L'arca olearia

L'ultima chance per agricoltori e frantoiani di difendere il vero extra vergine

L’obiettivo della produzione di qualità si ottiene attraverso la “rottamazione” dei frantoi obsoleti, l’innovazione e modernizzazione delle imprese, il riconoscimento dell’olio artigianale, la difesa del “Prodotto in Italia” nella grande distribuzione e nell’esportazione

28 marzo 2014 | Stefano Caroli

A seguito della nuova legge sul “mastro oleario” che da seguito alla ns. richiesta fatta nel 2011, sento il dovere di ringraziare tutto il Consiglio regionale della Puglia e in particolare il consigliere Donato Pentassuglia per l'impegno profuso, segno tangibile di dedizione e serietà istituzionale nel portare avanti la richiesta della nostra associazione.

Come presidente dei Frantoiani di Puglia e Vicepresidente dell’Associazione nazionale delle aziende di trasformazione (AIFO) credo che il riconoscimento della figura del frantoiano, della sua centralità nella filiera olivicolo-olearia, attraverso una legge può essere uno strumento utile, se sfruttato a dovere, per imporre all'attenzione della pubblica opinione e qualificare il lavoro della trasformazione valorizzando il prodotto finale.

Pertanto giudico la legge Pentassuglia, approvata dal Consiglio Regionale, un successo per le imprese olearie artigiane e per la professionalità dei frantoiani. Siamo orgogliosi che la nostra regione si collochi all’avanguardia nel processo di modernizzazione del nostro settore, ma siamo altrettanto consapevoli di quanto sia ora necessario che la conferenza Stato-Regioni estenda la nuova normativa a tutto il territorio nazionale, così come sentiamo il dovere di richiamare la responsabilità del nuovo Governo affinchè ottenga dalla Commissione europea il via libera alla legge Mongello.

Vogliamo cioè che si determini un quadro legislativo organico tale da rendere più armonico e trasparente il mercato dell’olio dalle olive e quindi una maggiore valorizzazione del vero extravergine italiano.

Su questa linea affronteremo le prossime scadenze europee a partire da quel “Piano di azione sul settore dell’olio d’oliva dell’UE” presentato lo scorso anno dal commissario Ciolos. Infatti le nostre associazioni, mentre espressero il proprio consenso alle proposte contenute nel documento relative alle misure di sostegno allo  sviluppo dell’olivicoltura, rilevarono che ogni intervento avrebbe dovuto essere accompagnato, in sede di redazione finale, con l’indicazione delle risorse finanziarie necessarie alla loro reale realizzazione ed efficacia. Sono trascorsi molti mesi, ma con un nulla di fatto.

In questo contesto tocca ora al nuovo governo richiamare l’attenzione dei partner europei sulla specificità italiana, di cui è necessario tenere conto, se si vuole che lo sviluppo del settore nel mercato comunitario sia equilibrato e tale da valorizzare quelle diversità delle produzioni che costituiscono una risorsa e una ricchezza dell’Europa nel panorama internazionale. Per questo è necessario che sia aggiornato e finanziato il piano olivicolo nazionale per la ristrutturazione degli impianti arborei, per la modernizzazione del sistema delle imprese agricole, per la valorizzazione dell’extravergine italiano nella politica della qualità, per la difesa dei vecchi impianti olivicoli.

In questo quadro un capitolo a parte merita il sistema delle imprese di trasformazione, i frantoi oleari. Dopo la legge Pentassuglia non è più possibile ignorare la rilevante importanza di  queste imprese nel sistema di produzione dell’olio dalle olive, in un Paese che vanta oltre 400 diverse cultivar, per la difesa di questo patrimonio genetico e del sistema di qualità. Sono maturi i tempi per registrare la novità, messa in luce dalla rilevazione del sistema SIAN, di circa 1500 frantoi che oltre a dare un servizio agli agricoltori producono, confezionano e commercializzano un proprio prodotto. E di questi circa un terzo vanno oltre il mercato locale, collocano il loro prodotto nella GDO, nella ristorazione e soprattutto nei mercati esteri.

Sono i frantoi artigiani, una nuova realtà imprenditoriale del nostro Paese. Aziende il cui prodotto di alta qualità è il risultato di un mix di tecnologie avanzate, moderni sistemi di stoccaggio e professionalità del mastro oleario. Aziende che oggi rappresentano l’unica possibile risposta di successo dell’olivicoltura nazionale al dilagare del prodotto comunitario ed extracomunitario.

L’obiettivo  della produzione di qualità che si dichiara di voler perseguire sia a livello europeo che nazionale si ottiene attraverso la “rottamazione” dei frantoi obsoleti, l’innovazione e  modernizzazione delle imprese, il riconoscimento dell’olio artigianale, la difesa del “Prodotto in Italia” nella grande distribuzione e nell’esportazione.

Infatti l’unica chance che hanno gli agricoltori e i frantoi di affermare sul mercato interno l’extravergine 100% italiano, e che ha il Sistema Italia nella sfida del mercato globale, è quella di valorizzare la diversità degli oli italiani attraverso la salvaguardia del patrimonio delle tante cultivar  e sostenendo il patrimonio di professionalità e tecnologia che risiede nei frantoi artigiani. E’ una risorsa dell’Italia e può diventare una risorsa dell’Europa nel mondo.

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