronte di un valore alla produzione dell’olio di oliva in Spagna nel 2024 da 4 miliardi di euro.
Ma il tema è anche più complesso, visto che riguarda i rapporti geopolitici tra Unione europea e Tunisia, che dovrebbero essere improntati al sostegno e allo sviluppo del Paese nordafricano e non certo al suo sfruttamento, ma anche nelle relazioni tra UE e USA. Differenziali troppo elevati nel prezzo tra olio tunisino ed europeo alzano il rischio frodi sull’origine. Stante il differenziale di dazio tra Tunisia (25%) ed Europa (15%) la scoperta di simili trucchi da parte dell’Amministrazione Trump potrebbe portare a misure ritorsive, simili a quelle già adottate sulla pasta (con dazi al 107%).
- On. Cavedagna, lei è membro della Commissione Mercato Interno a Bruxelles, non Agricoltura, perché questo interessamento allo scandalo Bioliva/Borges?
Premesso che per me l’olivo e l’olio di oliva sono una passione e ritengo che questo settore debba essere sostenuto come sta facendo il governo Meloni e il ministro Lollobrigida, ma questo scandalo citato può portare seri rischi per l’equilibrio olivicolo e gli interessi di olivicoltori e frantoiani, che potrebbero patire una perdita di fatturato e reddito nel caso di distorsioni del mercato, ma anche che la vicenda possa intaccare gli stessi principi alla base dell’articolo 101 del Trattato di Funzionamento dell’Unione europea sulla libera concorrenza.
- Perché cita l’articolo 101 del TFUE?
Perché l’Unione europea, per proteggere il mercato interno, vieta le pratiche, e cito: “che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno.” In questo caso alcuni soggetti, secondo l’indagine giornalistica di ItaliaOggi, avrebbero rapporti opachi in grado, però, di condizionare il mercato. Il prezzo dell’olio si abbassa se viene importato olio tunisino a prezzo bassissimo in UE. È concorrenza sleale, una frode. E questo, fosse valutato e accertato dalla Commissione europea, sarebbe una violazione palese della normativa.
- E’ per questo che ha chiesto un intervento della Commissione?
La Commissione europea ha gli strumenti di indagine per verificare non tanto i presunti illeciti, che è compito della magistratura, quanto le potenziali distorsioni di mercato. E ha anche i poteri per ribilanciare il mercato, nel caso ne dovesse riscontrare. E’ interesse di tutti, dai consumatori agli olivicoltori e frantoiani, sostenere una simile indagine. L’interrogazione è di un parlamentare italiano, sostenuta da Carlo Fidanza e da tutti i membri della Commissione Agricoltura, ma non inizia e non finisce entro i confini dell’Italia. Distorsioni speculative, purtroppo, possono interessare la Spagna, anzi potrebbe essere successo nel 2024, come la Grecia e altre nazioni olivicole. L’interrogazione parlamentare che abbiamo presentato vuole proteggere il principio della libera concorrenza e del libero commercio a beneficio di tutti.
- Ma l’interrogazione cita anche i rapporti con gli USA…
Dobbiamo essere bravi a prevenire i problemi e non solo a risolverli. Le frodi sull’origine dell’olio di oliva potrebbero diventare un forte punto di debolezza per l’Unione europea in un momento di trattativa transatlantica in cui si cercano di difendere le peculiarità di alcune produzioni, cercando di ottenere condizioni di miglior favore negli scambi commerciali. Negli Stati Uniti si consumano 300 mila tonnellate di olio di oliva ma se ne producono meno di 20 mila. Gli USA hanno bisogno dell’extravergine italiano e non sarebbe accettabile che arrivasse in UE olio a bassissimo prezzo dalla Tunisia, per poi partire verso gli USA come se fosse un prodotto europeo. Questo danneggia gli europei produttori e gli USA stessi. Non possiamo permetterlo.
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