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Coltivazione idroponica: perché conviene e a che cosa serve

Coltivazione idroponica: perché conviene e a che cosa serve

Esistono diverse tecniche per impianti idroponici. Più adatte piante a ciclo breve, a crescita rapida, con radici poco profonde quali ortaggi a foglia, lattuga, spinaci, rucola. Le erbe aromatiche sono perfette per piccoli impianti domestici o vertical farm

05 settembre 2025 | 14:00 | R. T.

Una delle prime applicazioni delle nuove tecnologie in agricoltura è stata la coltivazione idroponica, o acquaponica, ormai una realtà consolidata che vanta soprattutto una distribuzione b2b. Vediamo che cos’è la tecnica di coltivazione idroponica e a che cosa serve.

Che cos’è un impianto di coltura idroponica?

La coltivazione idroponica è un metodo innovativo, che richiede competenze tecniche, secondo il quale le piante crescono senza l’uso del terreno: le radici sono immerse in una soluzione nutritiva composta da acqua e sali minerali essenziali oppure sono sostenute da substrati inerti come perlite, argilla espansa, lana di roccia o fibra di cocco. Il terreno - supporto fisico e riserva di nutrienti - viene sostituito dalla gestione artificiale ma controllata delle sostanze nutritive, consentendo un controllo molto più preciso sulla crescita delle piante, sulla somministrazione di acqua e di fertilizzanti e sulle condizioni ambientali. In un impianto idroponico le piante si avvalgono di acqua come veicolo principale per il trasporto dei nutrienti disciolti (e cosa mettere quindi nell’acqua delle piante idroponiche? è presto detto: azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio ecc.), luce naturale o artificiale per la fotosintesi e ossigeno per la respirazione delle radici.

Esistono diverse tecniche per impianti idroponici, ad esempio, nutrient film technique (NFT) per cui l’acqua scorre continuamente su radici disposte in canali inclinati; flusso e riflusso (ebb and flow) in cui l’acqua è pompata in una vasca e poi drenata; i nutrienti vengono forniti goccia a goccia alle piante in un sistema a goccia; il DWC, deep water colture, prevede le radici in acqua profonda altamente ossigenata e fertilizzante (per le insalate si può ricorrere ai floating system, pannelli galleggianti su una soluzione da mantenere ossigenata); infine nella coltivazione aeroponica le radici sono sospese in aria e nebulizzate con la soluzione nutritiva. 

La differenza tra la coltivazione aeroponica e idroponica verte principalmente nel modo in cui le piante ricevono i nutrienti e l’acqua. Pur essendo entrambe tecniche di agricoltura fuori suolo - minor rischio di parassiti e malattie del terreno -, tra idroponica e aeroponica ci si può confondere. Più facile da gestire su larga scala, l’idroponica (o acquaponica) è meno costosa rispetto all’aeroponica ma richiede attenti controlli: se il sistema fallisce, le radici possono soffrire rapidamente. Adatta a spazi verticali o ristretti tipicamente indoor (e ricordiamo che le fattorie verticali hanno senso economico con colture pregiate ad alto valore per unità, mentre colture comuni rischiano di risultare antieconomiche), nell’aeroponica le radici sospese vengono nebulizzate ottenendo migliore ossigenazione con una crescita più rapida e un consumo d’acqua di molto ridotto; è però più complessa e costosa e se la nebulizzazione dovesse interrompersi porterebbe a un rapido essiccamento.

Un rapido sguardo a cosa si può coltivare con l’idroponica. Sono più adatte piante a ciclo breve, a crescita rapida, con radici poco profonde quali ortaggi a foglia, lattuga, spinaci, rucola e così via. Le erbe aromatiche sono perfette per piccoli impianti domestici o vertical farm, mentre frutti e piccoli frutti come fragole, pomodori, peperoni, cetrioli ecc. richiedono più attenzione e strutture di supporto per il peso ma sono molto coltivati in serra idroponica. I germogli commestibili sono adatti e molto richiesti nel settore gastronomico mentre più complessi e poco convenienti si rivelano gli ortaggi da radice e i cereali.

Quali sono i vantaggi dell’idroponica?

C’è una domanda che ricorre sul web poiché ci si chiede quali sono i motivi per cui l’agricoltura idroponica può essere considerata una forma di agricoltura sostenibile. Senz’altro si presta, in un mondo in cui la popolazione continua a crescere e le risorse naturali sono sempre più scarse. I progressi nella tecnologia agricola stanno rendendo i sistemi idroponici sempre più accessibili, automatizzati ed efficienti, anche grazie all’integrazione con sensori, intelligenza artificiale e gestione da remoto, o con altre pratiche sostenibili, come l’uso di acque reflue trattate e le rinnovabili. La coltivazione in idroponica si inserisce nei modelli di agricoltura urbana e verticale (tetti, serre, addirittura la Iss, la Stazione spaziale internazionale, in zone aride e desertiche…), contribuendo a ridurre le emissioni legate al trasporto degli alimenti e a promuovere filiere più corte e resilienti, essendo meno soggetta a eventi estremi. Uno dei vantaggi è l’elevata efficienza idrica, fino al 90%, poiché l’acqua non è dispersa ma reimmessa nel sistema che è quindi compatibile con l’economia circolare. L’assenza di terra riduce anche il rischio di parassiti e malattie del suolo, diminuendo così l’uso di pesticidi e rendendo più semplice il mantenimento dell’igiene.

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