Bio e Natura 15/12/2023

Olivicoltura marginale e foreste: un binomio che non ti aspetti

Olivicoltura marginale e foreste: un binomio che non ti aspetti

Le foreste italiane sono il 36,4% della superficie nazionale, continuano a crescere anche grazie ai terreni agricoli abbandonati, tra cui gli oliveti. Occorre una digitalizzazione della filiera della biomassa legnosa


Si è tenuto in Senato l’incontro “Il futuro delle foreste tra sviluppo e sostenibilità”: un momento di approfondimento per mettere in risalto il contributo multifunzionale del patrimonio forestale tanto per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale quanto l’importanza dei servizi ecosistemici e il ruolo della bioeconomia.

La direttrice generale Economie montane e delle foreste del Masaf Alessandra Stefani ha descritto a grandi linee la Strategia forestale nazionale (SFN), fondamentale in tempi di climate change, nei suoi obiettivi e le azioni per perseguirli a partire dal TUFF (Testo unico in materia di foreste e filiere forestali), il decreto legislativo 34 dell’aprile 2018 che costituisce la legge quadro di indirizzo e coordinamento in materia di selvicoltura e filiere forestali.

Le foreste italiane sono il 36,4% della superficie nazionale (ma le statistiche dicono quasi 40%) perché continuano a crescere impossessandosi anche dei terreni agricoli abbandonati, ma vanno gestite: soprattutto pensando che il 28% di esse ricade su aree protette ma la restante parte è privata e il singolo non è libero di occuparsene già da 100 anni, per via dell’importante funzione idrogeologica e contro il dissesto.

Delle similitudini con l’olivicoltura marginale (un milione di olivi) ha parlato Riccardo Gucci, professore di Coltivazioni arboree nell’università di Pisa e presidente dell’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio. Marginali in olivicoltura sono quegli olivi su terrazzamenti o pendenze (la Liguria per esempio è tutta così e a Levante si stima oltre il 50% in stato di semi o totale abbandono) ma non possono, perché costosi, essere lasciati indietro, considerato anche il lavoro di assorbimento delle emissioni e stoccaggio sopra e sotto ad opera non solo dei vetusti ma anche degli olivi dal quinto anno.

Leonardo Paolino, ceo del Gruppo Extrasys ha presentato Altrefiamme, startup innovativa attiva nella digitalizzazione della filiera della biomassa legnosa: dal bosco alle emissioni in atmosfera attraverso la combustione, includendo anche la “legna gastronomica” e da opera, e che promuove la trasformazione digitale della filiera, dal bosco alle emissioni in atmosfera, mediante blockchain della filiera e sensorizzazione delle canne fumarie. Importante infatti anche un uso energetico delle risorse forestali: per quanto romantico, la legna nei camini e nelle stufe antiche provoca polveri mentre la tecnologia della fiamma retroversa (che è italiana) è zero inquinante; inoltre l’Italia è leader con il 94% del riciclo legnoso.

di T N