L'arca olearia
CON LOREDANA DE PETRIS ANCHE I VERDI SALTANO SUL CARRO DELL'OLIO, MA LEI AVVERTE: "NEI RISTORANTI VI E' UNA SCARSA CURA NEI CONFRONTI DEL CLIENTE"
E' proprio vero, dopo decenni di silenzio intorno a un comparto che ha patito l'indifferenza generale, oggi tutti intravedono un'occasione di visibilità e ne assecondano le istanze. L'interessamento dei politici non sempre tuttavia conduce a buon fine. La senatrice dei Verdi si è ispirata alla nostra campagna di sensibilizzazione contro l'uso delle ampolle d'extra vergine nei pubblici esercizi
23 aprile 2005 | Luigi Caricato
Anche la De Petris si è occupata del comparto oleario nell'ultimo periodo. Non solo lei, anche i Comunisti italiani e altre forze politiche si accorgono che esiste la produzione di olio extra vergine di oliva in Italia. Solo ora si rendono conto che esiste un comparto che andrebbe rivitalizzato dopo decenni di costante abbandono. Evidentemente oggi il grado di visibilità delle problematiche che riguardano il prodotto olio di oliva sono tali da meritare un po' di attenzioni. Certo, meglio tardi che mai, è vero; però una domanda va pure fatta: perché tanto silenzio in tutti questi anni?
Intervistiamo la senatrice Loredana De Petris raggiungendola al telefono. E' segretario del gruppo Verdi-Un e membro tra l'altro della nona Commissione permamente Agricolura e produzione agroalimentare.
Intanto ecco il link per avere un quadro generale di riferimento circa la nostra campagna di sensibilizzazione sul fronte olio e ristorazione: link esterno
Senatrice, lei ha presentato il 17 marzo scorso un disegno di legge contro lâuso delle ampolline dâolio nei ristoranti...
Sì, si è partiti dal discorso fondamentale che lâolio è uno dei prodotti di punta del made in Italy in campo agroalimentare. Eâ senza dubbio uno di quei prodotti che negli ultimi tempi si sta affermando sempre di più, dal punto di vista della qualità e delle Dop. Questa situazione di privilegio sta incontrando però un freno nella ristorazione, oggi, laddove in generale si trova una scarsa cultura dellâolio, una scarsa cura nei confronti del cliente e del consumatore. Di conseguenza il disegno di legge è nato con il presupposto che anche nei pubblici esercizi lâolio sia servito non in ampolle anonime, ma con la dovuta confezione e con unâetichetta che lo faccia identificare.
In modo da garantire il consumatore e sostenere nel medesimo tempo il produttore...
Esatto, anche perché il consumatore deve avere le esatte indicazioni, deve sapere che tipo di olio consuma e che tipo di olio è stato messo sul tavolo. Eâ peraltro un modo, questo, per giungere verso una ristorazione di qualità . Per fortuna che si stanno affermando delle esperienze positive, non dico che si arrivi alle carte dellâolio, ma almeno a tavola si inizia a servire la bottiglia con lâetichetta. A questo punto sono effettivamente avvantaggiati anche gli stessi produttori, perché si diffonde la vendita e si difende la cultura del gusto.
Bene, vorrei però farle sapere che noi di âTeatro Naturaleâ abbiamo lanciato la campagna di sensibilizzazione contro lâuso delle ampolle lo scorso 26 febbraio. Dal confronto dei testi si evince che vi siete liberamente ispirati alla nostra proposta di legge. Coma mai non ci avete consultato per un nostro personale parere al riguardo? Eppure ricevete le nostre news? Perché questa continua mancanza di collaborazione?
Pronto? La sento poco... devo dire la verità ...
Pronto?
...
(cade la linea, effettivamente la comunicazione è disturbata, nonostante sia stato chiamato un numero fisso; si ritenta, chiamando questa volta sul cellulare)
Pronto? ... Eravamo rimasti al disegno di legge... Dunque, lei pensa che possa andare a buon fine tale iniziativa? Câè però un malcostume difficile da abbattere...
Purtroppo sì, le abitudini, le cattive abitudini sono sempre difficili da sconfiggere. Però i ristoratori dovrebbero comprendere che valorizzare lâolio è un aspetto importante, sia per attrarre il cliente, sia per migliorare in generale la ristorazione, anche perché oggettivamente è davvero molto impresentabile lâampolla unta e bisunta che viene messa sulle tavole con un olio mal conservato. Lei sa quanto me come la luce abbia effetti negativi sulle sensazioni organolettiche...
Che reazioni ha avuto quando ha presentato il disegno di legge?
Delle buone reazioni, devo dire. Adesso fra lâaltro stiamo raccogliendo le firme e ci sono di già delle adesioni trasversali.
Ecco, a proposito di adesioni, noi ne abbiamo raccolte tantissime. Visto che la nostra campagna di sensibilizzazione risale al 26 febbraio scorso... Sarebbe possibile un lavoro di sinergia...
Certo, facendo sì che il disegno di legge sia messo subito allâordine del giorno. Eâ un disegno di legge che non costa assolutamente nulla perché ha una portata solo normativa. Per questo i tempi sarebbero più rapidi...
Bene, prima quando ci sono state delle difficoltà al telefono, le dicevo della nostra iniziativa, lanciata appunto il 26 febbraio scorso. Voi vi siete liberamente ispirati alla nostra proposta di legge...
Certamente, certamente... Poi, ovviamente, noi ne stavamo già parlando con lâUnaprol da parecchio tempo; e quindi, insomma, ci è sembrato importante... visto che vi era già questa iniziativa che stava andando avanti...
Siamo un poâ rammaricati per non essere stati nemmeno contattati...
Abbiamo lavorato quasi sempre con le associazioni dei produttori e dei consumatori...
Si poteva pensare a un coordinamento, a unâintesa comune...
Guardi, noi questa cosa lâabbiamo vista con la Federconsumatori e con lâUnaprol; ci sarà sicuramente lâoccasione per continuare a lavorare insieme...
Anche perché ci sono dei punti debolezza...
Questi li possiamo vedere sicuramente insieme.
Una sua considerazione sullo stato attuale dellâolivicoltura italiana. Abbiamo delle buone chance rispetto agli altri Paesi produttori? Nonostante la mancanza di un Piano olivicolo nazionale?
Quello olivicolo è un settore in cui vi sono abbastanza problemi, non è solo la mancanza di un Piano olivicolo nazionale. Eâ un settore in cui tra lâaltro il prezzo allâorigine è diminuito negli ultimi dieci anni gradualmente e fatalmente. La strategia delle Dop è certamente importante, però continuo a ritenere che sia lâetichetta uno degli strumenti fondamentali per difendersi da unâindustria che tende molto a importare olive (sic!) e a presentare lâolio come prodotto interamente italiano. Lâindustria, in questo senso, compie un errore, perché dovrebbe essere collegata ai nostri produttori. Noi dovremmo riconquistare delle fette di mercato che stanno venendo meno. Abbiamo inoltre un problema generale sulla grande distribuzione, perché da noi ormai quasi tutto è in mano straniera.
Câè però un problema interno alla nostra stessa olivicoltura. Ci sono alcuni dirigenti di associazioni di produttori che puntano ancora sullâolio lampante, entrando così in contrasto con tutta la politica della qualità e delle Dop che si è condotta finora...
Queste sono false illusioni. Il lampante può far guadagnare qualche lira immediatamente, ma a lungo andare, in prospettiva, diventa una scelta strategica assolutamente sbagliata, anche perché i nostri prodotti possono competere solo sul fronte della qualità , e non ci sono altre vie. Competere sulle quantità è per noi impossibile, saremmo assolutamente fuori mercato.
Occorre avviare un tavolo comune, facendo incontrare le parti tra loro...
Sì, la filiera deve stare tutta insieme. Questo è il punto di cui sono assolutamente convinta. Affossando la nostra agricoltura, tutto il sistema agroalimentare non può che cadere in una crisi profonda.
Manca però una seria politica agricola in Italia; e mi riferisco a tutti gli schieramenti. Concorda?
Si fanno molte chiacchiere, solo operazioni di immagine e non purtroppo interventi sui nodi strutturali.
Bene, per concludere, le rinnovo la mia amarezza per non essere stati contattati a seguito del lancio della nostra proposta di legge contro lâuso delle ampolle nei ristoranti; e questo nonostante il nostro articolo unico sia molto simile al vostro...
Va bene, cercheremo di riparare in qualche modo. Mi spiace.