L'arca olearia

Ecco come gli Stati Uniti si apprestano a dare l'assalto all'olio d'oliva

Due recenti ricerche magnificano le virtù dei grassi polinsaturi associandoli alla Dieta Mediterranea. Meglio l'olio di semi di mais che non l'extra vergine per abbattere il colesterolo. Studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Quanto dobbiamo preoccuparci? Lo abbiamo chiesto a Nicola Uccella dell'Università di Calabria

21 novembre 2014 | Alberto Grimelli

Il consumo di olio di semi di mais, ai fini del controllo del peso, del basso consumo di grassi saturi e di una dieta anti-colesterolo, ha comportato dei cambiamenti più favorevoli, sui contenuti di colesterolo Ldl-c e altri lipidi aterogenici, rispetto all'olio extra vergine d'oliva.

Queste le conclusioni di uno studio condotto dalla Utah University su 54 persone, sia donne che uomini, che hanno condotto una dieta per 21 giorni ricca di un olio ad alto tenore di acidi grassi polinsaturi (olio di semi di mais) e un olio ad alto tenore di acidi grassi monoinsaturi (olio extra vergine d'oliva).

La conclusione è basata su dati. L'olio di semi, nei 21 giorni, ha ridotto i livelli di colesterolo Ldl-c del 10,9%, contro il 3,5% dell'olio d'oliva, e del colesterolo non Hdl-c del 9,3% contro l'1,6% dell'olio d'oliva.

Apparentemente, quindi, una vittoria schiacciante per l'olio di semi di mais.

A questa ricerca dobbiamo aggiungere le affermazioni di altri ricercatori, provenienti dalla Columbia University, che hanno affermato che “aderire ai dettami della Dieta Mediterranea significa consumare regolarmente più frutta, verdura, pesce, legumi e grassi polinsaturi”.

L'olio extra vergine d'oliva, re della Dieta Mediterranea, è ad alto tenore di acidi grassi monoinsaturi, non polinsaturi.

Quanto ci dobbiamo preoccupare per questo nuovo atteggiamento americano? Dopo aver magnificato la Dieta Mediterranea, ora la plasmano a loro uso e consumo? Per comprendere meglio cosa sta accadendo abbiamo interpellato Nicola Uccella, dell'Università della Calabria, nonché membro della Royal Society of Chemistry Fellow, della NY Academy of Sciences e dell'Institute for Research in Europe on Molecular Science.

- Ma i grassi polinsaturi sono così efficaci per ridurre il colesterolo?

Se una persona volesse ridurre il colesterolo in fretta, prima dei grassi polinsaturi ci sono le statine e i fitosteroli.

- Dunque i ricercatori statunitensi hanno torto?

No, non hanno torto. Hanno solo distorto. L'abbattimento del livello di colesterolo è un dato. E' però anche noto che gli oli di semi, se consumati con regolarità, portano a un'infiammazione sistemica del nostro organismo. Un consumo eccessivo di di grassi polinsaturi è associato a immunosoppressione e insorgenza di neoplasie. Il problema non è però confutare la linea americana ma averne una propria, italiana ed europea.

- Così però gli Stati Uniti rischiano di modificare il mercato, spingendo il consumo di olio di semi

Certamente quando l'industria alimentare americana deciderà di dare l'assalto all'olio extra vergine di oliva lo farà su queste basi, che noi dovremo poter confutare scientificamente.

- Così però distruggono il mito della Dieta Mediterranea

Ha detto bene, il mito. Lo sa che nel suo primo libro Ancel Keys non parla mai di Dieta Mediterranea e suggerisce il consumo di olio di semi di mais? Ci basiamo troppo su concetti del passato, come le calorie.

- Le calorie un concetto del passato?
Certo, il metodo fu messo a punto 150 anni fa. E parte da un presupposto sbagliato, ovvero che tutto il cibo ingerito si converta in acqua e anidride carbonica, sviluppando energia. Così non è. La caloria, come indicatore energetico, è sbagliato almeno del 40%.

- Resta il fatto che il sistema alimentare si basa su queste toerie
E' comodo adagiarsi su conoscenze acquisiste. E' più difficile percorrere nuove strade, come dovremmo fare anche con l'extra vergine d'oliva. Basta parlare di polifenoli. Lei sa cos'è l'acido asclebico?

- Confesso la mia ignoranza...

L'acido asclebico è l'isomero cis dell'acido oleico. E' un acido grasso che ritroviamo in quantità modeste, di solito, nell'olio extra vergine. In certe aree, come quella di Lamezia Terme o in Egitto, però può arrivare a quantità considerevoli, anche del 2-4%. L'acido aslcebico è un componente molto importante del nostro sistema nervoso, utile a rendere più fluide le membrane cellulari. Questo è solo un esempio. L'olio extra vergine d'oliva è ancora tutto da scoprire, ma serve la volontà di farlo.

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Aggiornamento obbligatorio dell'olio di oliva "in attesa di classificazione"

A partire dalla campagna 2025/2026, l'olio prodotto e dichiarato nel registro telematico dovrà essere classificato nella sua categoria definitiva (Extra Vergine, Vergine o Lampante) secondo una precisa tempistica. Se prodotto in conto proprio si utilizzerà il relativo codice operazione "00 - Classificazione"

09 agosto 2025 | 11:00

L'arca olearia

Per conquistare i consumatori internazionali di olio di oliva occorrono valori autentici

Progettare campagne che generino empatia, coinvolgere i consumatori nella storia del prodotto e investire in certificazioni riconosciute può fare la differenza. I giovani consumatori, sebbene meno fedeli all’olio d’oliva, sono fortemente influenzati dai social media

08 agosto 2025 | 17:00 | Giosetta Ciuffa

L'arca olearia

I nanofertilizzanti del calcio e del silicio migliorano gli attributi morfologici e la composizione degli acidi grassi nell'oliva

Gli effetti sinergici tra silicio e calcio, poiché l'applicazione simultanea di questi due elementi ha impatti più benefici sull'oliva rispetto al loro utilizzo individuale

08 agosto 2025 | 16:00

L'arca olearia

Le risposte fisiologiche e biochimiche delle olive all’infezione da Colletotrichum

I marcatori di stress ossidativi (MDA, H 2 O 22) hanno rivelato risposte distinte alla difesa. I livelli di clorofilla, carotenoidi e zucchero variavano da cultivar e specie di agenti patogeni

08 agosto 2025 | 15:00

L'arca olearia

La dinamica di raffreddamento superficiale nelle olive utilizzando l'imaging termico

La temperatura del raccolto è un fattore determinante per la qualità dell'olio d'oliva. Quando le olive arrivano al frantoio con elevate temperature, il calore aggiuntivo generato durante la frangitura e la gramolazione può spingere le temperature della frutta oltre le soglie note per innescare difetti di fermentazione e sensoriali

08 agosto 2025 | 14:00

L'arca olearia

I frantoi italiani rimangono solo una ispirazione dal passato?

La voglia di innovazione e di conquista dei mercati oggi non ha più sede in Italia ma, forse, in Turchia. Haus è partita alla conquista del mercato oleario nazionale “e ci crediamo fortemente”

08 agosto 2025 | 11:00

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati

Francesco Donadini

24 novembre 2014 ore 18:54

Dimenticavo: con quali solventi si estrae l'olio di mais?

Francesco Donadini

24 novembre 2014 ore 18:51

l'olio extravergine d'oliva è un patrimonio dell'umanità, ci sono voluti gli Etruschi per capire che era anche buono in tavola. Lo stimolo che propone il prof. Uccella è fondamentale: la ricerca indefessa a trovare i valori sconosciuti, latenti, i punti di forza di ciò che abbiamo sotto al naso tutti i giorni, un prodotto vivo, ogni anno sempre diverso e sempre più importante in una dieta salutare!

vittorio orlando

24 novembre 2014 ore 09:20

GRAZIE DOTT.UCCELLA,IL FATTO RIMANE CHE SE NOI STESSI NON CI CREDIAMO IN QUELLO CHE ABBIAMO CI SORPASSANO ANCHE LE LUMACHE CON L'ARTRITE.GLI INCENTIVI AGLI AGRICOLTORI ANCHE QUELLI PICCOLI POTRANNO INCORAGGIARE A RIPRENDERE VIGORE E CREDERE IN UN SETTORE PER DECENNI MALTRATTATO DALLA POLITICA E DALLA FINANZA CHE HA BEN ALTRI INTERESSI.RIPARTIAMO DAL BASSO, L'OLIVICOLTURA ITALIANA E' FATTA IN MAGGIORANZA DA PICCOLI PRODUTTORI CHE COMUNQUE DANNO VITA AD UN SETTORE DINAMICO,QUINDI PRODUTTIVO CREANDO UN'INDOTTO INTERESSANTE CHE ABBRACCIA INNUMEREVOLI SETTORI.(fra poco con il beneplacido dei nostri governantiTUTTI ci ruberanno anche le mutande)BUONA GIORNATA..VITTORIO

Gigi Mozzi

22 novembre 2014 ore 11:58

mi sembra che un campione di 54 persone, seppure equamente suddivise tra maschi e femmine, per un periodo di osservazione di 21 giorni (che sono tanti se aspetti il treno, ma certamente pochi per sedimentare risultati di modifiche al colesterolo), sia più da considerare una ricerca di "focus group" e quindi capace di fornire risultati "qualitativi" ed "esplorativi", piuttosto che una "ricerca di base", capace di confutare le conoscenze degli effetti sul nostro organismo degli oli da olive e degli oli di semi. Trovo importante la proposta del professor Uccella di cercare nuove strade, per ri-scoprire nuove virtù salutistiche dell'olio extravergine. "Noi speriamo che ce la facciamo".