L'arca olearia

I limiti della nostra olivicoltura stanno nella cattiva politica?

I limiti della nostra olivicoltura stanno nella cattiva politica?

La raccolta registra perdite ovunque e la colpa è sicuramente da addebitare all’andamento climatico. Per l’Italia, a questo elemento negativo per tutti è da aggiungere, l’aumento dell’abbandono degli oliveti e, anche, tante disattenzioni causate da approssimazione organizzativa

31 gennaio 2017 | Pasquale Di Lena

Dai primi dati ufficiali (ho letto quelli del notiziario Mercacei) della campagna olivicola 2016/17in Europa, ancora in corso, che riportano anche le previsioni finali, si ha un quadro dell’olivicoltura europea non bello in generale (meno che per la Spagna): una produzione di olio inferiore del 19,2% (1.875.200 tonnellate di fronte al quantitativo complessivo raccolto nella campagna precedente che è stato di 2.322.400).

Questo dato negativo diventa allarmante per l’Italia che alla fine produrrà 243.000 t. di olio, cioè un quantitativo pari alla metà (-48,8%) di quello della campagna precedente. Ancor più preoccupante se si pensa che si prevede un ulteriore aumento (+ 15,7%) dei quantitativi di olio d’oliva importati, pari a un quantitativo di circa 600.000 tonnellate, in cambio di un’esportazione di 288.700 t., che vuol dire una perdita del 24, 4% di fronte ai quantitativi esportati nella campagna precedente.

Ma non basta (sempre per il nostro Paese) c’è da aggiungere anche la perdita di consumo (-3,6%) superiore alla media europea (-2,1%). A differenza della Spagna che, a parte una perdita di produzione di olio di oliva e dei consumi interni, registra dati positivi soprattutto nel campo delle esportazioni: 925.000 t. (+6,8%), di cui 590.000 t. (+9,2%) nei paesi dell’Unione europea e 335.000 (+2,7%) nei paesi terzi.

E’ vero, la raccolta registra perdite ovunque e la colpa è sicuramente da addebitare all’andamento climatico, ma, se parlo dell’Italia, a questo elemento negativo per tutti è da aggiungere, l’aumento dell’abbandono degli oliveti e, anche, di tante disattenzioni causate da approssimazione organizzativa.

Se, però, si mettono a confronto i dati della Spagna con quelli del nostro Paese per ciò che riguarda i consumi e, particolarmente, le esportazioni, al limite organizzativo c’è da aggiungere quello, ancor più evidente, della commercializzazione. Il limite dovuto a una mancanza di strategia di marketing da parte del centro (Governo e Ministeri, sia dell?Agricoltura che del Commercio) e, ancor più, della periferia,soprattutto Regioni. Un vuoto di idee e di programmi, di strutture adeguate agli obettivi che si vogliono raggiungere, che producono sprechi enormi di quelle risorse finanziarie che sono, e non poche, a disposizione della promozione, comunicazione, valorizzazione e commercializzazione dell’olio extravergine di oliva e, non solo, anche del vino e dell’insieme dei prodotti agroalimentari.

Tutto questo, come ho avuto modo di sottolineare in precedenti articoli, in un momento in cui si tocca con mano la crescita di interesse del consumatore di ogni angolo del globo, soprattutto dei nuovi consumatori, quelli che si stanno avvicinando solo da poco tempo all’olio extravergine di oliva.

Un interesse da cogliere e seguire con azioni programmate e mirate se si vuole trasformare in una voglia di acquisto e, così, rendere il nuovo consumatore un consumatore affezionato, anche del territorio.

L’olivicoltura e il suo olio extravergine di oliva, così strategici per l’agricoltura, la ruralità e per l’insieme dei territori del nostro Sud, sono solo l’esempio del vuoto politico, che spesso è anche culturale, di chi, a vari livelli, ha il compito di governare il territorio e sfruttare al meglio le risorse e i valori che esso esprime e ciò è possibile solo partendo dalla domanda del mercato e dalla possibilità di influenzarla proprio con le dovute e corrette azioni di marketing .

E’ al mercato che bisogna chiedere per ottenere la giusta risposta al bisogno di un reddito adeguato a chi produce e trasforma le olive in olio extravergine di qualità.

E’ il mercato, soprattutto quello globale, e non la distribuzione a pioggia delle risorse finanziarie, che ha la risposta giusta, e, non solo per il mondo dei produttori e dei trasformatori agroalimentari, ma anche per chi vive ed opera in un territorio che esprime la qualità e la diversità degli oli e degli altri suoi prodotti che, come chi sa, sono anche fondamentali testimoni e, come tali, promotori di turismi, che vogliono dire occupazione, reddito, sviluppo, futuro per le nuove generazioni.

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Le molecole chiave che danno il sentore di muffa e riscaldo-morchia all'olio di oliva

Entrambi i difetti sensoriali potrebbero essere discriminati con successo dagli oli extravergini di oliva per mezzo di un'analisi molecolare. Ecco la correlazione tra la concentrazioni di due composti volatili e le intensità dei difetti

17 novembre 2025 | 13:00

L'arca olearia

Aumentare l’efficienza di estrazione in frantoio e la resa in olio: trucchi e segreti

La resa in olio al frantoio dipende dall’efficienza di estrazione che può variare dal 78 al 91% a seconda delle regolazioni delle macchine. Ecco quali sono i fattori che possono più incidere sula resa e come intervenire

17 novembre 2025 | 11:00

L'arca olearia

Effetti della gestione del terreno sul deflusso, erosione e proprietà del suolo in oliveto

Un confronto tra tre sistemi di gestione del suolo in ragione dei tassi di precipitazioni, deflusso e perdita del suolo in un oliveto. Il risultato peggiore si ha con l'uso intensivo di erbicidi per lasciare il suolo nudo

16 novembre 2025 | 12:00

L'arca olearia

L'inerbimento dell'oliveto: chiave per il controllo dei parassiti dell'olivo

L'attuazione di un buon inerbimento dovrebbe essere focalizzato, tra gli altri obiettivi, sul controllo fitosanitario, modificando il microclima del suolo, riducendo le oscillazioni termiche e l'umidità relativa, che ostacola lo sviluppo della mosca dell'olivo

15 novembre 2025 | 12:00

L'arca olearia

L'olio venduto a scaffale è davvero extravergine di oliva? Gli oli a basso costo spesso provengono da processi di produzione meno controllati

Se non c’è fiducia del consumatore l’unico motivo di guida diventa il prezzo a scaffale. La tensione di un continuo ribasso dei prezzi dell’olio extravergine di oliva porta a ridurre la qualità, intrinseca e percepita. Una spirale senza fine e un disallineamento tra le aspettative dei consumatori e la qualità effettiva del prodotto

14 novembre 2025 | 17:30

L'arca olearia

Oliveto superintensivo: quando conviene e quando no

La vera incognita nella proposta di produzione olivicola superintensiva è la capacità di raggiungere il pieno potenziale produttivo degli alberi per un periodo di tempo sufficientemente lungo. L’analisi tecnico-agronomica deve precedere quella economica

14 novembre 2025 | 15:00