L'arca olearia 23/09/2016

Un altro annus horribilis per l'olio d'oliva italiano ma i prezzi non saliranno alle stelle

Le previsioni della campagna olearia 2016/17. Siccità e caldo al Sud, mosca al Centro-Nord e l'Italia ripiomba nell'incubo, con una produzione che non arriverà a 250 mila tonnellate. Sotto le attese anche la campagna olearia in Grecia e in Spagna. Pessima annata in Tunisia. Le giacenze serviranno a calmierare i prezzi


Lo spettro del 2014 aleggia nuovamente sull'Italia. Il ricordo è ancora fresco, due anni fa l'olio era poco e spesso anche poco buono.
Oggi la situazione appare molto simile a quella del 2014, anche se probabilmente non così drammatica.
Le prossime settimane saranno decisive.
Ritornando con la mente al 2014, infatti, ricordiamo che proprio gli attacchi settembrini di mosca delle olive causarono le maggiori perdite, in presenza di un carico produttivo non esaltante.
Evitare che si ripeta la storia è e sarà compito degli olivicoltori.

Già oggi, comunque, dobbiamo fare i conti con una produzione che in Italia difficilmente supererà le 250 mila tonnellate, ma che potrebbe anche precipitare verso le 230 mila.
Molto dipenderà dalle condizioni meteo, dalla mosca delle olive ma anche dalla volontà degli agricoltori di raccogliere le loro olive. In molte aree, infatti, il carico produttivo è il 15-20% di quello normale, con il rischio che le olive restino sulle piante, perchè considerato antieconomico raccoglierle.

Chi farà la parte del leone, un'altra volta, sarà la Puglia. Bene in particolare il nord barese, per qualità e quantità, anche se ci sono stati segnalati recenti attacchi di mosca nelle aree costiere. Scarsa la produzione in tutto il Salento, invece. Situazione a macchia di leopardo nel Gargano, a causa dei recenti fenomeni estremi. La produzione pugliese dovrebbe comunque superare le 100 mila tonnellate.

La seconda forza olivicola del Paese si conferma la Calabria, anche in questo caso con situazioni a macchia di leopardo. Produzione scarsa nel crotonese e nel catanzarese. Discreta, ma nulla più, nel reggino. La produzione, molto difficilmente, supererà le 50 mila tonnellate. Molto dipenderà dalle rese in frantoio.

Situazione molto difficile in Sicilia con una produzione di 25 mila tonnellate. A essere penalizzata tutta la fascia orientale dell'Isola. Catania, Ragusa e Siracusa saranno le province più colpite. Situazione a macchia di leopardo nel trapanese. Ad aver colpito la Sicilia soprattutto le condizioni meteo primaverili, con un caldo afoso che ha pregiudicato la fioritura, e la siccità estiva.

Maglia nera, in quanto a riduzione della produzione nel Centro Italia, a Umbria e Campania, con cali del 40-50% rispetto allo scorso anno, soprattutto dovuti alla mosca delle olive. Diminuzioni più limitate ma comunque importanti, nell'ordine del 30% in tutte le altre regioni, dal Lazio alla Toscana, dalle Marche all'Abruzzo. Calo pronunciato anche sull'altra isola nazionale, la Sardegna, a causa, però, soprattutto di un'ondata di caldo durante l'allegagione.

Previsioni di produzione ancor più negative per il Nord Italia, con cali che vanno dal 50% della Liguria al 60-70% del lago di Garda. Meteo e soprattutto mosca delle olive hanno decimato il raccolto.

Le buone previsioni produttive della primavera in Spagna, che davano una produzione di 1,6-1,8 milioni di tonnellate, si sono dovute scontrare con caldo e siccità estive, tanto che oggi la produzione è stimata di circa 1,3 milioni di tonnellate, quindi in linea con l'anno scorso.
Molto più bassa, però, delle 2 milioni di tonnellate che oggi sono considerate il potenziale produttivo iberico.
La situazione produttiva più difficile proprio in Andalusia, vero bacino oleario spagnolo, a causa della siccità estiva e delle altissime temperature fino ai primi di settembre. Temperature spesso record, di 45 gradi e oltre durante il giorno, che hanno provocato forti stress alle piante. Hanno risentito meno delle condizioni meteo difficili, mantenendo quindi produzioni più elevate, le aree interne del Paese, come l'Extremadura.
Le prospettive produttive dipenderanno comunque molto dalle piogge delle prossime settimane. Allo stesso modo la qualità, visto il rischio di comparsa del difetto di secco, ma non di mosca visto che Bactrocera oleae non ha colpito in Spagna quest'anno.

Annata di scarica anche in Grecia, soprattutto a causa della pessima campagna olearia a Creta, che rappresenta circa un terzo dell'olivicoltura ellenica. Discreta invece la campagna nel Peloponneso. La stima produttiva, in questo caso, oscilla tra le 220 e 230 mila tonnellate. Buona la qualità, anche se mancherà la Koroneiki, tipica varietà dell'isola di Creta.

Crollo produttivo in Tunisia, a causa della siccità. La produzione non supererà le 100 mila tonnellate e probabilmente si fermerà a 80 mila. Tutto dipenderà dalle piogge delle prossime settimane. A risentire del caldo e della siccità soprattutto le aree meridionali. Discreta la produzione negli oliveti settentrionali irrigui.

Produzione nella media degli ultimi anni per Marocco e Portogallo. Entrambi non supereranno le 100 mila tonnellate ciascuno, con una situazione a macchia di leopardo.

In controtendenza la produzione in Turchia, accreditata di 190 mila tonnellate. In particolare sarà annata di carica nell'area del nord ovest, dove domina la cultivar Ayvalik. Da segnalare che la Turchia potrebbe prendere il posto della Grecia nell'export. Infatti nel Paese turco, a causa del crollo del turismo e delle difficoltà economiche, sono crollati i consumi di olio d'oliva, a favore di oli vegetali più economici. Metà o più della produzione nazionale sarà destinata all'export.
La Turchia, inoltre, potrebbe avvantaggiarsi della situazione di guerra in Siria per far confluire la produzione di quel Paese proprio in Turchia.

Nel complesso sarà un'annata di scarica in tutto il bacino del Mediterraneo ma i prezzi non saliranno alle stelle secondo gli operatori.
A calmierare le quotazioni dovrebbero essere le scorte, pari a 350 mila tonnellate in Spagna e 100 mila in Italia.
E' ipotizzabile, anche se molto dipenderà dalla dinamica delle prossime settimane e dalle prospettive reali sulla produzione, che l'olio extra vergine d'oliva italiano possa attestarsi sui 4,5 euro/kg, magari dopo punte di 5 euro/kg. L'olio spagnolo, invece, dovrebbe attestarsi poco oltre i 3,5-3,6 euro/kg. Si tratta di quotazioni molto alte, se consideriamo le quotazioni di 2,2 euro/kg dell'olio iberico nel 2013 e di meno di 3 euro/kg di quello italiano dello stesso anno, ma certamente più basse dei 4 euro/kg dell'olio iberico nel 2014 e dei 6 euro/kg di quello italiano nello stesso anno.

di Alberto Grimelli, Marcello Scoccia

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Commenti 1

alessandro vujovic
alessandro vujovic
02 ottobre 2016 ore 17:55

Riguardo all'affermazione che l'Umbria porti la "Maglia nera, in quanto a riduzione della produzione nel Centro Italia, assieme alla Campania, con cali del 40-50% rispetto allo scorso anno, soprattutto dovuti alla mosca delle olive", apprendo, dalla stampa locale, (fonte Coldiretti) che le previsioni indicano un calo del 35%. Interpreto questo dato previsionale (ma le previsioni in un campo così complesso possono essere solo indicative di un trend ma ben lontane dalla validità di un dato statistico) calcolato sulla produzione del 2016 (5.781 tonnellate) ma aspetterei prima di lanciare messaggi catastrofici, pur nella severità della situazione. La ricorrenza di questo quadro, dopo l'annata olearia 2014, dovrebbe impegnarci ad investire maggiormente nella ricerca di soluzioni scientifiche (coinvolgendo gruppi di ricerca pubblici/privati) e sopratutto impegnare i produttori, in stretto contatto con le associazioni e tecnici del settore, in un monitoraggio e trattamento fitosanirio serio e per non trovarli "impreparati".