L'arca olearia

E se la salvezza del made in Italy oliandolo partisse dalle Dop?

E se la salvezza del made in Italy oliandolo partisse dalle Dop?

Attraverso di esse è possibile difendere i territori ad alta vocazione e tutelarne le produzioni, se non dalle truffe, comunque da abusi che generano disagio tra i consumatori. Il Presidente del Consorzio di tutela dell’olio Dop Garda interviene in assenza di dibattito per lanciare un messaggio forte. E’ il caso di aprire un dibattito sincero

29 settembre 2012 | Andrea Bertazzi

E’ scandaloso che il sistema delle Dop in Italia stia franando per inadempienza di chi dovrebbe invece rilanciare le Dop soprattuto in occasione dei vent’anni dalla loro istituzione. E’ un fatto grave. Forse ancor più grave perché ci si concentra su battaglie di retroguardia, su un fantomatico made in Italy, senza poi curarsi di ciò che dovrebbe essere il vero punto di forza della nostra filiera olivicola, vale a dire gli oli del territorio. Ci sono Dop che si impongono felicemente sul mercato e Dop di cui nessuno conosce traccia. A poco serve che l’Italia vanti ben 244 prodotti di qualità registrati a marchio Dop, Igp e Stg, se poi, a parte alcune tra queste denominazioni, la gran parte non ha gran peso sul mercato.

Per dar voce alla parte vera delle Dop, ospitiamo l’intervento del presidente del Consorzio di tutela dell’olio Dop Garda, Andrea Bertazzi. L’intervento è tratto dall’editoriale che il presidente Bertazzi ha pubblicato sull’ultimo numero di “Dop Garda Notizie”, strumento magnifico di comunicazione di cui il Consorzio può sentirsi orgoglioso. (Luigi Caricato)



IL SENSO PROFONDO DELLE DOP

Quando leggo o sento parlare di olio a denominazione di origine protetta, spesso mi rendo conto che molte persone non hanno le idee molto chiare in proposito. Sono in tanti a fare ancora un po’ di confusione, e forse sarebbe il caso di effettuare una sorta di ripasso generale, ricordando il motivo per cui siano state istituite le Dop, e cercando di capire in particolare cosa siano le Dop, cosa comportino e a cosa servano.

Così, restando sul generale, tutti possono ben intuire che la Dop sia uno strumento utile per delimitare alcune aree di produzione specifiche, soprattutto quelle più prestigiose come è il caso della vasta zona intorno al lago di Garda. Attraverso la Dop è possibile difendere tali territori ad alta vocazione olivicola e tutelarne di conseguenza le produzioni, se non dai mascalzoni dediti di proposito alle truffe, sempre difficili da scovare e fronteggiare, comunque da abusi che generano in ogni caso disorientamento e disagio tra i consumatori.

Mettendomi nei panni di un’azienda, so bene che decidere di certificare il proprio olio con la Dop non è come tale obbligatorio, giacché ciascuno sceglie come meglio procedere, su un piano strettamente commerciale, ma resta il fatto che decidere di valorizzare il proprio lavoro, difendendolo attraverso la Dop, è sicuramente una scelta che contribuisce a identificare e tipicizzare un prodotto, dando così quel giusto valore aggiunto, oltre a una differenziazione certamente utile ai fini di una più generosa remunerazione per il proprio, duro, lavoro.

Ciascuno può adottare le scelte che ritiene più opportune, ma leggere, come mi è capitato di recente su una rivista, proprio in riferimento all’olio del Garda Dop, che “non è detto che sia l’unica scelta di qualità”, secondo me non ha poi molto senso, proprio perché ciò crea confusione e indispettisce anche il consumatore.

La Dop, ad oggi, è l’unico strumento che ci consente di salvaguardare il territorio, in modo che l’olio che mettiamo in bottiglia non sia un generico e indistinto olio extra vergine di oliva, seppure di produzione italiana.

La differenza tra territori è importante, soprattutto quando i costi di produzione, come da noi, sono più alti per ragioni anche orografiche e non si è certo competitivi se non ci si difende attraverso l’esatta ubicazione degli oliveti e la certezza che l’olio prodotto sia realmente della zona dichiarata.

E’ proprio a questo che servono le Dop: a determinare il “buono” e il “certo”, così come abbiamo evidenziato nella pagina pubblicitaria predisposto per la campagna di promozione dei nostri oli.

Nel testo della pubblicità compare la seguente esplicitazione: “Una bontà assicurata da un territorio unico al mondo, dove l’olivo viene coltivato da secoli nel massimo rispetto della natura. Una bontà che arriva sulla vostra tavola grazie ai severi controlli che il marchio Dop impone, garanzia di qualità e tutela di un prodotto davvero unico. Olio Garda Dop: certamente buono”.

Esplicitazione che sottoscrivo in pieno, proprio perché è così: la certezza dell’origine, da una parte; e la certezza della bontà, dall’altra. Aspetti entrambi garantiti dal disciplinare di produzione. Perché sta qui il senso profondo delle Dop: nel fatto che sia certa l’origine, anche attraverso i nostri continui sforzi per dimostrarlo, come nel caso degli studi portati avanti attraverso il progetto Oligar.

Certa l’origine e certa anche la bontà. Sì, perché per poter passare il vaglio della certificazione è necessario superare il giudizio di un panel di degustazione. Non solo parole, ma punti fermi concreti da cui partiamo e per i quali dobbiamo insistere, se davvero vogliamo credere fino in fondo al valore e alla unicità delle nostre produzioni.

Anche se Dop non vuol dire come tale bontà in assoluto, o superiorità, dire Dop equivale comunque a dire tipicità, certezza di provenienza, assenza di difetti nell’olio, che non affatto secondario, e nondimeno certezza della qualità secondo i parametri fissati dal disciplinare di produzione.

In altri prodotti, non è così. E’ giusto dunque che si faccia al riguardo un po’ di chiarezza. La Dop consente di difendere e garantire la reale identità di un olio. Non possiamo in nessun caso consentire di perdere tale conquista.

Il 2012 è tra l’altro l’anno del ventennale delle Dop dell’olio, istituite nel 1992; e anche se sta passando in sordina, sul piano nazionale, tale anniversario, resta per noi un solido punto di riferimento. Il nostro compito, allora, è di manifestare una certa fierezza nell’aver investito nelle denominazioni di origine protetta. E’ evidente che l’aderire alle Dop comporti l’accettazione di una serie di regole, ma le regole, si sa, sono fondamentali nel difendere il vero olio del Garda dal presunto olio del Garda, quello per intenderci che si spaccia per tale – illegalmente – nelle etichette, o in attività di comunicazione al limite della legalità, senza però di fatto essere un olio del Garda. Viva dunque la Dop, via l’olio del Garda a marchio Dop.

 

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Stefano Petrucci

02 ottobre 2012 ore 15:38

Caro Presidente, siamo sulla stessa linea, ma voglio dire ai lettori: LA DOP NON E' UNA FAVOLA. E' UNA CERTEZZA per i consumatori informati, le multe sono pesanti per chi non rispetta il discplinare delle dop ed i controlli sono maggiori, grazie anche al ruolo dei Consorzi di Tutela vere sentinelle del territorio. Si può fare di più? ovvio siamo in Italia!! Se ci guardiamo intorno regna la truffa non saremo un isola felice ma quello che succede sull'olio made in italy? o nella politica? negli Enti locali? nei settori della moda? Prendiamo spunto dalle cose positive sinora fatte, alcuni territori sono riusciti a fare la differenza con gli altri oli ed altri no. Il mercato è il parametro. Evocare un area dop su prodotti standard è come il marocchino che vende nelle bancarelle i prodotti taroccati di marchi famosi, il problema è che da noi la GDO e molti negozi si comportano come le bancarelle. La dop serve a tutelare il nome che a sua volta rappresenta la qualità e la tipicità espressa da quel territorio. Certo è che se in quella zona riconosciuta dop non si riesce ad esprimere un prezzo superiore al made in italy forse non era quella la strada per valorizzare il prodotto.
Stefano Petrucci
Presidente Consorzio Sabina Dop

Vincenzo Lo Scalzo

02 ottobre 2012 ore 12:38

Un breve ricordo da annotare: negli anni '90 sono stato responsabile per le edizioni della Guida ai Ristoranti d'Italia della Accademia Italiana della Cucina, che aveva inserito per ogni regione nazionale l'elencazione delle Cultivar tipiche per ogni regione e le informazioni sulle costituenti DOP per olio EXTRAVERGINE, le denominazioni dei vini e formaggi. Chiaramente gli oli erano citate le informazioni su denominazioni e cultivar, a cura di Gianni Staccotti, mastro oleario, come le informazioni per i vini erano a cura di Gianni Franceschi.
Mie le informazioni su tutti i formaggi italiani che non erano divulgati - come gli oli vergine ed extravergine s denominazione europea a partire dal 1996 - su nessuna pubblicazione italiana al di sopra delle parti. Editore Rizzoli. Dal 2001 e l'inserimento dell'editore Mondadori, prende piede una nuova regia d'impostazione della Guida si perdono per strada le informazioni regionali sugli oli, a cui seguiranno negli anni successivi, formaggi e successivamente cessano le edizioni su carta della complessità delle informazioni aperte al pubblico per una informazione concentrata ad oggi solo in via informatica nel sito www.accademiaitalianacucina.it, la cui Rivista continua ad essere distribuita agli accademici in edizione cartacea.
Personalmente plaudo alla informazione al di sopra delle parti a livello nazionale ed internazionale dei tesori del Made in Italy, pur sottolineando che il deficit di autoproduzione nazionale delle materie prime è deficitario da tempo anche nella area dell'olio, come da sempre nel latte e fortunatamente, dalla vigna alla tavola, nei vini a marchio italiano.
L'evoluzione è in mano a decine di enti e comitati con assenza di una strategia di coordinamento italiano, in netta posizione di debolezza di volume e di trade per oli e formaggi nazionali.
Peccato, ma si può ricominciare come per le altre strutture e temi che fanno del nostro paese quello più difficile da comprendere per l'uomo della strada, soprattutto all'estero.

Giorgio Lazzaretti

02 ottobre 2012 ore 09:00

Caro Presidente,
come ben sai condivido pienamente il tuo pensiero, non fosse altro
perché siamo obbligati a farlo, in determinati territori,per ragioni economiche.
Nel patto di filiera dell'olio DOP Riviera Ligure in corso nel territorio ligure, indichiamo ad esempio come buona prassi facoltativa per i trasformatori / confezionatori, al fine di usufruire dello sconto sul contrassegno numerato dell'olio DOP Riviera Ligure, l'acquisto di olive destinate all'olio DOP Riviera Ligure a € 1.44 a kg (prezzo raccordato ad una resa del 20% in olio) con il pagamento finanziariamente tracciato.
Al di la di questo aspetto puramente economico, spero che siano sempre più condivisi nei diversi territori degli oli DOP i principi che ci animano e che si sono concretizzati nell'alleanza operativa che abbiamo messo in atto su promozione e vigilanza comune.
Purtroppo il settore olio sconta un deficit di comunicazione rispetto al
settore delle carni e dei formaggi: sia nei formaggi che nei prosciutti
non mi sembra che si utilizzi il termine formaggio italiano o prosciutto
italiano ma si utilizzano piuttosto le diverse denominazione per i formaggi o i
prosciutti DOP dei diversi territori.
Forse perché all'interno della nostra filiera non abbiamo ben chiare le
nostre peculiarità e quindi le nostre stesse identità?
Un aforisma di Fernando Pessoa ci potrebbe aiutare nella riflessione: "Per essere
grande sii te stesso."
Dobbiamo essere fieri delle rispettive identità ed allearci sempre di più.
Facciamo la battaglia per eliminare il termine extra vergine quando
parliamo di oli DOP, promuoviamo sempre meglio e "distintamente" gli oli
DOP utilizzando come strategia la trasparenza delle informazioni al consumatore e logicamente le caratteristiche qualitative delle nostre produzioni che sono la base del
processo di certificazione degli oli DOP.
E semplifichiamo le procedure per le nostre aziende virtuose che si sottopongono in un mercato molto difficile a controlli su tracciabilità e qualità dell'olio DOP che producono.
Buon cammino quindi, sperando i compagni di viaggio aumentino sempre più.
Carlo Siffredi
Presidente Consorzio di Tutela dell'olio DOP Riviera Ligure

Giuseppe Iapoce

01 ottobre 2012 ore 09:48

...tutto questo sarebbe bello...ma è una favola....non a lieto fine.....la leggerezza con la quale si attuano nuove DOP per territori e peculiarità inesistenti, gli elevati costi determinati dalle certificazioni e non ultimo mi dispiace dirlo la cattiva qualità di alcune bottiglie DOP....hanno svilito questo marchio al quale pochi ancora attribuiscono valore aggiunto.

Romano Satolli

30 settembre 2012 ore 20:33

Luigi, che dire? Hai ragione in tutto. A dimostrazione che gli organi di controllo leggono TeatroNaturale, ne ho avuto la dimostrazione in uno dei primi commenti, dove ho capito che era stato scritto proprio da un ispettore dell'ICQ che stimo e che conosco personalmente. Il mio commento precedente l'ho fatto proprio su quanto era scritto in certi commenti, del tutto fuori luogo dove si parlava o, forse, si farneticava, sulla presenza di una gola profonda. Per far capire a chi pensa che la legge sia una specie di elastico, vorrei dirgli che sulla DOC del Vino GARDA è previsto usare il termine "Rubino", come sulle doc Teròldego Rotaliano, Rubino di Cantavenna e Marsala. Ebbene, il termine Rubino è un termine protetto a livello comunitario riservato all'Italia: se un vino qualsiasi riporta, tra le indicazioni sulle retro etichette il termine Rubino (anche se esso è previsto nelle descrizioni del colore del relativo disciplinare) nella descrizione dei riflessi del colore rosso, esso può essere sanzionato e sequestrato!

Romano Satolli

30 settembre 2012 ore 13:01

Sig.Costa, cosa c'entra chi ha dato la notizia a Caricato? Lui è un giornalista, mica un Ispettore! Semmai chi avrà dato la notizia alla Repressione Frodi. Non potrebbe essere stato un concorrente, oppure lo hanno scoperto dalla stampa? Molti di loro si informano, leggono, controllano quello che avviene sul mercato anche attraverso il web. Lo sa che verbalizzano anche chi, nei siti web, fanno delle pubblicità sui prodotti non permesse dalle norme sulle designazioni e presentazione dei prodotti agroalimentari commercializzati on-Line.

giovanni naglieri

29 settembre 2012 ore 20:44

Personalmente non ho mai avuto dubbi. L'olio extra vergine di oliva DOP andava sostenuto, incentivato e tutelato. Rappresentativo nell'intero territorio italiano avrebbe dovuto essere la risposta più naturale e semplice alla richiesta di serietà del mercato internazionale. Purtroppo prima la comunità europea e dopo una parte del decreto sviluppo di agosto hanno puntato sugli alchel esteri senza considerare la grande qualità e garanzia delle nostre DOP. Certo, bisognerebbe fare un pò di pulizia per slegare le DOP da alcune baronie per renderle libere ed economicamente sostenibili. Purtroppo ciò che accade è figlio solo della confusione di tentare di restituire all'olivicultura la dignità ed il prestigio che meriterebbe con iniziative che non valorizzano l'esistente.

Romano Satolli

29 settembre 2012 ore 12:30

Luigi, hai fatto bene a riportare le dichiarazioni di Bertazzi. Se molti di coloro che hanno polemizzato sulla Cooperativa sanzionata, avessero letto il pensiero di Bertazzi ed il significato della DOP, avrebbe taciuto.

Vincenzo Lo Scalzo

29 settembre 2012 ore 11:53

Luigi, riconfermo il parere che sia la strada giusta e più efficace, con direttori e presidenti dei Consorzi illuminati da un codice (etico) di fedeltà alla missione e al successo per "l'onorabilità dell'olio italiano".

Vincenzo Lo Scalzo

29 settembre 2012 ore 10:34

Non sogno ma una via che condurrebbe alla certezza dei qualità nel buon gusto. Per l'extra vergine saremmo nella giusta direzione per un vero Made in Italy, ma attenti alla degenerazione delle missioni dei consorzi attraverso modificazione nel tempo dei capitolati di prodotto e la ricerca delle quantità.
E' capitato con conflitti non risolti di denominazione anche storica per alcuni formaggi, eccellenze di nicchia. L'autocastrazione non è rara quando lo scopo casca sotto la guida di forze accecate dal dominio di mercato. Alla fine, il mercato, anche degli esperti, si stanca e gli artigiani e contadini veri si demotivano e non hanno nè voglia nè stimolo a proteggere il proprio sapere e piacere.
Spesso, fortunatamente non sempre. A quel punto si resta soli: è meglio che "mal accompagnati", per una vita serena.

Franco Spada

29 settembre 2012 ore 09:51

Complimenti Presidente Bertazzi,
Condivido pienamente quanto ha scritto in DOP Garda Notizie e ripreso da Teatro Naturale.
TUTTI i Presidenti dei Consorzi di Tutela e Valorizzazione delle DOP dovremmo porci un obbiettivo : chiedere con forza di modificare la normativa per eliminare dalle etichette degli olii Dop la scritta OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA .
Indicare in etichetta , bello in evidenza , il marchio DOP e la scritta del nome es: OLIO DOP GARDA ; OLIO DOP CHIANTI CLASSICO ; OLIO DOP BRISIGHELLA ecc.ecc .
So bene che è difficile , ma è ora di pensare anche alle cose " difficili " ,iniziare la procedura o almeno il dibattito sull'argomento è , a mio parere , INDISPENSABILE e qui si misurerà chi vuole realmente bene alle DOP dell'olio, DA CHI FA SOLO CHIACCHERE AVENDO L'OBBIETTIVO DI MANTENERLE EMARGINATE.

Franco Spada ( Presidente Consorzio Olio DOP BRISIGHELLA )