L'arca olearia
Trattamenti con dimetoato contro la mosca delle olive: cosa non ha funzionato?
E' l'anno di Bactrocera oleae, se ne parla in frantoio e in ogni dove, con scambi di consigli e opinioni. Tra miti di nuove mosche delle olive ogm e la realtà di dover cambiare le abitudini di una vita, anche in oliveto
12 novembre 2014 | R. T.
Come controllare Bactrocera oleae, ovvero la mosca delle olive?
E' questo il tema dell'anno in frantoio. Sorpassate le discussioni sulle rese e le disfide su qualche decimo di punto in più. Guardando ai risultati delle acidità, ci si confronta sui metodi di controllo di questo insetto.
La domanda più ricorrente è: anch'io ho effettuato i trattamenti contro la mosca delle olive ma non hanno funzionato. Perchè?
Non esiste una risposta semplice a questa domanda e così si cerca conforto nelle spiegazioni più fantasiose, come la nascita di mosche ogm oppure di mosche resistenti al dimetoato, ancor oggi il più diffuso principio attivo contro Bactrocera oleae.
In realtà per rispondere a questa domanda occorre un'analisi di quanto successo quest'anno in oliveto.
Le infestazioni di mosca delle olive si sono susseguite a ritmo continuo da luglio fino a ottobre inoltrato, con generazioni che si sovrapponevano e un ciclo che, in alcuni casi, sembrava inferiore ai 30 giorni descritto dalla letteratura scientifica. E' noto che il clima influenza il ciclo del parassita soprattutto con la temperatura e in misura minore con l’umidità. Le condizioni climatiche nell'estate 2014 sono state ideali.
I bollettini dei servizi fitosanitari regionali, in genere, sono stati tempestivi e tempestivamente comunicati agli olivicoltori. Il problema che si è posto è il tempo trascorso tra la diramazione del bollettino e l'effettiva data del trattamento contro la mosca delle olive. Normalmente, infatti, occorrono dai 6 agli 8 giorni perchè l'uovo diventi larva e altri 6-8 giorni perchè si arrivi alla larva di II età, più difficilmente controllabile dal trattamento con dimetoato. La larva di II età, infatti, comincia a entrare più in profondità nell'oliva, laddove l'azione citotropica del dimetoato non può avere effetto.
Con l'accelerazione del ciclo del parassita, ritardare anche solo di 3-4 giorni il tempo dell'intervento può aver significato perdere il momento giusto, avendo fatto sviluppare troppo le larve, con una diminuzione dell'efficacia dell'intervento.
A questo va aggiunto un altro problema, non secondario in quest'annata. Il dimetoato è un principio attivo solubile in acqua. Normalmente il problema non si pone, nel senso che la stagione di maturazione delle olive è piuttosto asciutta, con scarsa piovosità. Quest'anno, tuttavia, umidità e piogge sono state frequenti. Se è vero che il dimetoato è “assorbito” all'interno dell'oliva nel volgere di poche ore, è altrettanto vero che una buona pioggia potrebbe aver ridotto l'efficacia dell'intervento, limitando l'azione adulticida, poiché il principio attivo era dilavato dalla superficie delle olive, e riducendo l'efficacia larvicida quando l'oliva si fosse imbibita d'acqua a seguito delle piogge. In questo caso, infatti, il dimetoato si sarebbe potuto diluire a tal punto da ridurre l'effetto mortale.
A queste ragioni dobbiamo aggiungere i problemi riguardanti l'uniformità di distribuzione del principio attivo, causati da eccessiva velocità di intervento oppure da botti/atomizzatori non in perfetto stato. La conseguenza è una riduzione dell'efficacia con aumento della popolazione delle future generazioni.
Nel complesso, quindi, nelle difficoltà di controllo della mosca delle olive hanno inciso vari fattori, alcuni difficilmente controllabili e altri gestibili, a patto di cambiare alcune abitudini.
Per il prossimo anno risulterà indispensabile un controllo più frequente dei bollettini fitosanitari, oppure monitoraggi frequenti e attenti, oltre a una buona celerità di intervento (max 1-2 giorni dal rilevamento dell'attacco). Sarà anche utile controllare le previsioni meteo, eventualmente scegliendo il principio attivo più adatto, ricordando, per esempio, che l'imidacroprid è solubile in olio più che in acqua. Infine far controllare l'atomizzatore e assicurarsi la massima efficienza del mezzo, adeguando i volumi d'acqua alle condizioni vegetative dell'oliveto.
Tutto questo sperando che un'annata horribilis come quella appena trascorsa non ricapiti tanto presto.
Approfondisci l'argomento, leggi anche: La mosca delle olive ci ha trovati impreparati ma niente panico
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Accedi o RegistratiDiego Leva
15 novembre 2014 ore 18:45Alessandro, immagino si sia fatto in passato, delle gran scorpacciate di miele d'olivo
Alessandro La Palombara
15 novembre 2014 ore 00:54Imidacloprid?!! Il neonicotinoide responsabile della moria delle api? Solubile in olio?! Bella soluzione!!!
Per chi non lo conosce.... http://youtu.be/1gjsSdoyfc4
Alessandro La Palombara
15 novembre 2014 ore 19:25Simpatico!! La tua superficialità è pari al tuo umorismo.
Prova a leggere, ad esempio, questo articolo (http://www.mieliditalia.it/index.php/api-agricoltura-ambiente/notizie-api-e-pesticidi/81006-imidacloprid-e-ambiente) vedrai che il problema non è solo delle api, ma delle coccinelle, dei lombrichi, parti infinitesimali di questa sostanza uccidono molluschi e crostacei. E' noto, tra l'altro, che provochi danni cerebrali al genere umano durante la fase dello sviluppo. Io non sono un chimico, ma è probabile che essendo solubile in olio si ritrovi anche nell'olio stesso. Tu li conosci gli agricoltori? Io si. Quanti di questi faranno trattamenti senza rispettare i tempi minimi di carenza? Adesso fatti un'altra risata!!!