L'arca olearia
La mosca dell’olivo: senza inverno massima attenzione alla prima generazione

Se l’inverno è stato mite aumentano i livelli di sopravvivenza di pupe e adulti di mosca dell’olivo fino all’estate. Gli oliveti irrigui sono i primi a subire l’attacco di Bactrocera oleae
24 maggio 2024 | R. T.
La mosca dell'olivo, Bactrocera oleae (Rossi), è una specie polivoltina che, in funzione della latitudine e dell’altitudine, dell’andamento climatico e della disponibilità di olive sulla pianta anche in primavera, può svolgere in Italia fino a 5 generazioni.
Nelle aree litoranee con clima mite l’adulto si riscontra durante tutto l’anno, con massima densità in primavera ed autunno. Le femmine hanno gli ovari immaturi in inverno, a causa delle basse temperature e, a fine primavera-inizio estate, probabilmente per l’assenza di olive ricettive per l’ovideposizione. In primavera B. oleae può sviluppare 1-2 generazioni sulle olive rimaste sulla pianta, particolarmente nelle annate di alta produzione, e 3-4 generazioni in estate-autunno. Negli oliveti situati ad altitudine più elevata e nell’Italia centrale, gli adulti nascono in primavera dalle pupe svernanti e attaccano le olive in estate dando origine a 1-3 generazioni autunnali a seconda delle condizioni climatiche.
L’abbondanza di popolazione e l’intensità degli attacchi di mosca dell'olivo sono molto variabili negli anni e sono influenzate da diversi fattori abiotici e biotici, fra cui assumono grande importanza il clima, l’andamento meteorologico, la cultivar, la quantità di olive e i nemici naturali.
La mosca dell’olivo: senza inverno massima attenzione alla prima generazione
Le possibilità di sopravvivenza dell’insetto e lo stadio di svernamento in ogni ambiente sono influenzati dalle basse temperature invernali.
Gli adulti possono tollerare brevi esposizioni a basse temperature (fino a -6°C per 2 ore) e sono in grado di sopravvivere senza nutrirsi per circa due settimane a cicli di temperature costanti di 6 e -3°C con un’alternanza di 12 ore. Questa resistenza al freddo potrebbe spiegare lo svernamento allo stadio di adulto (e non di pupa) in alcuni oliveti del Nord Italia (Garda).
Nelle zone litoranee con inverni miti gli adulti sfarfallati in dicembre possono sopravvivere fino al 20% sino alla fine di aprile e attorno all’1% fino a luglio. Le pupe manifestano una capacità di resistenza alle basse temperature simile a quella degli adulti e possono sopportare temperature di -7°C per 6 ore e temperature da 0 a -3°C anche per numerosi giorni. Tuttavia, il freddo invernale è considerato il fattore principale di mortalità delle pupe svernanti, che può arrivare a oltre l’80% in alcuni ambienti e addirittura a circa il 99% in inverni particolarmente rigidi.
La piovosità invernale potrebbe avere un effetto importante sulla mortalità delle pupe svernanti in terreni pesanti.
Gli oliveti irrigui sono i primi a subire l’attacco della mosca e le infestazioni sono anche maggiori rispetto a quelli condotti in asciutto. Tuttavia, in Sicilia e Sardegna con osservazioni condotte per una lunga serie di anni, non è stato possibile trovare netti rapporti di interdipendenza fra le precipitazioni estive e le infestazioni.
I fattori di mortalità più rilevanti sono le alte temperature di luglio-agosto che agiscono su uova e larve neonate, il parassitismo di Pnigalio mediterraneus sulle larve e le basse temperature e la predazione sulle pupe svernanti nel terreno.
Tuttavia, il fattore che influisce maggiormente sulle variazioni di popolazione è risultato la natalità (numero di uova deposte), a sua volta dipendente dal numero di adulti prodotti dalle generazioni precedenti.
In particolare, le variazioni di produzione di olive negli anni influenzano l’abbondanza delle popolazioni di B. oleae e il livello di infestazione. In generale, le infestazioni sono molto alte (fino al 100%) negli anni di bassa e media produzione di olive e più limitate in quelli di alta produzione.
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