Bio e Natura
BOTTA E RISPOSTA TRA LA FAO E FEDERBIO. I FITOFARMACI SONO ELEMENTI INDISPENSABILI A COMBATTERE LA FAME NEL MONDO?
Anche la Banca Mondiale ha stabilito, nel rapporto annuale, che lo scarso uso di fertilizzanti chimici è uno degli “ostacoli principali all’aumento della produttività agricola”. Federbio però ribatte: “è provato che il biologico richiede costi più bassi”
15 dicembre 2007 | R. T.
Le sostanze chimiche come elementi indispensabili per combattere la fame nel mondo. à questo il messaggio lanciato dal direttore generale della Fao Jacques Diouf secondo il quale lâagricoltura biologica, che bandisce lâimpiego di tutti i prodotti chimici, non può sostituire i sistemi agricoli tradizionali e garantire al contempo la sicurezza alimentare del mondo.
âDobbiamo utilizzare lâagricoltura biologica e incoraggiarla - ha detto Diouf - Essa produce alimenti salutari e nutrienti, e rappresenta una crescente fonte di reddito sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo. Ma non è possibile dar da mangiare a sei miliardi di persone oggi, che diventeranno nove miliardi nel 2050, facendo a meno di un impiego prudente di input chimici".
Secondo lâagenzia che lotta contro la fame nel mondo, il potenziale di unâagricoltura priva di pesticidi è quindi lontano dal poter garantire, a livello mondiale, unâalimentazione sufficiente.
âUn uso prudente di input chimici, in particolare i fertilizzanti, potrebbe aiutare notevolmente a incrementare la produzione alimentare in Africa sub-sahariana, dove gli agricoltori usano meno di un decimo dei fertilizzanti impiegati dai loro colleghi asiaticiâ, ha aggiunto Diouf nel precisare che buona parte delle terre africane soffrono di problemi quali lâacidità e la scarsa fertilità e hanno un grande bisogno di nutrienti e di miglioramenti della terra.
Anche la Banca Mondiale ha stabilito, nel rapporto annuale sullo sviluppo mondiale, che lo scarso uso di fertilizzanti chimici è uno degli âostacoli principali allâaumento della produttività agricola nellâAfrica sub-saharianaâ.
Ma la chimica, ha precisato Diouf, âva usata con molta attenzione attraverso una scelta consapevole dei prodotti, delle giuste quantità e un corretto utilizzoâ. Il direttore generale della Fao ha spiegato che esistono però delle alternative. Sistemi come la lotta biologica integrata e lâagricoltura di conservazione possono ridurre lâuso di pesticidi del 50 per cento nel caso del cotone e del cento per cento nel caso del riso.
âLe recenti dichiarazioni del Direttore Generale della Fao sulla necessità dellâimpiego della chimica di sintesi e sulle difficoltà di applicazione dellâagricoltura biologica nei Paesi in via di sviluppo ci lasciano perplessi e meritano un chiarimentoâ ha dichiarato il Presidente di FederBio, lâorganizzazione unitaria dellâagricoltura biologica e biodinamica italiane. âEâ provato - ha proseguito Carnemolla - che non solo il biologico richiede costi più bassi, per il non utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi o per il non necessario acquisto delle sementi, ma che può portare ad avere, specie nel lungo periodo, rese uguali o addirittura superiori allâagricoltura convenzionale, contribuendo in maniera fondamentale a ripristinare la sostanza organica nel terreno e, quindi, a difendere i suoli dalla siccità e dalla desertificazione, effetti tipici di unâagricoltura basata sullâimpiego di fertilizzanti chimici di sintesiâ .
Sempre secondo il Presidente di FederBio âEsistono esempi numerosi, citati anche in recenti studi del prestigioso Worldwatch Institute, dellâUniversità di Cardiff, o dellâIfad (International Found for Agricolture Development), che indicano come le coltivazioni con il metodo biologico contribuiscano realmente a migliorare la qualità di vita degli agricoltori nel Terzo Mondo, conservando le loro risorse, aumentando la loro produzione, rendendoli autosufficienti senza costringerli a pagare per lâacquisto degli input chimici e delle sementi. In uno studio realizzato dallâUniversità del Michigan si è convertito il valore della produzione agricola ottenuto dallâagricoltura tradizionale con quello che si otterrebbe se fosse praticata lâagricoltura biologica: ne è risultato che, a parità di produzione, si otterrebbe comunque di coprire un fabbisogno calorico pro capite giornaliero compreso tra le 2.640 e le 4.380 kcal, più che sufficiente, a far fronte al problema della fame. Rimane tuttavia il fatto che per nutrire una popolazione in costante crescita è necessaria una equa distribuzione delle risorse, cosa che oggi non accade, e bisogna tutelare la fertilità a lungo termine dei terreni e la biodiversità : aspetti che non vengono certo salvaguardati attraverso lâagricoltura chimica e industrialeâ.
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