L'arca olearia
Partita aperta sui 108 milioni di euro per l'olivicoltura italiana nel triennio 2013-15
Poco dibattito su una partita decisiva per l'olivicoltura nazionale. Come verrà destinato il 5% del budget olivicolo della Ue? Se non più sulle azioni di miglioramento della qualità, riduzione dell'impatto ambientale e promozioni delle certificazioni, dove?
14 maggio 2011 | Alberto Grimelli
Non tutti sanno che dei 720 milioni di euro che l'Unione europea stanzia per l'olivicoltura italiana, il 5% viene destinato a misure che dovrebbero servire a migliorare la competitività del settore.
Si tratta di 108 milioni di euro che in gran parte vanno a finire nelle casse delle associazioni e delle unioni dei produttori e che dovrebbero servire a finanziare progetti di miglioramento della qualità, riduzione dell'impatto ambientale e promozione di sistemi di certificazione.
Negli ultimi anni tali iniziative e progetti stanno però diventando sempre più ridondanti e sempre meno efficaci, rendendosi necessario un cambio di rotta. E' tuttavia doveroso riconoscere che, negli anni, alcune di queste misure sono certamente state molto utili.
Passi da gigante sono stati fatti sul fronte della qualità, divulgando pochi, chiari e semplici concetti.
L'Unione europea ha potuto introdurre politiche ambientali sempre più stringenti, senza troppe proteste da parte degli agricoltori, anche grazie alle misure di riduzione dell'impatto ambientale che hanno insegnato agli olivicoltori una gestione colturale sostenibile.
Controversa invece l'utilità della promozione delle certificazioni, proliferate e moltiplicatesi, spesso localmente e senza alcun reale beneficio per gli olivicoltori o l'olivicoltura nazionale.
Gli attori della filiera hanno decretato il de profundis per queste misure quasi all'unanimità.
Giunge allora a proposito la riforma della Pac per il triennio 2013-15 che potrebbe permettere di destinare questi ingenti fondi a iniziative ben più utili, rendendo così quasi inutile l'adozione di quel piano olivicolo nazionale, pronto da un biennio ma mai applicato per cronica mancanza di fondi.
I dieci milioni di euro promessi non si sono mai concretizzati e siamo sicuri che Tremonti sarebbe ben felice di non stanziarli mai, preferendovi l'impegno finanziario europeo.
Una sensazione che sembra ormai permeare l'intero settore, così accendendo l'interesse per la Pac olivicola 2013-15.
Anche in altre nazioni europee si considera chiuso il ciclo di progetti sul miglioramento della qualità, riduzione dell'impatto ambientale e promozione delle certificazioni e a Bruxelles iniziano ad arrivare le prime spinte lobbistiche su come e dove dovrebbero essere destinati questi fondi.
Spagna e Italia si trovano, ancora una volta, su fronti opposti della barricata.
A fronte di quotazioni molto basse per l'extra vergine iberico, la Spagna vorrebbe che questi soldi servissero per misure di compensazione del reddito, per gli aiuti allo stoccaggio privato e a tutte quelle misure di mitigazione per prezzi dell'olio troppo bassi.
Alll'Italia, che considera queste misure temporanee e non strutturali, la soluzione iberica non piace, preferendovi un mix di azioni il cui peso, però, a seconda dell'associazione di riferimento, può variare sensibilmente. L'Unaprol, ad esempio, punta tutto sull'IOO% e su misure volte a sostenere le azioni commerciali e di marketing. L'Interprofessione, invece, modula maggiormente le azioni lungo tre assi principali: ristrutturazione degli oliveti, concentrazione dell'offerta e iniziative promozionali.
La ripartizione dei fondi disponibili sulle varie misure che verranno adottate indicherà il vincitore della partita, a livello internazionale e nazionale.
Probabilmente si tratta anche dell'ultima chance per l'Italia olivicola di uscire dal guado, ecco perchè è intenzione di Teatro Naturale seguire la partita con particolare attenzione.
Intuirne le dinamiche significa comprendere la rotta che verrà presa e quindi quante possibilità vi siano per una ripresa del settore.
Non sarà semplice, anche perchè vi è l'interesse, da parte dei soliti noti, che questa partita venga giocata sottotraccia, in un nebuloso silenzio, magari coprendo le tracce con qualche colpo ad effetto o con abili mosse di disinformazione.
Un esempio? “L'idea del ministro Saverio Romano – ha fatto sapere Gargano, presidente Unaprol – è quella di richiedere che il paese d'origine dell'olio, oggi riportato sulle bottiglie ma nella retroetichetta, venga promosso invece nel campo principale”.
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