L'arca olearia

Rese e qualità: un viaggio per l’Italia durante la campagna olearia

Rese e qualità: un viaggio per l’Italia durante la campagna olearia

Grazie ai frantoiani di Aifo ecco un tour che abbraccia molte zone olivicole nazionali per comprendere le tendenze, in termini di quantità, qualità e rese. In una situazione complessivamente difficile non mancano barlumi di positività

04 novembre 2022 | T N

E’ da qualche settimana che le attività molitorie hanno iniziato ma è solo da un paio di settimane che si è entrati nel vivo della campagna olearia e si possono avere le prime sensazioni attendibili sulle prospettive, in termini qualitativi e quantitativi, di quest’annata.

Il giro d’Italia, parziale, che facciamo grazie ai frantoiani di Aifo non vuole essere esaustivo ma tracciare le prime pennellate di quello che diventerà il quadro delineato della situazione entro la fine di novembre o inizio di dicembre.

Partiamo allora dalla Puglia, direttamente con il presidente di Aifo, Elia Pellegrino. Cosa ci aspetta da questa campagna olearia? “E’ un’annata molto strana e difficile da decifrare – commenta Pellegrino – l’olio sarà poco ma il mercato è fiacco, poco attento e poco reattivo. Ci sono poi trend contrastanti, con un ribasso dei prezzi dell’extra vergine ma un aumento di quelli delle olive. Misteri oleari.” Nell’areale di Andria la produzione non sarà più di un terzo di quella normale mentre le rese su Coratina oscillano dal 13,5 al 16%.

Saltando da sud a nord dobbiamo registrare l’entusiasmo dalla Liguria per le ottime rese dell’ultimo periodo, fino al 25-27%, anche se con una produzione che sarà un terzo del normale anche qui. “Debbo purtroppo segnalare la presenza di mosca delle olive per l’eccessivo caldo di ottobre – ci spiega Giovanni Benza – speriamo nelle piogge e nella cascola naturale per migliorare la qualità. Oggi si fatica a trovare olive da mettere in salamoia.”

Simili considerazioni sulla mosca delle olive, purtroppo, anche in Calabria nell’area della Sibartide-Pollino con rese in linea con quelle dello scorso anno ma una produzione in calo dell’85-90%. “Il problema è però soprattutto la qualità – ci spiega Mario Brogna – la regola sono oli con acidità da 0,6 a salire e la qualità non è così buona come avremmo voluto.”

Il calo produttive nelle Marche sarà meno marcato, intorno al 50%, e probabilmente sarà mitigato da rese mediamente più elevate degli anni passati, intorno al 15-18%. “Col senno di poi – ci racconta Gaetano Agostini – si sarebbe dovuta cominciare la raccolta con quindici giorni di anticipo, anche se gli oli ottenuti sono poco profumati. A ottobre diversi areali sono stati colpiti dalla mosca dando oli mediocri, mentre laddove le infestazioni non sono state evidenti la qualità c’è.”

Spostandoci sul fronte tirrenico, nel basso Lazio, scopriamo che il calo produttivo è ancora più basso e si produrrà il 70% di un’annata normale, con rese che a inizio campagna erano del 9% ma poi sono salite fino al 14-16%. “Non sono però contento né della quantità, dopo la fioritura più spettacolare che abbia visto in 25 anni ma il caldo ha rovinato l’allegagione, né della qualità con oli che hanno livelli di fruttato più basso del normale e ce sono eccessivamente dolci” spiega Antonio De Ruosi.

Torniamo quindi al nord, nell’areale di Brisighella dove Franco Spada evidenzia come la campagna vede un aumento produttivo del 30%, o forse anche qualcosa in più, rispetto al 2021 con rese del 13-15%. “E’ stata una campagna molto corta – afferma Spada – al 31 ottobre era già stato raccolto il 70% della produzione.”

Anche nel Garda non si sorride troppo perché il caldo ha dimezzato la produzione rispetto a un’annata normale, anche se le rese sono molto alte: 20%, con punte del 27-28%. “Siamo molto contenti della qualità – ci spiega Paolo Barbiero – molto meno della quantità, anche se le rese stanno parzialmente compensando il calo produttivo.”

Più ombre che luci in questo primo tour nell’Italia olearia, con rese mediamente buone, complice le condizioni meteo favorevoli a settembre, ma il gran caldo estivo ha compromesso la produzione a cui sta dando un colpo anche l’attacco tardivo di mosca delle olive in molte zone.

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CVO Soc.Coop.Agr.

06 novembre 2022 ore 17:01

La panoramica è incompleta. Con tutto il rispetto per Brisighella e Garda, vorrei fare notare che la Puglia non è solo Andria, cosi come la Calabria non è solo sibaritide.
Mancano poi, Sicilia, Umbria e Toscana.
Dobbiamo ritenere che ciò che non è stato menzionato non ha produzione?

Redazione Teatro Naturale

08 novembre 2022 ore 17:56

Buongiorno,
riportiamo quanto scritto al secondo capoverso: "Il giro d’Italia, parziale, che facciamo grazie ai frantoiani di Aifo non vuole essere esaustivo ma tracciare le prime pennellate di quello che diventerà il quadro delineato della situazione entro la fine di novembre o inizio di dicembre." Quindi per tale periodo si potrà aspettare su TN un quadro più completo della complessa realtà territoriale italiana.
Cordiali saluti