L'arca olearia

La produzione mondiale d'olio d'oliva aumenterà. Anzi no, scenderà

La produttività dell'oliveto mondiale, al netto dell'incremento delle superfici destinate a questa coltura, è destinato ad aumentare o diminuire? I ricercatori delineano scenari opposti, da un crollo produttivo dell'8% a un incremento del 4%. Tutta colpa dei cambiamenti climatici e dell'effetto su olivo e parassiti

13 gennaio 2017 | T N

Un mercato maturo, quale quello degli oli di oliva, ha bisogno di stabilità dei prezzi. Invece negli ultimi tre anni sono stati in altalena, a causa di forti variazioni produttive in Italia e in tutto il bacino del Mediterraneo.

Dal record negativo storico di 1,9 euro/kg, di soli quattro anni fa, l'extra vergine iberico è schizzato oltre i 3,5 euro/kg. Ancor più significativa, in termini di valori assoluti, l'oscillazione dei prezzi dell'olio italiano, posizionato sui 2.8 euro/kg e improvvisamente arrivato alla soglia dei 6 euro/kg.

Regna l'incertezza su quantità, qualità e quotazioni, per quest'anno e per quelli a venire.

In un simile contesto di instabilità gli investimenti sul settore sono fermi.

Affidarsi a modelli previsionali da parte degli esperti non aiuta, purtroppo, perchè le prospettive sono molto diverse a seconda dell'interpretazione che si dà ai cambiamenti climatici.

Ci sarà sicuramente un riscaldamento complessivo del pianeta, e anche dell'area di produzione dell'olivo, con conseguente minore aggressività della mosca delle olive che, con temperature troppo elevate, non riesce a proliferare.

E' su queste basi che EM Kabourakis, direttore dell'Istituto di Viticoltura, Floricoltura e Orticoltura (IVFVC) in Grecia, prevede un incremento produttivo complessivo degli oliveti. Precedenti studi nel settore hanno già confermato che un incremento medio della temperatura di 1,8 °C aumenterà lo sviluppo di piantagioni di olivi, diminuendo, allo stesso tempo, il tasso di sopravvivenza della mosca. Ne risulta un incremento produttivo del 4,1%. Alle stesse conclusioni è giunto anche Luigi Ponti dell'italiana Enea.

Scenario diverso, basato anche su trend storici vede invece Juan Vilar dell'Università di Jaen che stiamo assistendo a cali produttivi ad ettaro significativi, anche dell'ordine del 18% in Europa. Solo in Spagna la produttività media ad ettaro degli oliveti è passata da 285 kg a 256 kg di olio.
Il problema della competitività del settore, così fortemente dipendente dal clima e da eventi eccezionali, è il vero tallone d'Achille del sistema olivicolo. In questo contesto il rischio è che il comparto diventi sempre più marginale, non attraendo investimenti e quindi deperendo anno dopo anno.

Scenari molto diversi che, nel primo caso, tengono unicamente conto di fattori climatici e agronomici, nel secondo anche di fattori umani ed economici.

E' evidente che la risposta dell'oliveto mondiale ai cambiamenti climatici, la stabilità produttiva e dei prezzi sarà una delle principali sfide che il comparto olivicolo-oleario si troverà ad affrontarfe nel corso del prossimo decennio.

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