L'arca olearia

Sansa per reattori a biogas: l'opportunità per i frantoi oleari

Sansa per reattori a biogas: l'opportunità per i frantoi oleari

Dal 31 dicembre 2025 l'obbligo di certificazione di sostenibilità per gli impianti a biogas diventa un'opportunità per i frantoi. Piena valorizzazione della sansa e dei sottoprodotti: i requisiti perchè non vengano classificati come rifiuto

15 maggio 2025 | 14:00 | Stefano Pasquazi

La sostenibilità del settore olivicolo-oleario imbocca una strada cruciale, integrando la gestione dei sottoprodotti nel dinamico sistema delle bioenergie. Il Decreto Legislativo 199/2021 ha tracciato confini precisi per la conformità dei biocombustibili da biomassa alle direttive sulle energie rinnovabili. L'aggiornamento del Sistema Nazionale di Certificazione della Sostenibilità, con il Decreto 7 agosto 2024 e l’istituzione del Sistema nazionale di certificazione della sostenibilità dei biocombustibili, la certificazione dei carburanti rinnovabili di origine non biologica e quella dei carburanti da carbonio riciclato” apre ora un orizzonte inedito non solo per gli impianti di biometano, ma anche per il biogas con potenza termica  superiore a 2 MW, chiamati ad aderire al sistema per accedere agli incentivi e contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi nazionali in materia di energie rinnovabili.

La Scadenza del 31 Dicembre 2025: un Punto di Svolta

Per gli impianti di biogas esistenti che superano la soglia dimensionale, il 31 dicembre 2025 segna un passaggio obbligato. Fino a tale data, l'operatività è garantita tramite un'autodichiarazione. Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2026, l'ottenimento della certificazione di sostenibilità, rilasciata da un Organismo di Certificazione (OdC), diverrà imprescindibile per proseguire l'attività nel rispetto degli standard normativi. Il processo di certificazione prevede che questi impianti presentino una domanda di adesione a un OdC. Quest'ultimo condurrà una verifica preliminare e, in caso di esito positivo, rilascerà il certificato di conformità. Solo a questo punto sarà possibile emettere certificati di sostenibilità per ogni lotto di energia prodotta. Nel Webinar FOA Italia organizzato con Nextfuture abbiamo chiarito, con l’intervento della dottorezza Lorella Rossi del CIB – Consorzio Italiano Biogas che i frantoi oleari non sono tenuti a certificarsi autonomamente, ma devono essere inclusi nella certificazione di gruppo gestita dal titolare dell’impianto di produzione di biogas e biometano.

Certificazione di Gruppo: il Ruolo Chiave dei Frantoi

Qualora un impianto di biogas o biometano utilizzi biomasse provenienti da terzi, come la preziosa sansa di oliva, l'adozione della certificazione di gruppo diviene un imperativo. In questo scenario:

Il coordinatore del gruppo è identificato nel gestore dell’impianto di biogas/biometano.
I membri del gruppo sono i fornitori di colture e sottoprodotti, tra cui, appunto, i frantoi oleari.
Il coordinatore assume la piena responsabilità del rispetto dei requisiti normativi da parte di tutti i membri, con l'obbligo di redigere un dettagliato Manuale delle procedure di gestione della sostenibilità e rintracciabilità dei prodotti lungo l'intera filiera di produzione del biometano.
Per partecipare attivamente a una certificazione di gruppo il frantoio oleario dovrà sottoscrivere un accordo di filiera con l’impianto di destinazione con la quale fornire una dichiarazione di sostenibilità specifica per ogni lotto di sansa conferito acconsentendo alle verifiche periodiche da parte del coordinatore del gruppo. 

Adesione a Più Gruppi: una Nuova Prospettiva Normativa

Inizialmente, il quadro normativo sembrava imporre una limitazione che vincolava ciascun fornitore all'adesione a un singolo gruppo per ogni tipologia di prodotto certificato. Tuttavia, un chiarimento fondamentale fornito tramite una FAQ del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha aperto nuove prospettive:

“In assenza di intermediari, un fornitore può aderire a più gruppi e conferire la stessa tipologia di biomassa a più impianti.”

Questa importante precisazione normativa elimina un potenziale ostacolo alla libera commercializzazione della sansa di oliva destinata all'utilizzo energetico, offrendo maggiore flessibilità ai frantoi.

Il Concetto di Sottoprodotto e la sua Rilevanza Normativa

È cruciale comprendere la distinzione tra sottoprodotto e rifiuto. L'Articolo 184 bis del Decreto Legislativo 152/2006 definisce chiaramente che un residuo di produzione può essere qualificato come sottoprodotto, escludendo la sua classificazione come rifiuto, solo al verificarsi simultaneo dei seguenti requisiti:

- La sua utilizzazione deve essere certa e non richiedere ulteriori trattamenti preliminari.
- Deve essere utilizzato direttamente, senza la necessità di processi di trasformazione che vadano oltre la normale pratica industriale.
- La sua produzione deve essere parte integrante del ciclo produttivo principale.
- Il suo utilizzo deve avvenire nel pieno rispetto delle normative ambientali e sanitarie applicabili.

Qualora anche uno solo di questi requisiti non sia soddisfatto, il materiale deve essere inevitabilmente classificato come rifiuto, con le conseguenti implicazioni in termini di gestione e smaltimento.

Tracciabilità e Certificazione: il Cuore Pulsante della Sostenibilità

La completa rintracciabilità delle matrici energetiche rappresenta il fulcro del sistema di certificazione. È imperativo che vi sia una coerenza assoluta tra le rese di produzione dichiarate dal frantoio attraverso il portale SIAN e le quantità di sansa effettivamente conferite agli impianti di biogas o biometano. Il tutto reso evidente dalla documentazione ufficiale, inclusi gli accordi di filiera, i contratti di fornitura e le bolle di consegna.

Conclusione: Un'Opportunità Strategica per il Settore Olivicolo

La certificazione della sostenibilità non si configura unicamente come un adempimento normativo, ma si presenta come una preziosa opportunità strategica per i frantoi oleari. Attraverso questo processo, essi possono pienamente valorizzare i propri sottoprodotti, trasformando un potenziale scarto in una risorsa preziosa e integrandosi a pieno titolo nel dinamico e crescente mondo delle bioenergie sostenibili.

FOA Italia e il Consorzio Italiano Biogas (CIB) si confermano partner attivi nel supportare i frantoi in questo percorso evolutivo, mettendo a disposizione il supporto alla normativa specializzata e un flusso costante di aggiornamenti attraverso comunicazione mirate.

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