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Olivo da innesto, talea o micropropagazione: le differenze per crescita e produttività

Olivo da innesto, talea o micropropagazione: le differenze per crescita e produttività

Le differenze nella propagazione dell’olivo tra talea, innesto e micropropagazione. Le differenze nella crescita, percentuale di differenziazione delle gemme di fiori, peso delle olive, produttività

16 agosto 2024 | C. S.

Negli ultimi anni l’olivicoltura italiana ha subito profondi cambiamenti nel suo sistema produttivo. Nel settore vivaistico, le piante da talea della maggior parte delle cultivar sono ora disponibili insieme alle piante tradizionali innestate. Attualmente, circa il 60% degli olivi commercializzati proviene da talee. Le piante a radice propria hanno alcuni vantaggi rispetto a quelle innestate, cioè: forniscono materiale geneticamente omogeneo; richiedono un soggiorno più breve nel vivaio; hanno costi di produzione inferiori. Inoltre grazie all’intensa attività di ricerca di questi ultimi anni, sono state ottenute piante micro-propagate anche per l’olivo. La micropropagazione presenta una serie di vantaggi rispetto all'innesto e alla tale: la produzione di materiale vegetale geneticamente uniforme e privo di agenti patogeni in breve tempo; la possibilità di propagare cultivar difficili da ottenere attraverso talea; la possibilità di esportare più rapidamente materiale in vitro senza obbligo di avere un lungo periodo di quarantena; la possibilità di programmare la produzione di piantine più vicino al mercato.

Cerchiamo di capire, però, le differenze tra i diversi sistemi di propagazione, spiegandoli in maniera semplice.

L’innesto prevede la crescita di semenzali di portainnesti (olivi selvatici, Canino o altre varietà rustiche) per poi, al secondo anno di crescita innestarvi una porzione di ramo della varietà di olivo che si intende propagare. A questo punto la piantina così formata dovrà crescere in vivaio ancora per unba o due stagioni di crescita.

La talea, o propagazione per autoradicazione, prevede di imbibire una porzione di ramo della varietà che si vuole propagare in una soluzione ormonica e poi farla attecchire in vivaio su un substrato di perlite. Lì svilupperà le radici e avrà bisogno di una o due stagioni di crescita prima della commercializzazione.

La micropropagazione prevede l’utilizzo di sole gemme apicali di un germoglio di olivo, che verranno fatte crescere in un laboratorio di micropropagazione in condizioni sterili e controllate. La gemma totipotente svilupperà sia le radici sia il germoglio in laboratorio, per poi venire fatta crescere in vivaio per una o due stagioni di crescita.

La conoscenza del comportamento delle piante di olivo micro-propagate nel campo è ancora scarsa se paragonata a quella sulle piante da talea innestata o a radice propria. I risultati preliminari di questi esperimenti indicano che, a differenza di altre specie in cui sono emerse variazioni epigenetiche relativamente importanti delle cultivar di partenza, le tecniche di micropropagazione applicate all’olivo tendono a mantenere le caratteristiche genetiche, fisiologiche e fenologiche delle piante madri già in fase di acclimatazione.

Olivo da innesto, talea o micropropagazione: le differenze per crescita e produttività

Le prestazioni vegetative e produttive di olivo micropropagate rispetto alle piante innestate e da talea sono state valutate nel sud Italia su due cultivar “Carolea” e “Nocellara Etnea”, da parte di ricercatori del Crea.

Sono state valutate percentuale di differenziazione delle gemme di fiori, peso delle olive, produttività, materiale di potatura e diametro del tronco su ogni pianta.

Le piante hanno fiorito nel secondo anno dopo aver piantato con differenze significative tra le cultivar. Le piante micro-propagate “Nocellara Etnea” sono arrivate a fioritura già nel secondo anno, mentre le piante innestate non avevano alcun fiore.

Otto anni dopo la piantumazione, la produzione cumulata delle piante “Nocellara Etnea” è stata quasi raddoppiata rispetto alle piante “Carolea”.

La resa delle piante micropropagate era leggermente superiore rispetto alle piante innestate in “Nocellara Etnea”, ma il peso delle olive era significativamente inferiore.

Le micropropagate “Carolea” hanno mostrato una percentuale simile di boccioli di fiori, ma una produzione cumulata molto bassa nel periodo della prova, a causa della scarsa produzione.

In generale le piante micro-propagate non mostrano alcun tratto giovanile come, ad esempio, il ritardo nella fioritura.

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