L'arca olearia
Dalla crisi olivicola d'oggi alle opportunità del domani
Sono molti gli olivicoltori, piccoli e grandi, che, in mancanza di una produzione minima per organizzare il raccolto, non l’hanno neanche iniziato. Non più rinviabile un piano del comparto e una strategia di marketing da mettere nelle mani di persone capaci e non improvvisatori
28 ottobre 2014 | Pasquale Di Lena
Trasformare in opportunità le difficoltà della raccolta 2014 che, nel Molise, sta per finire. Una raccolta segnata da una pesante perdita di produzione con la qualità che non riesce a toccate i livelli di eccellenza. Sono, questi ultimi due elementi, le ragioni di una situazione molto delicata per il futuro del comparto e l’immagine stessa degli oli molisani. Non più rinviabile un piano del comparto e una strategia di marketing da mettere nelle mani di persone capaci e non improvvisatori.
Anche il Molise paga a caro prezzo la perdita di raccolta delle olive che, si può pensare, sarà pari al 50% della produzione dell’altro anno.
Davvero un “anno nero” per la più importante coltivazione arborea regionale e quella fascia collinare che nell’olivo ha un alleato sicuro. Un alleato, sia per ciò che riguarda la presenza di piccole e medie aziende, impegnate a mantenere viva l’agricoltura e a dare una parte del reddito ai coltivatori, che per la salvaguardia e tutela ambientale e paesaggistica e il mantenimento di attività legate alla trasformazione, promozione e commercializzazione dell’olio.
Sono molti gli olivicoltori, piccoli e grandi, che, in mancanza di una produzione minima per organizzare il raccolto, non l’hanno neanche iniziato.
Le ragioni di una annata molto scarsa di quantità e, per fortuna, sufficiente per qualità, trova le sue ragioni nelle avversità atmosferiche e andamento climatico con le piogge, l’umidità e, anche, il freddo nel momento della fioritura e nella prima parte dell’estate, seguito poi da un lungo periodo di caldo. Un andamento che ha dato spazio a generazioni ripetute della mosca olearia, con attacchi continui difficili da gestire.
Una situazione non facile quella che si è venuta a creare, che sarebbe un grave errore sottovalutare, proprio perché molto delicata per il futuro del comparto e l’immagine stessa degli oli molisani, con la possibilità di esporli a fenomeni fraudolenti e a speculazioni che non hanno alcun significato se non quello di punire il valore di un prodotto. Una qualità - nella generalità dei casi - buona, anche se non eccelsa, per i mille territori molisani che, da secoli, la sanno esprimere insieme con la tipicità, grazie a una diversità di oli ricca di ben 18 varietà di olive, con la “Gentile di Larino” rappresentativa di un terzo dell’oliveto Molise.
Una situazione ancor più delicata e difficile per la mancanza di un piano olivicolo nazionale e regionale e, con esso, di una strategia di marketing capace di mettere a disposizione dei produttori quel valore aggiunto che serve a fare nuovi investimenti, e, dare così continuità e futuro all’olivicoltura italiana e, in particolare, a quella molisana.
Certo, la frammentazione aziendale e l’individualismo esasperato degli olivicoltori, non sostenuti da unità di azione dei piccoli come dei grandi produttori, completano e aggravano il vuoto di una programmazione che, per l’olivicoltura, è ancor più necessaria di altri comparti. Basti pensare alla difficile e complessa situazione della produzione mondiale di olio e del mercato dello stesso, con la Spagna che, grazie all’acquisizione delle nostre più grandi e più conosciute aziende, sempre più padrona di un mercato che, in fatto di qualità, è sempre stato sotto il controllo dell’olio italiano.
C’è bisogno, parlando del Molise, di una visione strategica chiara e puntuale da parte della Regione e di un maggior coinvolgimento dei produttori e degli operatori del comparto, per sbloccare l’olivicoltura e renderla protagonista di quell’effetto trascinamento che serve a mettere in buona luce anche gli altri prodotti dell’agricoltura regionale.
C’è urgente bisogno di una forte unità d’azione e di dialogo tra produttori e trasformatori e tra questi due soggetti e le istituzioni, in primo luogo la Regione. In pratica, c’è la necessità di cogliere questa sfortunata annata e, se si ha la forza di agire prontamente e la voglia e la capacità di pensare al domani, trasformarla in opportunità.
Potrebbero interessarti
L'arca olearia
Le molecole chiave che danno il sentore di muffa e riscaldo-morchia all'olio di oliva
Entrambi i difetti sensoriali potrebbero essere discriminati con successo dagli oli extravergini di oliva per mezzo di un'analisi molecolare. Ecco la correlazione tra la concentrazioni di due composti volatili e le intensità dei difetti
17 novembre 2025 | 13:00
L'arca olearia
Aumentare l’efficienza di estrazione in frantoio e la resa in olio: trucchi e segreti
La resa in olio al frantoio dipende dall’efficienza di estrazione che può variare dal 78 al 91% a seconda delle regolazioni delle macchine. Ecco quali sono i fattori che possono più incidere sula resa e come intervenire
17 novembre 2025 | 11:00
L'arca olearia
Effetti della gestione del terreno sul deflusso, erosione e proprietà del suolo in oliveto
Un confronto tra tre sistemi di gestione del suolo in ragione dei tassi di precipitazioni, deflusso e perdita del suolo in un oliveto. Il risultato peggiore si ha con l'uso intensivo di erbicidi per lasciare il suolo nudo
16 novembre 2025 | 12:00
L'arca olearia
L'inerbimento dell'oliveto: chiave per il controllo dei parassiti dell'olivo
L'attuazione di un buon inerbimento dovrebbe essere focalizzato, tra gli altri obiettivi, sul controllo fitosanitario, modificando il microclima del suolo, riducendo le oscillazioni termiche e l'umidità relativa, che ostacola lo sviluppo della mosca dell'olivo
15 novembre 2025 | 12:00
L'arca olearia
L'olio venduto a scaffale è davvero extravergine di oliva? Gli oli a basso costo spesso provengono da processi di produzione meno controllati
Se non c’è fiducia del consumatore l’unico motivo di guida diventa il prezzo a scaffale. La tensione di un continuo ribasso dei prezzi dell’olio extravergine di oliva porta a ridurre la qualità, intrinseca e percepita. Una spirale senza fine e un disallineamento tra le aspettative dei consumatori e la qualità effettiva del prodotto
14 novembre 2025 | 17:30
L'arca olearia
Oliveto superintensivo: quando conviene e quando no
La vera incognita nella proposta di produzione olivicola superintensiva è la capacità di raggiungere il pieno potenziale produttivo degli alberi per un periodo di tempo sufficientemente lungo. L’analisi tecnico-agronomica deve precedere quella economica
14 novembre 2025 | 15:00
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Accedi o Registrati