L'arca olearia

UN’ANNATA DI FORTI ATTACCHI E SI TORNA PREPOTENTEMENTE A PARLARE DI MOSCA DELLE OLIVE. A METODI DI LOTTA CONSOLIDATI E DIFFUSI SE NE POTREBBERO AGGIUNGERE ANCHE ALTRI MA OCCORRE UN PO’ DI RICERCA IN PIU’

Bactrocera oleae è molto temuto da tutti gli olivicoltori. Vari sono i sistemi per limitarne la pericolosità e i danni, ma in regime biologico il controllo di questo fitofago è molto difficile. Mass trap, caolino e rotenone non sempre sono sufficienti a ridurre il potenziale nocivo dell’insetto, ecco allora entrare in scena la credibile ipotesi della confusione sessuale, di cui abbiamo discusso con Alfio Raspi

22 settembre 2007 | Alberto Grimelli

Questa campagna olearia, specie in alcuni areali, sarà certo ricordata per la scarsa produzione e per gli intensi e ripetuti attacchi di mosca delle olive.
Si torna così a parlare di questo insetto, fitofago chiave dell’oliveto, temuto dagli olivicoltori ma ben controllato, nell’agricoltura tradizionale e integrata, con fitofarmaci, e in particolare con il principio attivo dimetoato.
In regime biologico, invece, il controllo della mosca delle olive è sempre stato più problematico. La Mass Trap, per costi e difficoltà tecniche, non si è mai capillarmente diffusa. Il caolino, ovvero polvere d’argilla, e il principio attivo rotenone sono allora gli unici sistemi validi su tutto il territorio nazionale ma non sempre risultano così efficaci.
Esistono altre possibilità? E’ possibile, con metodi ecocompatibili, contrastare Bactrocera oleae?
Parrebbe proprio di sì, e non in un futuro così lontano, ma occorre un po’ di ricerca sul comportamento sessuale della mosca.

Tecnici e olivicoltori sanno che esiste un feromone sessuale (1,7 Dioxaspiro undecano) capace di attrarre i maschi di Bactrocera oleae.
Si tratta di un composto che, dopo la sua scoperta, nel 1980, trovò immediata applicazione per il monitoraggio delle popolazioni e, più recentemente, come coadiuvante nel sistema di lotta della cattura massale.
Pochi tuttavia sanno che, molto probabilmente, tale feromone sessuale non è né specifico per la mosca delle olive né è l’unico feromone implicato nel processo riproduttivo di Bactrocera oleae.
Tale composto infatti è stato riscontrato, con uguale funzione biologica, anche in altre specie del genere Bactrocera e i ricercatori sono abbastanza concordi sul fatto che si tratti comunque di un feromone che agisca da richiamo solo per le lunghe distanze.
Fino ad oggi, anche se con qualche dubbio, la bibliografia non è infatti unanime sull’argomento, si pensava che per le brevi distanze le femmine venissero attratte da un caratteristico suono emesso dai maschi mediante sfregamento di alcune setole.
La realtà è che, purtroppo, si sa ben poco su come avvenga il processo di accoppiamento e questo è un grave limite cognitivo.
E’ infatti noto, fin dal 1969, che sono le ghiandole site nell’ampolla rettale a emettere il feromone la cui struttura chimica fu individuata e definita solo alcuni anni dopo. Fino ad oggi, tuttavia, non risulta che tali ghiandole emettano altri feromoni sessuali e appare quantomeno improbabile che Bactrocera oleae utilizzi un solo feromone sessuale, per lo più non specifico.
Prima che Fletcher scoprì le ghiandole nell’ampolla rettale di Bactrocera tryoni, poi identificate anche in B. oleae, Evans, nel 1967, individuò altre ghiandole, sull’addome di Bactrocera tryoni, che emanavano un secreto la cui natura chimica e la cui funzione biologica è ancora ignota.
Vista tuttavia la dimensione di queste ghiandole, chiamate tergali, è ipotizzabile che siano coinvolte nel comportamento sessuale della mosca. Se si riuscisse a scoprire che queste ghiandole secernono feromoni specifici per la mosca delle olive si aprirebbe una via per l’applicazione del metodo della confusione sessuale, già adottata su melo e pesco, anche nell’oliveto.

Per approfondire l’argomento ci siamo rivolti al Prof. Alfio Raspi, del DCDSL Scaramuzzi - Sezione di entomologia Agraria presso la Facoltà di Agraria di Pisa.

- Prof. Raspi, perché si sa così poco sul comportamento sessuale della mosca delle olive?
Esiste una vastissima e ricca bibliografia su Bactrocera oleae, 150 anni è più di studi e ricerche che però non sempre sono esaustive. In alcuni casi vi sono pregevoli spunti che però non sono stati più approfonditi. E’ il caso delle ghiandole tergali. Non si riuscì, anche per la complessità del lavoro e i mezzi a disposizione all’epoca, a fornire una spiegazione esaustiva della funzione di queste ghiandole e la ricerca si concluse lì. Tutto il lavoro di ricerca si concentrò infatti, dopo pochi anni, sull’ampolla rettale, lasciando le teorie e le ipotesi di Evans nel dimenticatoio. Ritengo invece che meritino attenzione, perché se fosse riscontrato che si tratti di ghiandole che producono feromoni, si potrebbero aprire nuove strade. Sarebbe possibile studiare l’applicabilità del metodo di lotta della confusione sessuale anche su olivo.

- Di cosa si tratta esattamente?
Il metodo della confusione sessuale prevede la diffusione di abbondanti effluvi di feronomi sessuali, specifici per l’insetto chiave, nell’ambiente, con l’effetto di ostacolare l’accoppiamento dei fitofagi, la cui popolazione così si riduce tanto da non rappresentare più un pericolo per la coltura. Voglio sottolineare l’assoluta ecocompatibilità di tale metodo di lotta, un sistema pulito, non dannoso per l’uomo, data la bassissima tossicità di questi composti, e per l’agroecosistema perché, essendo specifico per il fitofago chiave, non influisce sulla vita degli altri insetti o di altri esseri viventi.

- So che lei e il suo gruppo di lavoro state portando avanti uno studio a tal proposito. A che punto è la ricerca?
Purtroppo stiamo procedendo lentamente, per mancanza di fondi. Per ottenere risultati occorre infatti, preliminarmente, una ricerca di base sulle ghiandole tergali e sul loro secreto. Si tratta di un progetto complesso su cui speriamo di poter far convergere energie e sforzi non appena ce ne sarà data la possibilità.

Ci auguriamo che tale attività di ricerca posta presto procedere più speditamente e che non accada, come invece abbiamo amaramente constatato in passato, che le felici intuizioni di ricercatori italiani vadano a beneficio di istituti esteri che ne godrebbero così gli onori.
Attendiamo una risposta, concreta, dalle istituzioni e dalle organizzazioni agricole e olivicole.

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