L'arca olearia

Olio extra vergine di oliva di Puglia: serve più coraggio

Il mondo produttivo si è presentato unito per reclamare l'Igp per l'olio extra vergine di oliva pugliese. Questa è una buona notizia. Presentato il disciplinare di produzione. Osare di più si può

23 giugno 2015 | T N

Dopo anni di divisioni, in cui ognuno ha badato al proprio orticello, è certamente una notizia che l'intero mondo produttivo pugliese si sia ritrovato unito per reclamare, unitariamente, il riconoscimento dell'Igp Puglia.
I primi abboccamenti già a fine 2014 e poi un lungo lavoro, cercando di mettere da parte le reciproche diffidenze.
Unaprol, Cno, Unasco, Unapol e Aipol tutte insieme, con i frantoiani di Puglia dell'Afp e le principali organizzazioni dei produttori regionali.
La presentazione del progetto, e della prima bozza di disciplinare di produzione, il 19 giugno a Bari.

Dopo tanto chiacchericcio, un po' di azione e di autocritica. Una novità per il mondo olivicolo.

Nella scorsa campagna olearia non sono mancate in Puglia, secondo gli attori intervenuti, azioni speculative perpetrate da grossi frantoi e aziende olearie del centro nord (Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo e Marche) che hanno condizionato il mercato delle olive da olio, evidenziando così l’estrema debolezza del sistema pugliese. La storica carenza di programmazione e di un vero sistema di filiera ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica un paradosso tutto pugliese: forti nella produzione, deboli nel mercato.

Giusta analisi della frammentazione e dell'individualismo, corretta anche l'individuazione della soluzione: una marchio ombrello sotto cui ritrovarsi. Ovviamente cercando di non ripetere gli errori fatti in passato in Puglia e altrove. E cercando di non eccedere con il vittimismo, una tendenza che si evidenzia ancora in qualche passaggio del comunicato di chiusura dell'evento di presentazione.

E’ evidente – si legge - che la politica agricola nazionale deve chiarire se quella “olivicola” è una filiera strategica e dare risposte su un sistema di controlli che, oltre ad essere caratterizzato da sanzioni minime e inefficaci, non riesce a coprire nemmeno il 10% circa delle frodi totali. E’ opinione diffusa che estendere i controlli alla tracciabilità significa ledere gli interessi delle lobby e delle multinazionali che grazie alle ormai note operazioni di “chirurgia chimica” riescono a mantenere le loro quote di mercato disattendendo tutte le regole e le norme comunitarie in vigore. Queste situazioni hanno reso l’olio d’oliva uno dei prodotti più coinvolti nell’universo delle frodi alimentari.

C'è del vero, ovviamente, nelle parole espresse durante l'incontro ma oggettivamente stonano in un contesto che vuole celebrare la riscossa e la rinascita. La risposta della Puglia olivicola alle frodi è nei fatti, con il progetto di Igp.

Certo, non stonerebbe un po' più di coraggio nella definizione del disciplinare di produzione che assomiglia, un po' troppo, a quello della Dop Terra di Bari. Delle due l'una. O la Dop Terra di Bari era molto avanti una decina di anni fa, oppure all'Igp Puglia serve un po' più di coraggio.

Le prescrizioni agronomiche sono un po' blande, semplicemente indicando l'aderenza ai disciplinari di produzione integrati. L'indicazione di un obbligo di potatura annuale per oliveti intensivi e biennale per quelli tradizionale è un segnale di voler dare maggiore attenzione al campo. Peccato stonino la presenza della Frantoio e della Leccino, cultivar certamente non autoctone, nel disciplinare.

Segnali contrastanti. Il disciplinare è in bozza e certamente qualche revisione è utile, anche sui parametri qualitativi dell'olio.
Il valore di 0,5% dell'acidità libera, pari a quello della Dop Terra di Bari, appare anacronistico rispetto alla qualità raggiungibile con corrette tecniche e tecnologie oggi.
Meritevole di attenzione l'abbassamento dei perossidi, da 12 meq/kg della Dop Terra di Bari, ai 10 meq/kg del progetto di Igp Puglia. Un plauso all'inserimento del parametro degli etil esteri, a 20 mg/kg, segnale di voler fare qualità.
Stona il valore di soli 250 ppm per i polifenoli. Meglio sarebbe 300 ppm per poter dire che tutto l'olio extra vergine d'oliva Igp Puglia è nuttraceuticamente efficace e può fregiarsi del claim salutistico indicato dall'Efsa.

Si può osare di più. I pugliesi hanno le risorse e le competenze professionali per ambire a produrre grandi quantità di un olio extra vergine d'oliva di assoluta eccellenza. Non è più tempo di mezze misure.

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