L'arca olearia

Gli oliveti abbandonati fanno aumentare le infestazioni di mosca delle olive

Gli oliveti abbandonati fanno aumentare le infestazioni di mosca delle olive

All’uscita dall’inverno Bactrocera oleae si riproduce sulle olive residuali e la femmina ricerca attivamente il substrato di ovideposizione. Differenza statisticamente significative nelle infestazioni di mosca delle olive tra oliveti abbandonati e coltivati

01 settembre 2023 | R. T.

In Italia a partire dagli anni 60 del secolo scorso, a causa del fenomeno noto come esodo dalle campagne, la superficie agricola ha subito una notevole contrazione, passando da poco meno
del 40% dell’intera superficie nazionale nel 1960 fino a meno del 30% nel 2000. Questa contrazione non ha riguardato solo le aree marginali (montane e collinari), dove i terreni di più difficile coltivazione sono stati abbandonati, ma anche suoli fertili e pianeggianti i quali sono stati coperti dall’espansione dei centri abitati e delle infrastrutture.
L’abbandono delle aree marginali oltre che interessare aree montane, dove si assiste tutt’oggi ad un inarrestabile avanzare del bosco sui pascoli, rappresenta un fenomeno decisamente importante anche nelle aree olivicole terrazzate.
La crescente incuria dei territori terrazzati è certamente dovuta all’impossibilità di meccanizzare le operazioni agricole, e quindi ad una scarsa redditività di questi suoli, e al fenomeno della frammentazione della proprietà fondiaria, giunta in queste aree a livelli talmente spinti, da essere spesso definita polverizzazione.
Oltre che rappresentare un problema dal punto di vista del dissesto idrogeologico e di diffusione degli incendi, l’abbondono degli oliveti potrebbe rappresentare anche un fattore di rischio per quanto concerne le infestazioni di Bactrocera oleae.
I dati più recenti riguardanti l’abbandono degli oliveti nell’area oggetto di questo lavoro, ovvero i Monti Pisani, risalgono al 2006 e indicano che tredici anni fa, nei comuni di Calci, Vicopisano e Buti, su 1056 ha di territorio investiti a olivo ben 260 ha (24,6%) erano abbandonati. Il quesito sul rapporto tra mosca delle olive e oliveti in abbandono nasce dall’osservazione che l’olivo, pianta decisamente rustica e ben acclimatata ai territori mediterranei, anche se lasciato all’incuria continua a produrre una considerevole quantità di drupe, almeno per un cospicuo numero di anni.

I frutti, non essendo raccolti, possono permanere sulla pianta fino a fine inverno-inizio primavera.
Ne consegue sia che Bactrocera oleae utilizza gli appezzamenti olivati abbandonati, o coltivati dove non sia stata effettuata la raccolta, per compiere la generazione in primavera sia che questi appezzamenti rappresentano un serbatoio di riproduzione del dittero e quindi un fattore di rischio. Rimane invece da quantificare questo rischio sia a partire dagli appezzamenti coltivati adiacenti (scala territoriale “field”) e più in generale a scala territoriale “landscape”.

Gli oliveti abbandonati fanno aumentare le infestazioni di mosca delle olive

Per quanto riguarda il rapporto tra oliveti coltivati e abbandonati l’assenza di differenze statisticamente significative tra le catture effettuate negli appezzamenti abbandonati e coltivati, di per sé, non sono da ritenere in contrasto con l’ipotesi sperimentale. Infatti, l’assenza totale di drupe negli oliveti sperimentali, cascolate a causa della gelata verificatasi tra febbraio e marzo 2018, rende al fine di questa prova gli oliveti abbandonati uguali a quelli coltivati. Nonostante questo, è possibile osservare una più alta intensità dei voli primaverili negli appezzamenti abbandonati in quattro unità di campionamento su sei.

Ciò potrebbe essere dovuto a due differenti cause:
- negli appezzamenti abbandonati dove sono stati registrati più voli, vi potrebbe essere stata una certa quantità di olive residuali non pervenute a causa delle difficoltà riscontrate per addentrarsi in tutte le direzioni dell’appezzamento.
- nel suolo degli oliveti abbandonati che hanno mostrato catture maggiori vi potrebbe essere stata una maggiore quantità di pupe svernanti in confronto a quelli coltivati confinanti. Se si considera che sono proprio le larve presenti in autunno a dare luogo alle pupe svernanti nel suolo, è possibile che la raccolta delle olive, specie se anticipata, comporti l’allontanamento della maggior parte di queste larve, limitando di fatto la popolazione di individui svernanti.
- discorso diverso in vece merita il dato dell’infestazione estive dove è stata evidenziata una differenza statisticamente significative tra appezzamenti abbandonati e coltivati.
Come da ipotesi sperimentale sono risultati maggiormente infestati gli appezzamenti coltivati e questo probabilmente è dovuto al fatto che le operazioni colturali effettuate negli oliveti coltivati (concimazione, potatura e sfalci) rendono le drupe più attrattive verso la mosca. Pertanto in estate è ipotizzabile un movimento di B. oleae che tende a concentrarsi negli oliveti coltivati, a partire anche dagli oliveti abbandonati.

Ad oggi sappiamo che all’uscita dall’inverno B. oleae si riproduce sulle olive residuali e che la femmina ricerca attivamente il substrato di ovideposizione. Così facendo è in grado di coprire distanze considerevoli, attorno al sito di sfarfallamento. In oltre, è noto a chiunque operi in aree olivicole marginali che, normalmente, nei mesi primaverili gli oliveti in stato di abbandono portino ancora considerevoli quantità di frutto.
Gli altissimi livelli di infestazione rilevati in primavera (108.4%) confermano l’ipotesi che aree con olive residuali rappresentano, per il fitofago, importanti zone di riproduzione.
Infine se si considera che gli oliveti in stato di abbandono, presi in esame durante l’attività sperimentale, non presentavano produzione residuale in primavera, le differenze non significative tra le catture ottenute in oliveti abbandonati e coltivati non sono in contrasto con l’ipotesi sperimentale.

Bibliografia

Michelangelo Benza, Dinamica di popolazione della mosca delle olive, Bactrocera oleae (Rossi), in relazione all’abbandono della coltura dell’olivo, Tesi magistrale, Università Pisa (2018/19)

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