Bio e Natura 16/03/2023

Batteri fertilizzanti per combattere la siccità e migliorare i suoli e la produzione agricola

Batteri fertilizzanti per combattere la siccità e migliorare i suoli e la produzione agricola

In caso di stress idrico le piante inoculate con il biofertilizzante sono sopravvissute in buone condizioni fisiologiche, meglio di quelle concimate con fertilizzanti chimici


Sostituire i fertilizzanti chimici con microrganismi e batteri in grado di favorire la crescita delle piante anche in condizioni di stress idrico, migliorare le funzioni del suolo e la produzione agricola sono i risultati del progetto Ortumannu, condotto da ENEA, Università di Cagliari, CRS4 e Mutah University (Giordania) che, grazie all'uso integrato di risorse naturali, biotecnologie e strumenti di caratterizzazione, monitoraggio e modellazione all'avanguardia, mira a mitigare l'impoverimento dei suoli e a promuovere produzioni agricole di alta qualità, riducendo l'uso di fertilizzanti, pesticidi e acqua.

Nell'ambito del progetto, il team dell'ENEA è stato impegnato nella caratterizzazione microbiologica del suolo di una stazione agronomica nella regione di Al-Ghweir, in Giordania, caratterizzata da suoli improduttivi e da scarsità di risorse naturali e di acqua. In seguito, utilizzando il sequenziamento del gene 16S rDNA, il team ha isolato e identificato 40 ceppi di batteri del suolo testati per la loro capacità di promuovere la crescita delle piante, fissare l'azoto, mobilizzare il fosforo, solubilizzare il potassio e produrre siderofori, cioè sostanze organiche in grado di influenzare la crescita delle piante.

I ceppi con le migliori caratteristiche sono stati selezionati per creare la formula microbica più efficace da applicare in un campo sperimentale dell'Università di Mutah coltivato a sorgo, una specie vegetale della famiglia delle graminacee.

Rispetto all'uso di fertilizzanti chimici come il fosfato di ammonio (DAP), le prove in campo hanno dimostrato l'efficacia della formula microbica nel sostenere la crescita durante la fase di produzione degli steli secondari del sorgo (accestimento). Inoltre, è emerso che in condizioni di stress idrico le piante inoculate con il biofertilizzante sono sopravvissute in buone condizioni fisiologiche, a differenza delle piante concimate con fertilizzanti chimici.

 "Ad oggi abbiamo dimostrato che la fertilizzazione con una formula microbica naturale ed endemica, specifica per il sito, può sostituire i prodotti chimici e migliorare le pratiche agricole spesso basate su un uso intensivo di fertilizzanti e su un eccessivo sfruttamento dell'acqua, che causano l'impoverimento del suolo", ha sottolineato Chiara Alisi, ricercatrice ENEA presso il Laboratorio di Osservazioni e Misure per l'Ambiente e il Clima e referente del progetto. "Per questo - ha aggiunto - speriamo in un impatto positivo sulle comunità locali coinvolte nella ricerca, ma siamo anche impegnati a trasferire rapidamente i risultati al settore agroindustriale".

di C. S.