L'arca olearia

Extra vergini in Gdo. Sentore di muffa in 4 bottiglie su 10

Un'indagine Coldiretti-Unaprol-Symbola denuncia la presenza di tale difetto in oltre il 40 per cento delle bottiglie in vendita. E' l'ennesimo scandalo per lanciare l'ennesimo progetto di promozione? Ora è la volta di "GeniusOlei"

26 novembre 2011 | Luigi Caricato

Il mercato degli oli di oliva non è tra i più facili, lo sappiamo tutti ormai. Bassi margini di guadagno, qualità compromesse dal dominio dei primi prezzi che spesso diventano perversi sottocosto, fino a raggiungere soglie inverosimili, con il minimo storico registrato nel dicembre 2010 da una bottiglia di presunto olio extra vergine di oliva posta in vendita a 1,69 euro. Sono storie risapute, che feriscono, ma è la realtà. Una realtà alla quale si è cercato di rispondere con il Reg. 61/2011 che ha introdotto un nuovo parametro, quello degli alchilesteri, ma non è l’unica soluzione per risolvere il problema dello svilimento dell’olio extra vergine di oliva.

C’è tuttavia un’altra soluzione, in verità poco praticata, ed è la strada della cultura, una strada lunga e complessa, non facile, ma soprattutto c’è la strada del dialogo tra le varie parti, tra comparto dell’olio e grande distribuzione organizzata, per esempio, come pure tra comparto dell’olio e canale Horeca, altro esempio, e infine tra comparto dell’olio e consumatori, ma tale dialogo, tale impegno nell’educare non viene fatalmente assunto, perché forse da’  i propri frutti nel lungo periodo, e tutti cercano soluzioni immediate, per dimostrare che la realtà è marcia, e in buona parte lo è, se c’è chi lavora coltivando olivi, con fatica e dolore, e tanti sacrifici, ma senza trovare una equa remunerazione, e dall’altra c’è pure chi specula sull’olio, nell’indifferenza generale.

In tutto ciò cosa accade? Accade che c’è qualcuno che mira a farsi notare, pensando che con maniere brusche si possano risolvere problemi annosi che ci trasciniamo con l’amaro in bocca. Ed ecco di conseguenza un comunicato stampa diffuso il 22 novembre da Coldiretti, con l’appoggio esterno della Fondazione Symbola (quante carovane!) e l’arcinota Unaprol, dove si legge la solita minestrina riscaldata, facendo ricorso agli effetti speciali.

Il titolo del comunicato stampa: “Indagine, muffe in 4 bottiglie di olio in vendita su 10”, e – hurrà! – l’esultanza dei vertici Coldiretti. Ogni loro minuscolo e silenzioso peto viene puntualmente ripreso da giornalisti tendenzialmente inclini al copia e incolla, e così si legge, in contemporanea con il lancio del comunicato Coldiretti, un articolo apparso sul quotidiano “la Repubblica”, a firma di Monica Rubino, dal titolo molto evocativo: “Olio extravergine, l'indagine nazionale. 4 bottiglie su 10 sanno di muffa”.

Bene, la comunicazione gioca in maniera spudorata ricorrendo alla tecnica del sensazionalismo, e c’è chi sa giocare di sponda, magari anche in buona fede, anzi sicuramente in buona fede, ma con esiti, su chi legge, che una persona con un po’ di sale in zucca sa benissimo che possono ritorcersi contro e rivelarsi nefasti. Ha senso spaventare di continuo il consumatore, spingendolo a nutrire dubbi su ciò che trova sullo scaffale? Cosa si vuole ottenere in tal modo, ci si illude forse che il consumatore assuma coscienza della realtà e cambi atteggiamento nell’atto di scegliere un extra vergine?

Io credo che questa via breve, questa corsia veloce, anziché risolvere i problemi reali e terribili del mercato, li complichi ulteriormente. Avete mai notato che tutte le comunicazioni sensazionalistiche si giocano quasi in via esclusiva sull’olio extra vergine di oliva? Avete mai notato che nulla si dice intorno agli oli di semi, mai nessuna polemica, nessun clamore, tutto procede nel silenzio generale, come se fosse un comparto immacolato. Il marcio – avete notato? – si registra solo sul fronte degli oli extra vergini di oliva. Qualcuno obietterà che è inevitabile che sia così, perché l’attrattiva è tutta riposta sugli extra vergini, ed è naturale che chi voglia speculare sulle preferenze del consumatore punti su un prodotto altamente simbolico qual è appunto l’olio extra vergine di oliva. Ma siamo proprio sicuri che a furia di insistere con tale pubblicità negativa, e sempre urlata, si faccia il bene del settore? Siamo proprio sicuri che alla fine il consumatore non si stufi dell’extra vergine e non ritorni sul più tranquillo e rasserenante olio di semi, mai implicato negli ultimi anni in scandali e in notizie eclatanti? Io ci penserei su un attimo, prima di insistere su questa strada.

Tacere mai, ma leggere notizie che sembrano fuochi d’artificio non è nemmeno così utile nè per il prodotto, nè per il consumatore, e nemmeno per l'intero comparto. Nell’articolo della Rubino si legge che l’indagine citata “dimostra la presenza di muffe in oltre il 40% delle bottiglie prese in esame”. E ancora: “Il 16% contiene olio derivante da olive alterate, mentre l'8% risulta addirittura rancido”. Io resto sbalordito, soprattutto quando leggo il seguente passaggio, con le dichiarazioni di Massimo Gargano: “Gli oli – continua il presidente di Unaprol – sono risultati in linea con i parametri di legge sul piano chimico. Invece l'analisi organolettica (panel test) ha evidenziato difetti gravi come il rancido, la muffa, e il riscaldo". Io trasecolo: la muffa? Ma da quanto tempo non si sente più parlare del sentore di muffa negli oli? I nasi dei nuovi crociati dell’olio sentono la muffa?

Lasciatemi finire segnalando tutta l’amarezza nel leggere il comunicato stampa diffuso da Coldiretti e redatto con l’atteggiamento tipico di chi vuole risanare le brutture del mondo ergendosi a paladino esclusivo di purezza. Ma è proprio così? Nel comunicato stampa diffuso dalla nota organizzazione agricola il vero messaggio che si è inteso consegnare alla storia in realtà è che Coldiretti, Symbola e Unaprol sono di fatto i promotori del progetto “GeniusOlei”, il cui obiettivo è promuovere nel mercato “una profonda conoscenza dell’olio, delle sue caratteristiche qualificanti, insieme ad un’azione di promozione delle eccellenze del settore”. Ebbene, per fare ciò, per mettersi in mostra, per farsi notare, per promuovere indirettamente il I.O.O.% Unaprol, oltre che il nuovo progetto del “GeniusOlei”, si è preferito cedere alla tentazione di presentare ad arte un’indagine per comunicare al consumatore che sugli scaffali vi è una invasione di oli dal sentore di muffa? Io sono incredulo ed esterrefatto.

Che tristezza, solo a pensarci. Tanto lavoro per poi veder crollare tutto? Quando qualcuno costruisce e altri distruggono il delicato lavoro di anni e anni di paziente attività di educazione a stretto contatto con il consumatore, è alquanto avvilente. E’ triste, credetemi, assistere alla stravaganza di chi, per far prima, per mettersi in mostra, per dire al mondo “guardate come siamo bravi, stiamo lanciando il progetto GeniusOlei”, mette a repentaglio gli equilibri di un comparto, già in estrema sofferenza, pur di stupire e dare scandalo. Mah! Io non voglio fare polemica fine a se stessa, invito Coldiretti e Unaprol ad avere un confronto aperto con me, a discutere delle strategie comunicative, se lo vorranno.

Io sto lavorando da anni per la nobile causa dell’olio, se anche loro sono su questa lunghezza d’onda, allora prima di diffondere un comunicato stampa, prima di avviare indagini dagli esiti terrorizzanti, si sforzino nel chiedermi un parere su come comunicare senza destabilizzare. La verità non va mai taciuta e va sempre riferita, ma ci sono modi e modi per farlo. In tante occasioni Teatro Naturale ha indagato su oli di dubbia qualità (leggi qui), ma non abbiamo mai utilizzato questa materia scottante per altri fini, facendola diventare occasione di scandalo. I modi del comunicare sono importanti, non si può creare allarmismo. Occorre solo agire, lavorando senza suscitare inutili clamori.

 

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