L'arca olearia 14/09/2018

Evviva, sono tornate le truffe olearie! Ecco cosa accadrà all'olio d'oliva italiano

Evviva, sono tornate le truffe olearie! Ecco cosa accadrà all'olio d'oliva italiano

Demolito il muro dei 3 euro al litro per l'extra vergine comunitario, resta solo da abbattere l'ultima barriera sull'olio nazionale. Si scaldano i motori per la nuova campagna olearia e c'è già chi è in cerca di olive “di carta”. La quotazione? 60 euro al quintale, ma c'è il trucco


Finalmente siamo tornati ai bei tempi andati in cui l'olio extra vergine d'oliva non vale nulla e può essere proposto sugli scaffali dei supermercati a prezzi impossibili e improbabili senza si alzi neanche un alito di protesta.
Da inizio anno è iniziata la rincorsa al ribasso, macchiavellicamente pilotata, che ha portato il prezzo dai 3,49/3,59 agli attuali 2,49 euro al litro per l'olio comunitario.
Fossimo in un film giallo si parlerebbe di delitto perfetto, con il morto (il settore olivicolo) sepolto nell'indifferenza generale, a partire da quelle associazioni che dovrebbero difenderlo.
Trovare prezzi pazzi sugli scaffali dei supermercati è ormai semplicissimo e anche i brand più famosi si sono “piegati”.
L'olio civetta non si trova più solo al discount con brand di fantasia (vedi da Todis a 2,49 euro/litro) ma anche in catene rinomate (Esselunga) e con marchi famosi (Monini a 2,99 euro/0,75 litri).

Al momento, da questa contesa sui prezzi, si è parzialmente salvato il 100% italiano su cui difficilmente si vedono offerte a prezzi stracciati.
Anzi, spesso i prezzi a scaffale risultano mediamente elevati, dagli 8 ai 13 euro al litro, secondo una recente indagine di Altroconsumo che ha fatto analizzare trenta oli extra vergini di oliva, la maggior parte dei quali top di gamma, trovando che otto di questi non erano classificabili come extra vergini di oliva.
Tra i migliori, in prima posizione troviamo De Cecco Pregiato 100% italiano, 8 euro al litro, che ha ottenuto buoni voti in tutti i parametri verificati e nella prova di assaggio. In seconda posizione Agride il Regale 100% italiano a 11 euro al litro, seguito da Monini Bios 100% italiano da agricoltura biologica a 12,7 euro al litro. Tutti 100% italiani...

Rotto il muro dei 3 euro al litro sull'olio comunitario nell'indifferenza generale, tra poco però toccherà all'olio italiano.
A fronte di un'annata certamente negativa, si preparano le grandi manovre per cercare di abbattere anche l'ultimo steccato, riducendo nuovamente l'olio nazionale a commodity.

Alcuni grandi frantoi del sud Italia, Puglia in particolare, stanno siglando “contratti” per olive di carta a 60 euro/quintale. Cosa sono le olive di carta? Olive che non esistono ma che vengono “fornite” da veri agricoltori con tanto di fascicolo aziendale. Tutto in regola, almeno sul fronte della tracciabilità e del registro Sian. Basta un documento di trasporto e il gioco è fatto.
L'olivicoltore messo in crisi dal Burian o da Xylella (a seconda che si sia nel barese o nel Salento) vede nell'offerta di frantoiani senza scrupoli la possibilità di sbarcare il lunario. Già perchè l'olivicoltore riceverà in banca 60 euro a quintale di olive tramite bonifico ma si impegna a riportare al frantoiano 30 euro a quintale in nero. Il frantoiano disonesto e truffaldino, quindi, ci guadagnerà due volte. Si troverà in carico olive italiane da cui ricaverà olio italiano, rigorosamente sulla carta, e poi comprerà olio dall'estero pagandolo con quei fondi neri che gli stessi olivicoltori lo hanno aiutato a creare.
Ecco così sbucare dalle nebbie un olio italiano, solo sulla carta, da vendere all'ingrosso a 4 euro al chilo (equivalente a 3,99 euro/litro in offerta al supermercato), cercando così di condizionare un mercato che vorrebbe invece il posizionamento del vero 100% italiano tra i 5,5 e i 6 euro al chilo, almeno.

E' possibile fermare la frode semplicemente con qualche verifica, incrociando i dati della produzione dichiarata (bolle di consegna in frantoio) con i fascicoli aziendali e qualche controllo in campo durante la raccolta.
E' possibile alzare l'attenzione, e magari squarciare qualche velo di omertà, con qualche denuncia delle associazioni.

Tutto questo è possibile, ma accadrà?
Per ora domina un surreale silenzio.
Chi oggi sta zitto, non solo non avrà diritto di protestare domani, ma si renderà di fatto complice della morte del settore.

"Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti.”
Martin Luther King

di Alberto Grimelli

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

Commenti 6

carlo chirali
carlo chirali
08 gennaio 2019 ore 09:00

Dal 1986 al 2005 il mondo olivicolo era costantemente monitorato, con controlli puntuali ed approfonditi. La finalita' era quella di contrastare le frodi sulle sovvenzioni comunitarie. Il lavoro, fortemente osteggiato anche dalle associazioni che oggi si lamentano sulla pressapochezza dei controlli, era svolto da Agecontrol. Con la riforma della pac si e' azzerato tutto e come si temeva le piante un tempo utilizzate per produrre i modelli f ora servono per produrre fatture da olio made in Italy. Agecontrol e' stata esautorata ed ovviamente il settore non viene piu' controllato con la stessa razionalita' e meticolosita'. Basterebbe veramente poco, se si volessero realmente contrastare i fenomeni distorsivi: Il Ministero deve rimettere in campo quelle professionalita', le uniche che possono contrastare efficacemente i fenomeni fraudolenti.

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
18 settembre 2018 ore 18:34

Gentile Sig. Rossia,
vengo spesso in Puglia e conosco la situazione. Visito regolarmente aziende, frantoi e impianti di imbottigliamento. Conosco moltissimi imprenditori onesti che fanno fatica a sbarcare il lunario. So che l'illegalità non è diffusa ma c'è.
Nasconderla non fa bene al settore che anzi si deve ripulire dalla mele marce per arrivare finalmente a prezzi equi, oltre a permettere a tutti di competere ad armi pari.

Mi permetta di riformulare i suoi calcoli con qualche dato referenziato:
- le rese medie dichiarate in alcune zone della Puglia salgono fino al 18-22%, a seconda del momento della campagna olearia (si veda report Ismea diviso per mese/provincia)
- il prezzo dell'olio comunitario base in Spagna la scorsa settimana era di 2,7 euro/kg (si veda PoolRed) e la quotazione del vergine di 2,5 euro/kg. Gli oli di maggiore qualità si trovano a 3-3,05 euro/kg. La tendenza, secondo tutte le testate specializzate iberiche, è a una diminuzione lieve di questi prezzi

Quindi, prendendo i dati/costi più alti:
- costo effettivo delle olive di carta 30 euro (30 euro vengono stornati in nero)
- resa 18%
- da cui costo dell'olio di carta: 1,67 euro/kg
- costo dell'olio comunitario da spacciare per italiano: 2,7 euro/kg
- da cui costo totale dell'olio “italiano” secondo le carte: 4,37 euro/kg

Prendendo i dati/costi più bassi:
- costo effettivo delle olive di carta 30 euro (30 euro vengono stornati in nero)
- resa 22%
- da cui costo dell'olio di carta: 1,36 euro/kg
- costo dell'olio comunitario da spaccia per italiano: 2,5 euro/kg
- da cui costo totale dell'olio “italiano” secondo le carte: 3,86 euro/kg

Diciamo che l'olio di carta italiano può avere un range di costo da 3,9 a 4,4 euro/kg (forse anche leggermente inferiore), contro una ipotesi di quotazione dell'olio veramente italiano di 5,5-6 euro/kg.

Truffare, come vede, conviene. Altrimenti non si farebbe...
Buon lavoro

ANTONIO Rossia
ANTONIO Rossia
18 settembre 2018 ore 16:48

Egregio Dott. Alberto Grimelli,
lavoro nel settore oleario dal 1978. Le scrivo in merito all’articolo su Teatro Natura pubblicato il 14.09.18 e da lei firmato, il cui titolo è “Evviva, sono tornate le truffe olearie! Ecco cosa accadrà all'olio d'oliva italiano”.
Vorrei esternare il mio rammarico circa quanto letto e spero vivamente non sia stato un Suo pensiero, in caso contrario la inviterei in Puglia e Le proporrei un giro di ricognizione, nella produzione, con il sottoscritto.
Credo sia stato svilente per tanti leggere il Suo articolo, in quanto c’è tantissima gente che fa il proprio lavoro con serietà e diligenza e mi spiace dirLe che, il titolo stesso non lascia margine a queste persone.
In questo periodo storico, dove abbiamo perso un consumo mondiale di olio 100% italiano del – 4 % lei, con questo articolo, non fa altro che alimentare l’onda negativa.
In riferimento alla questione delle olive di carta cito testualmente quanto da lei riportato nell’articolo : “Già perchè l'olivicoltore riceverà in banca 60 euro a quintale di olive tramite bonifico ma si impegna a riportare al frantoiano 30 euro a quintale in nero.”
Vorrei farLe notare che per produrre 1 quintale di olio con resa media di 15 kg ci vorrebbero 7 quintali di olive, pertanto secondo il suo calcolo quello che il frantoio darà al produttore sarà la somma di : 210 € per un quintale di olio “di carta” (come lo ha definito Lei), aggiungendo a questi il costo di un olio comunitario o scadente.
Se fosse così ci troveremmo all’incirca un conto simile : 2,10 € olio di carta + 3,40 € olio comunitario / scadente = 5,50€ . Quale sarebbe il senso di tutta questa operazione? Me lo spieghi Lei.

Le ricordo, come Lei ben saprà, che il consumo mondiale è dell’82% di olio comunitario e soltanto del 18% per il 100% italiano e, considerando che abbiamo perso già il 4%, scendiamo a quota 14%, che su 6 milioni di olio consumato(come da voi riportato) proprio per il conteggio precedente effettivamente servirebbero solo 850.000 quintali di olio 100% italiano.

Inoltre, Le faccio presente che, con il mercato della campagna olearia 2017/2018, tantissime aziende serie sono coperte fino a Maggio del 2019 con olio pagato tra i 390 e i 440 e Le faccio notare che, tantissime aziende stanno decidendo di eliminare dallo scaffale il 100% italiano.
A conferma di ciò, vista la difficile campagna olearia che stiamo per affrontare, le chiedo – e credo di parlare a nome di produttori, imbottigliatori, frantoiani – di lasciare a chi di dovere il compito di sventare una truffa…. Non per questo abbiamo 15 organismi di controllo che come unico compito hanno questo.

Per qualunque dubbio, sono a Sua disposizione per un confronto o per mostrarLe semplicemente la realtà della produzione del Sud che Lei non ha appositamente menzionato.
P.S.
Non basterebbe un giorno di pernottamento per giudicare un’azienda!!!
Cordiali saluti

pietro de bellis
pietro de bellis
16 settembre 2018 ore 21:02

Ora le sanse non vengono più inviate tutte al sansificio ma dopo estratto il noccioline o vanno ai digestori o usati come fertilizzante.

Luigi Susca
Luigi Susca
16 settembre 2018 ore 14:02

Ci sono diverse strade per verificare se è davvero olio italiano: il meno affidabile è lo spargimento Delle acque di vegetazione, anche queste si possono falsificare, mentre sarebbe più veritiero verificare lo scarico Delle sanse ai sansifici: se l'olio viene dall'estero il bilancio Delle sanse, da verificarei sia in frantoio che in sansifici smascherare bene tante magagne

Giovanni Agostino  Pinna
Giovanni Agostino Pinna
15 settembre 2018 ore 17:51

Articolo utile ed opportuno.
Oltreché essere molto interessante!