L'arca olearia

NELLA CONTROVERSA QUESTIONE DELL'ORIGINE DEGLI OLI EXTRA VERGINI DI OLIVA, LA POSIZIONE DI FEDEROLIO: "NOI AVEVAMO FATTO UNA PROPOSTA ONESTA E TRASPARENTE..."

Ferma reazione del presidente Gennaro Forcella: ci siamo confrontati con le parti agricole, ma con risultati modesti. Sono state sì superate le follie contenute nella bozza di decreto, ma che dire ora del decreto appena pubblicato, che richiede l’indicazione delle varie provenienze in ordine decrescente?

27 ottobre 2007 | T N

L'editoriale di sabato scorso intorno all'etichettatura obbligatoria dell’origine, per gli oli vergini ed extra vergini di oliva, ha fornito l'occasione, al presidente di Federolio Gennaro Forcella, di comunicare la posizione della propria organizzazione al riguardo; appunto che volentieri pubblichiamo, così da avere un quadro sempre più chiaro di una vicenda dai contorni non ancora definiti.
Per chi volesse leggere l'editoriale dal titolo "Questione d'origine", a firma di Alberto Grimelli, ecco il link:
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Sempre sull'argomento, segnaliamo due tra i vari articoli che la nostra esperta giuridica Mena Aloia ha trattato sull'argomento:


- DE CASTRO, L'OLIO, LE ETICHETTE, 5 maggio 2007:
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- ETICHETTATURA. BATTAGLIA PERSA, 2 dicembre 2006:
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GENNARO FORCELLA, LA POSIZIONE DI FEDEROLIO
Apprendo da “Teatro naturale” che la Federolio si appresterebbe a versare lacrime di coccodrillo allorché, ineluttabilmente, la Commissione europea “boccerà” il decreto nazionale sull’obbligo dell’indicazione dell’origine per gli oli di oliva vergini ed extravergini. Poi, oltre alle lacrime di coccodrillo, la Federolio, apprendo sempre da “Teatro naturale” scaglierà fulmine e saette contro la Commissione stessa.

Apprezzo molto il lavoro di “Teatro naturale” ma questa volta Vi siete dimostrati poco informati quanto meno sulle posizioni della Federolio sull’annosa questione dell’indicazione obbligatoria dell’origine. Colgo allora l’occasione per illustrarla e, perché no, ribadirla, visto che la portiamo avanti ormai da qualche anno.

Da tempo abbiamo detto sia al Ministro (anche a quello del precedente Governo) che alla Commissione europea che il commercio oleario rappresentato dalla Federolio è favorevole a una “conversione” in obbligo dell’attuale facoltà di designazione dell’origine di cui all’art. 4 del reg. Ce 1019/2002.

E’ noto che questa disposizione prevede che oggi, fatta salva l’origine c.d. “regionale” riservata ai soli prodotti che hanno conseguito la d.o.p. o la i.g.p., la designazione dell’origine per gli oli di oliva vergini ed extra vergini sia facoltativa e possa essere riferita a un’origine nazionale (ad es, “prodotto in Italia”, “prodotto in Spagna”), a un’origine comunitaria (“prodotto dell’Unione europea”) o all’origine di un Paese Terzo (ad es. “prodotto in Tunisia”). Per le prime due tipologie di designazione dell’origine, la vigente disciplina comunitaria prevede anche la possibilità della c.d. “origine prevalente”: come dire se c’è almeno il 75% di olio nazionale, si può dire origine prevalente : Italia; se c’è più del 75% di prodotto comunitario si può dire origine prevalente : Unione europea.

Ebbene la Federolio vorrebbe che il quadro normativo sopra delineato da facoltativo divenisse obbligatorio; per il resto, il quadro stesso dovrebbe essere immutato, con la sola eccezione che secondo noi la possibilità di indicazione dell’origine “prevalente” non dovrebbe estendersi anche al prodotto nazionale (se l’etichetta riporta “prodotto italiano”, allora l’olio deve essere italiano al 100% e non dal 75 al 99%).

Allego qualche documento (quelli più recenti) sull’argomento in esame, solo per chiarire che non so chi verserà lacrime, di coccodrillo o meno, né chi scaglierà fulmini e saette. So solo che noi avevamo fatto a tutti una proposta onesta e trasparente, ovviamente, come tutte le proposte criticabile e migliorabile. Ci siamo anche confrontati con le parti agricole con risultati modesti; è vero che sono state superate delle vere e proprie follie contenute in una bozza di decreto precedente a quello pubblicato, bozza che parlava di obbligo di indicazione del frantoio e della zona di produzione (con tanti saluti alle d.o.p., e alle i.g.p.) oltre che di percentuali delle diverse origini da indicare in etichetta. Ma che dire di un decreto, quello pubblicato, che vuole l’indicazione in ordine decrescente delle varie provenienze degli oli impiegati nella confezione? Parlare di ordine decrescente non significa nuovamente pretendere le percentuali? Ma chi ha scritto questo decreto sa che una norma del genere costringerebbe a cambiare ogni settimana, per non dire ogni giorno, le etichette alle imprese confezionatrici? Ma chi ha scritto questo decreto la conosce almeno un po’ l’operatività di un’impresa commerciale o industriale del settore dell’olio di oliva?

Mi resta solo da dire che quanto al “serio lavoro diplomatico e negoziale” da svolgere a Bruxelles, la Federolio ha cercato di impostarlo correttamente nell’unico modo che conosce e cioè con l’esplicita illustrazione alla Commissione europea delle sue posizioni.

I prossimi mesi ci diranno quanto queste posizioni siano condivise. Però, credo che prima di ipotizzare le future posizioni di una organizzazione su un determinato argomento, sarebbe il caso di documentarsi al riguardo.

Mi piacerebbe che questa mia nota venisse a conoscenza dei lettori di “Teatro naturale”.

Mi è gradita l’occasione per porgere i migliori saluti.

Gennaro Forcella
Presidente Federolio


NE' FULMINI, NE' SAETTE, MA...
Teatro Naturale conosceva le proposizioni di Federolio, così come l’iter che ha portato all’emanazione del decreto.
Non abbiamo mai affermato che Federolio intendesse scagliare fulmini e saette contro la Commissione europea, cosa che invece molto probabilmente, per esperienze pregresse, farà qualche associazione di categoria, in particolare Coldiretti, che così si è comportata anche in altre circostanze.

Sapevamo invece bene che Federolio aveva intenzione di condurre la battaglia sull’etichettatura d’origine a Bruxelles.
Sapevamo che il decreto firmato da De Castro, ancorché rivisto in alcune sue parti, non è pienamente condiviso da Federolio che, in più occasioni, ha manifestato perplessità su taluni aspetti, non secondari, del provvedimento.

“Lacrime di coccodrillo” è quindi solo la formula giornalistica per definire, all’interno di un editoriale, necessariamente sintetico, il probabile futuro atteggiamento di Federolio a fronte della probabilissima bocciatura, stando alla lettere della direzione generale Salute della Commissione, del decreto ministeriale.
Un “sospiro di sollievo”, se preferite, perché si potrebbe, aggiungo dovrebbe, tornare a dialogare con Bruxelles, per un cambiamento del Reg. Ce 1019/02.
Non dubitavamo che Federolio, come altre responsabili associazioni, riteneva più opportuno un serio confronto con la Commissione e gli altri partner europei fin dall’inizio, ma purtroppo, talvolta vince la demagogia e il populismo.

Speriamo che Federolio riconosca che Teatro Naturale ha sempre sostenuto, nei numerosi articoli che hanno affrontato l’argomento, tale linea di condotta.
Si è scelto, invece, di andare incontro a un’altra magra figura, perché tale considereremmo una ripetizione di quanto avvenuto con la legge 204/2004, tra l’altro senza la sicurezza che la nostra ferrea intransigenza porti a una riapertura dei negoziati sull’etichettatura d’origine.

Alberto Grimelli