L'arca olearia

Pivolio: un progetto per dare un'identità all'olio di qualità

La ricerca è finanziata dal Ministero dell'università e della ricerca. Saranno coinvolte 400 aziende delle tre province di Foggia, Barlatta-Andria-Trani e Bari

27 luglio 2013 | C S

Certificare la qualità dell’olio extravergine di oliva con l’ausilio diretto dei coltivatori e con tecniche all’avanguardia per favorire la scelta consapevole del consumatore, la valorizzazione sui mercati del prodotto e contrastare in questo modo frodi e contraffazioni.

Nasce con questi auspici PIVOLIO (Processi Innovativi per la Valorizzazione dell’Olio extravergine di oliva), il progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività 2007-2013 presentato questa mattina a Bari.

Dopo i saluti istituzionali dell’assessore all’Attuazione del Programma del Comune di Bari, Filippo Barattolo, del Segretario Generale CGIL Bari, Pino Gesmundo, e del vicepresidente della Camera di Commercio di Bari, Giuseppe Riccardi, è toccato al Presidente di Oliveti Terra di Bari, Gennaro Sicolo, illustrare le linee generali di “un progetto di ricerca importante per il settore trainante dell’economia del nostro territorio, l’olivicoltura, che aiuterà a certificare la qualità dell’olio extravergine d’oliva difendendo l’impegno di centinaia di migliaia di produttori il cui lavoro non viene riconosciuto da sempre”.

“Nelle attività saranno impegnate 400 aziende olivicole delle Province di Bari, Bat e Foggia e 7 oleifici cooperative – ha continuato Sicolo -. In questo progetto di ricerca, per la prima volta, è impegnata la produzione vera, e i risultati che documenteremo sulle bottiglie serviranno a dare certezze sulla qualità e la salubrità dell’olio”.

Università degli Studi di Bari, Università del Salento, CNR (Istituto di Fisiologia Clinica) di Lecce, CRA-OLI di Rende (Cosenza), Consorzio Carso, Oliveti Terra di Bari e Apuliabiotech cercheranno di sfruttare le risorse a disposizione, pari a 4 milioni di euro, per creare una carta di identità dell’olio extravergine d’oliva partendo da alcune tra le cultivar più rappresentative della produzione pugliese: Coratina, Ogliarola Barese, Cima di Bitonto, Cima di Mola e Peranzana.

Attraverso l’etichettatura, poi, saranno direttamente i consumatori ad orientarsi nella scelta del prodotto migliore e più genuino.

“Studieremo con metodiche di ultima generazione gli effetti antinfiammatori ed antitumorali delle diverse cultivar ed i micronutrienti di terreno dove gli alberi crescono per identificare tutte le componenti del prodotto, dagli acidi grassi fino ai costituenti minori polifenoli – ha spiegato il direttore scientifico dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, Antonio Moschetta -. Ci proponiamo di creare un database che possa servire ai produttori per sostenere scientificamente il loro prodotto e ai consumatori per essere informati sulla provenienza e sulle proprietà dell’olio che stanno assumendo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco Paolo Schena, presidente del Consorzio Carso e docente di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Bari: “Il progetto Pivolio si propone di qualificare meglio il prodotto mono varietale della Regione Puglia indicando i contenuti in sostanze organiche che hanno proprietà benefiche per l’organismo”.

A Francesco Paolo Fanizzi, docente di Chimica Generale ed Inorganica dell’Università del Salento, ed alla sua equipe di ricercatori, con l’ausilio degli altri istituti di ricerca coinvolti nel progetto, il compito invece di studiare la caratterizzazione preventiva di origine geografica in concerto con le aziende di olio extra vergine del territorio.

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