Bio e Natura

AGRICOLTURA BIOLOGICA, I PERCHE’ DI UNA SCELTA

Breve ricerca intorno alla figura e alle motivazioni dei nuovi operatori agricoli del comparto biologico

13 settembre 2003 | Pasqualino Baiardi

Definire a livello di singolo o di gruppi qualunque individuo appartenente alle nostre società è oggi cosa estremamente difficile, ancor di più lo è investigare sulle sue scelte, le sue aspirazioni, il suo pensiero, e il settore agricolo non sfugge a queste considerazioni.


Cosa si intende per agricoltura biologica
Riteniamo necessario chiarire cosa si intenda per agricoltura biologica, termine estremamente abusato a livello commerciale, ma spesso poco chiaro non solo al popolo dei consumatori, bensì agli stessi addetti del settore.
In modo molto sintetico il produrre biologico significa attenersi a regole scritte dalla Unione europea all’interno di due leggi comunitarie: i regolamenti 2092 del 1991 e 1804 del 1999. Questi hanno lo stesso valore nei Paesi membri dell’Unione europea: in Portogallo come in Francia, in Danimarca come in Italia.


I riferimenti tecnici
I legislatori comunitari hanno definito quali sono i mezzi tecnici utilizzabili dagli agricoltori biologici. La fertilizzazione dei suoli agrari è affidata quasi esclusivamente a materiali di origine organica (vegetale e/o animale), la difesa fitosanitaria a elementi quali i composti inorganici del rame, lo zolfo e alcune sostanze di origine essenzialmente vegetale (piretro, neem, rotenone).


I controlli
Chi decide di produrre e/o allevare animali in modo biologico è obbligato, secondo i regolamenti comunitari, a sottoporsi a controlli. Ovviamente pagando una relativa tariffa.
In Italia esistono enti privati (meglio: organismi) costituiti a questo scopo e riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole. A loro volta gli organismi sono controllati nel loro operare dal Ministero stesso, attraverso gli enti delegati che sono gli Ispettorati per le funzioni agricole. Altri controlli sugli organismi e gli agricoltori bio possono essere svolti dai Carabinieri attraverso i Nas.


Alcuni dati
Secondo i dati più aggiornati in Italia esistono poco meno di 56 mila aziende biologiche, con circa 1,2 milioni di ettari coltivati: Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia hanno le maggiori superfici investite a biologico. I dati disponibili evidenziano come circa il 70 per cento di queste superfici appartengano a prati e pascoli. E’ un dato eloquente che mostra come i due terzi del biologico italiano siano occupati da colture foraggere, da sempre poco concimate con prodotti non biologici (esempio: i nitrati) e, cosa più rilevante, sulle quali quasi mai vengono distribuiti pesticidi.


I finanziamenti e le motivazioni
Si può quindi affermare che il 70 per cento circa del biologico italiano è apparentemente motivato dai finanziamenti comunitari alle foraggere - erogati anche in regioni non tradizionalmente zootecniche, quali la Liguria – i quali coprono abbondantemente le spese dei controlli e delle certificazioni.
Si possono comunque cercare altre motivazioni, almeno per il restante 30 per cento, occupato da colture legnose (vite, olivo, fruttiferi), da ortive, da cereali e da oleaginose; esiste inoltre una zootecnia biologica che va dall’allevamento dei bovini all’apicoltura.


Il prezzo di vendita e altre motivazioni
Una di queste motivazioni è sicuramente il prezzo di vendita: in questa ottica possiamo racchiudere produzioni orticole, vino e olio d’oliva confezionati ed etichettati per giungere alle aromatiche (rosmarino, salvia, lavanda, eccetera), produzioni queste ultime di nicchia, tipiche, esportate anche nel Nord Europa.
Vi sono inoltre altre motivazioni, meno generali e più legate al territorio, quale ad esempio l’offerta turistica, o meglio agrituristica: con il metodo delle produzioni biologiche l’agricoltore riesce a vendere a prezzi più remunerativi i prodotti aziendali ai propri ospiti, ai quali fornisce inoltre garanzie presenti e future di un sistema produttivo più rispettoso dell’ambiente e più integrato con esso.


La scelta di chi ci crede
E infine indichiamo un’ultima motivazione, quella della scelta personale, slegata almeno in parte dai calcoli economici. Chi fa agricoltura biologica, sia esso orticoltore di 500 ettari o apicoltore con cinque famiglie di api, decide di farlo perché ci crede, perché è convinto che anche senza utilizzare concimi chimici di sintesi, pesticidi (chi più ne ha più ne metta), svolgendo sul suolo regolari rotazioni culturali – così come non solo Steiner ma anche i nostri insegnanti universitari ci avevano insegnato – è possibile ottenere produzioni comparabili economicamente, ma qualitativamente e nutrizionalmente superiori, a quelle dell’agricoltura tradizionale, nei confronti della quale non nutriamo alcun sentimento ostile, con la quale vogliamo semmai confrontarci, convinti che il metodo organico, il biologico degli anglosassoni, sia quello giusto.

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