L'arca olearia

Olive verdi colorate con solfato di rame, così smerciavano il prodotto vecchio

Non si possono utilizzare sulle olive dolci da tavola né la clorofilla né il solfato di rame. Sull'80% dei campioni prelevati è stato riscontrato il composto, anche in concentrazioni doppie rispetto a quanto previsto dalla normativa

04 febbraio 2016 | C. S.

Oltre 85 tonnellate di olive colorate con solfato di rame sequestrate, 19 persone denunciate e 26 comunicazioni di notizia di reato. Questo il risultato dell’operazione “Olive Verniciate” svolta dal Corpo forestale dello Stato nel corso di una campagna straordinaria di controlli sulle olive verdi da tavola che ha portato in totale 66 controlli e 39 campionamenti. I presunti responsabili dovranno rispondere di impiego fraudolento di additivi non consentiti, vendita di alimenti non genuini come genuini, detenzione per il commercio, in modo doloso, di sostanze destinate all’alimentazione pericolose per la salute pubblica. Sono state inoltre elevate sanzioni amministrative per un importo di diverse migliaia di euro.

Pensando di trovare un maggior favore da parte dei consumatori, alcuni produttori hanno fatto ampio ricorso a due coloranti di origine vegetale, l’E140 e l’E141, a base di clorofilla o di suoi derivati rameici. Tali coloranti, atossici, sono tuttavia banditi dalle olive e da svariati anni gli organi di controllo vigilano affinché le olive verdi da mensa commercializzate ne siano esenti.

Per poter eludere tale sorveglianza, recentemente sono state messe a punto delle nuove tipologie di frodi, per cui, al posto dei coloranti a base di clorofilla, le olive vengono immerse in soluzioni concentrate a base di solfato di rame, ossia vengono “verniciate” , come si dice nel gergo di chi pratica questo tipo di frode, per conferire una colorazione verde intensa, anche in presenza di olive raccolte nell’annata precedente e, dunque, caratterizzate da una colorazione estremamente sbiadita. L’efficacia della frode è garantita da fatto che, di norma, il solfato di rame non viene impiegato quale colorante, anche a fronte della sua tossicità, e che pertanto non viene ricercato nelle normali analisi di laboratorio eseguite dagli organi di controllo.

Il solfato di rame nei campioni prelevati è stato riscontrato in concentrazioni doppie rispetto a quanto previsto dalla normativa che lo fissa come “Limite massimo di residuo” (LMR) in misura non superiore a 30 mg/kg quale risultanza sull’oliva del trattamento fatto sulla pianta per scopi fitosanitari come ad esempio per contrastare attacchi fungini, tra cui la Peronospera.

Si ricorda che può essere utilizzato esclusivamente per pratiche agricole, ma in questi casi è stato illecitamente utilizzato per colorare le olive di un verde intenso e attraente.

Non si possono utilizzare sulle olive dolci da tavola né la clorofilla né il solfato di rame.

Il Corpo forestale dello Stato ha scoperto un uso illegale del solfato di rame direttamente sulle olive, con funzione di colorante e stabilizzante, quindi assolutamente vietato. Infatti è stata riscontrata una quantità che si aggira sui 70 mg/kg quindi, più del doppio del consentito.

Il solfato di rame è bio-accumulabile dall’organismo e pertanto persiste negli organi e come tutti i metalli è difficilmente smaltibile.

In sostanza il trattamento consentiva:

- di rendere le olive molto più colorate, di un verde intenso ed uniforme su tutti i frutti;

- di riciclare olive prodotte nelle annate precedenti smaltendo le scorte presenti in magazzino.

È consigliato pertanto scegliere le olive dolci da tavola che non abbiano una colorazione verde intenso e uniforme (perché altrimenti potrebbe essere artificiale).

I controlli sulle olive sono stati effettuati anche sulle tre dop registrate presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali: Nocellara del Belice; Bella della Daunia (Bella di Cerignola); Oliva tenera Ascolana. Durante i controlli delle dop sopra menzionate i Forestali non hanno riscontrato problematiche legate al solfato di rame.

In occasione dei controlli, il Corpo forestale dello Stato ha però presentato denunce sia per frode in commercio, relativamente a olive etichettate falsamente come “made in Italy”, sia per illecito utilizzo di denominazione protetta, con riferimento a numerosi lotti di falsa “Nocellara del Belice”. Infine, nel corso delle operazioni condotte sono stati sequestrati circa 5.250 quintali di olive da mensa in cattivo stato di conservazione.

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