L'arca olearia 08/11/2019

Una campagna olearia a pois per l'olivicoltura italiana: il racconto dei produttori

Una campagna olearia a pois per l'olivicoltura italiana: il racconto dei produttori

Un viaggio nel mondo produttivo olivicolo italiano per farci raccontare l'andamento della raccolta, gli stati d'animo, con qualche informazione su qualità e rese. Ne emerge un quadro molto frastagliato, di chi fa i conti con un clima che cambia e tante nuove problematiche


Ci sono aree dove la raccolta è ancora agli inizi e si aspetta fiduciosi di ottenere la massima qualità. Vi sono zone dove ormai la raccolta è finita, o quasi, tra molti chiaroscuri.

Vi sono territori dove la raccolta non è nemmeno iniziata e, per pudore, abbiamo evitare di infierire, mettendo il dito nella piaga di un'annata disastrosa.

Leggerete ora le testimonianze di chi sta lottando per ottenere il massimo prodotto e il meglio dalle olive, tra mille problemi, vecchi e nuovi.

No, il mondo dell'olio non è quello del vino. Non ci sono sempre annata a cinque stelle. Però ogni tanto capita anche che si riesca a ottenere qualità e quantità.

“E' un'ottima annata in Abruzzo – ci racconta Massimiliano D'Addario – qui le province che tengono alto il vessillo della nostra olivicoltura sono Chieti e Pescara. E' però un'ottima campagna un po' ovunque, con qualche problema in più lungo costa per qualche tardivo attacco di mosca. E' l'anno della Dritta, la nostra varietà bandiera, con rese alte (intorno al 17% ora) e ottima qualità. Non possiamo che essere felici.” Traslochiamo ora sull'altro lato dell'Italia, litorale tirrenico, per trovare Amerigo Quattrociocchi dal Lazio: “Non è un'annata eccezionale ma neanche scarsa. Siamo a circa il 70% della produzione massima. Sono molto soddisfatto di quanto sto producendo, dopo qualche campagna meno esaltante. Ritorna finalmente l'Itrna ad alti livelli. Non abbiamo avuto problemi di mosca e le basse temperature dell'ultimo periodo ci hanno aiutato a difenderci tanto da Bactrocera quanto far innalzare profumi e qualità del prodotto.”

Se ci spostiamo di qualche chilometro più a sud, andando in Campania e incontrando Nicolangelo Marsicani, troviamo i primi problemi: “l'annata è molto molto cattiva per noi. Abbiamo avuto freddo vero per tutto maggio, poi un caldo asfissiante, tutto di un colpo, proprio in fioritura. Solo gli oliveti esposti a sud si sono parzialmente salvati. Poi abbiamo avuto la siccità, con anticipo di maturazione delle olive. Già a metà ottobre, in alcuni casi, le olive non erano più lavorabili per fare alta qualità. E' poi una campagna strana, olive verdi hanno dato note aromatiche mature. Si sono salvati gli olivicoltori con cultivar autoctone, come la Rotondella a Battipaglia e dintorni.” Facciamo un salto a nord e arriviamo in Toscana dove Filippo Alampi è moderatamente soddisfatto “tutto sommato”. Ecco quello che ci racconta: “c'è stato un problema per le temperature alte in primavera, con venti caldi durante la fioritura. Questo ci ha portato ad avere poco Moraiolo. Poi le poche olive sulle piante hanno fatto in modo che il problema mosca si accentuasse. Abbiamo avuto attacchi tardivi, a metà e fine settembre. Molto caldo invece in raccolta, che ci ha obbligato a gramolazione zero e usare lo scambiatore in frangitura, spesso con perdite di resa. Comunque oli interessanti per l'annata.”

A lamentare le rese basse è anche la Calabria a causa soprattutto della siccità, come di racconta Cesare Renzo, che ha visto olive “tutto nocciolo”: “è sempre più difficile. In alto Ionio le temperature alte e la siccità sono stati problemi che si sono fatti sentire. Abbiamo avuto un notevole stress idrico in ottobre, con rese anomalmente basse per il periodo. Chi non ha irrigato ha perso il raccolto. Oggi troviamo ancora olive verdi vicino al mare e sempre più mature più ci si sposta in collina. Si possono fare oli di qualità ma purtroppo al momento piuttosto scarichi di profumi ma con un buon amaro e piccante.” Dai mari del sud fino al mar ligure, per farci raccontare la situazione da Giovanni Benza: “è un po' un disastro. Qui addirittura ci sono frantoi che neanche hanno aperto. Non si riesce a fare né quantità né qualità. La mosca ha creato molti problemi e molti danni. Chi non ha trattato ha certamente perso tutto il raccolto. Il mio frantoio riesce a lavorare, anche se un po' a singhiozzo. E' una campagna che speriamo di metterci alle spalle il prima possibile.” Insoddisfazione solo parziale invece per un frantoiano che ha molte campagne sulle spalle, Giovanni Batta dall'Umbria che si lamenta delle “poche olive”: “abbiamo avuto caldo torrido in fioritura e poi la siccità fino a molto tardi, con in alcuni casi le olive tanto avvizzite che rischia di emergere il difetto di secco. Poi un vecchio problema, i piccoli olivicoltori non prestano attenzione agli attacchi di mosca. In alcuni casi ho dovuto rifiutare di molire, per non rovinare l'olio al cliente successivo. C'è da rimboccarci le maniche.”

Abbiamo lasciato per ultima una regione, la Puglia, che è letteralmente spaccata in due. Da una parte il nord della Regione che viene rappresentato da Michele Depalo: “è una campagna molto abbondante ma da interpretare. Le olive hanno sofferto un po' la siccità ma comunque il prodotto è buono e ce n'è tanto. Secondo me gli oli ancora non stanno dando il meglio di sé, speriamo nei prossimi giorni di riuscire a ottenere una Coratina nel suo massimo espressivo. Le temperature alte non ci stanno aiutando ma almeno stiamo ottenendo buone rese. Unica pecca, sulla fascia costiera, abbiamo avuto qualche problema nel controllo mosca da parte degli olivicoltori non professionisti. Chi non vive di olivicoltura ci presta meno cura ed attenzione.” Tutt'altro umore appena ci si sposta a sud e si varca la linea ideale del Salento dove incontriamo Donato Taurino: “la produzione nell'alto Salento, che ha dovuto fare i conti più tardi con Xylella, è il 30-40% di un'annata buona. Nonostante questo stiamo ottenendo un buon prodotto, con aciditià basse, 0.2-0.3, ottimi perossidi. Anche le rese sono soddisfacenti ora, 14-15%, mentre siamo partiti con il 10-11% nei primi giorni di ottobre. Poca mosca, il prodotto è molto sano. Qui Cellina di Nardò e Leccino sono ormai mature, mentre il resto delle olive sono ancora poco invaiate.”

Dalle parole dei protagonisti di questa campagna olearia emergono vecchi vizi, con i problemi di mosca poco controllati dagli olivicoltori hobbisti, ma anche nuove questioni, come i cambiamenti climatici che stanno portando ad anomalie meteo che si fanno sentire dalla fioritura e fino alla raccolta.
Facendo gli olivicoltori e i frantoiani in Italia certo non ci si annoia...

di T N

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Commenti 3

Vito Spitataleri
Vito Spitataleri
14 novembre 2019 ore 17:52

In Sicilia non si sa come e andata?
Non c'è traccia nell'articolo

Francesco Di Giorgio
Francesco Di Giorgio
10 novembre 2019 ore 12:50

Sicuramente vi sarà finito il credito e per questo motivo non siete riusciti a chiamare nessuno in Sicilia. Solo cosi si può spiegare il fatto che manchi una tra le prime Regione d'Italia per produzione di olio

GIACOMO DAIDONE
GIACOMO DAIDONE
09 novembre 2019 ore 18:49

Bella la news .. ben dettagliata !
Ma la Sicilia fa parte ancora dell'Italia ?!?