Bio e Natura 18/05/2021

Produrre più grano con meno input per un mercato in via di normalizzazione

Produrre più grano con meno input per un mercato in via di normalizzazione

L’intensificazione sostenibile è frutto di soluzioni interdisciplinari, basate sull’utilizzo di nuove tecnologie legate all’agricoltura di precisione, adattando le pratiche agronomiche alla variabilità delle caratteristiche ambientali


"Produrre di più con meno è l’ossimoro che è già, e diventerà sempre di più, un mantra dell’agricoltura e della cerealicoltura mondiale e nazionale nei prossimi anni. Coniugare, quindi, la sostenibilità ambientale con la competitività per le aziende è una sfida per il futuro della filiera del grano duro italiano, che può essere sostenuta attraverso lo studio e l’applicazione delle nuove tecnologie, della genetica e di tecniche agronomiche innovative in grado di garantire un’alta produttività e un basso impatto ambientale".
Lo ha affermato Nicola Pecchioni, Direttore del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali, in occasione dei Durum Days, evento di riferimento nazionale dedicato alla filiera grano duro-pasta, da sempre un momento di confronto fra il mondo produttivo e quello della ricerca, per fare il punto sullo stato dell’arte e sugli obiettivi futuri, in corso il 18 maggio.

L’intensificazione sostenibile delle produzioni, come evidenziato nell’intervento del CREA, è frutto di soluzioni interdisciplinari, basate sull’utilizzo di nuove tecnologie legate all’agricoltura di precisione (modelli di simulazione e l’integrazione dei sistemi di supporto alle decisioni) in grado di fornire risposte puntuali, adattando le pratiche agronomiche alla variabilità delle caratteristiche ambientali. Tutto ciò permette di ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola, conservando elevati standard qualità e  favorendo una agricoltura sempre più verde.

Un altro elemento essenziale per la crescita sostenibile delle rese è la ricerca genetica applicata alla selezione varietale, che consente di identificare geni di interesse agronomico e di modulare la loro espressione, anche attraverso l’utilizzo delle biotecnologie di ultima generazione, o TEA (Tecnologie di Evoluzione Assistita). In tal modo vengono velocizzati significativamente processi, che comunque avverrebbero in modo naturale, sviluppando varietà sicure da un punto di vista della tutela ambientale e della biodiversità, ma soprattutto più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse. Infine, lo sviluppo di altre innovazioni tecnologiche, quali la caratterizzazione digitale ad alta processività delle piante estesa a tutte le loro componenti incluse le radici, unita alle conoscenze genetiche, costituisce un altro valido strumento per disegnare il grano del futuro.

Dopo le forti turbolenze generate soprattutto dalla prima ondata della pandemia, la filiera del grano duro e della pasta sembra tornare ai livelli pre-Covid, con una produzione e un trend di consumi che risultano in linea con quelli del 2019. Anche il mercato è in via di normalizzazione, con un sostanziale allentamento della pressione sui prezzi che aveva caratterizzato le ultime due campagne. 

È questo il quadro che è emerso dal Durum Days 2021, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna e che anche quest’anno si è svolto in via telematica con la partecipazione di Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, la partnership tecnica di Areté, la collaborazione del Crea e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta-PSB.

È stato presentato per l’occasione uno studio, elaborato dall’istituto di ricerca Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, dal quale sono emersi questi numeri chiave: nel 2020 la filiera italiana ha prodotto l’11% di pasta in più rispetto al 2019, nonostante il prolungato blocco del settore ho.re.ca, con picchi di crescita superiori al 40% in alcuni periodi dell’anno.

Nel 2021 è atteso un ritorno ai livelli pre-pandemia, con una produzione dell’1% superiore a quella del 2019. Anche la domanda si va infatti normalizzando: nel primo trimestre 2021 i consumi di pasta hanno registrato un -15,1% rispetto all’analogo periodo del 2020. La stima per il 2021 è di un -3,4% rispetto al 2020, che porterà i livelli di consumi a quelli registrati nel 2019 (si stima un +1%).

Rispetto alle scelte di acquisto dei consumatori, prosegue l’attenzione verso prodotti di qualità e per la pasta 100% made in Italy, un trend che sta determinando una crescita della quota di mercato dei piccoli brand di nicchia.

Passando ora al mercato, nel 2021 la produzione di grano duro è stimata in crescita sia a livello nazionale (+9%) che a livello mondiale (+6%), anche in virtù dell’aumento delle superfici delle aree seminate (+4%). Si inverte finalmente anche il trend delle scorte finali (+10%), dopo ben tre campagne in cui risultavano in calo.

L’aumento della disponibilità di prodotto e la crescita delle scorte contribuiscono a un graduale contenimento dei prezzi, che risultano in calo. Se i prezzi del grano duro avevano infatti raggiunto picchi superiori ai 300 euro a tonnellate nel 2020, sono poi calati gradualmente nel 2021 per tornare sugli stessi livelli del maggio 2019 (290 euro/ton).

“La filiera del grano duro – hanno commentato le sigle della filiera – è reduce da un anno difficile, durante il quale è riuscita a fronteggiare al meglio l’emergenza Covid e a far fronte al picco di domanda dei primi mesi della pandemia garantendo costantemente le forniture di prodotto. Quest’anno i consumi stanno ritornando ai livelli pre-Covid e uno dei trend più interessanti emersi oggi è sicuramente l’attenzione dei consumatori per il fattore qualità da un lato e la materia prima italiana dall’altro, che stanno diventando sempre più centrali nelle preferenze di acquisto. Si tratta di un aspetto a cui noi come filiera guardiamo con molta attenzione, perché è un segnale incoraggiante su cui far leva anche nel rafforzare una strategia economica del comparto che miri ad aumentare le superfici e le produzioni nazionali di grano duro italiano, andando a ridurre la dipendenza e a garantire maggiore competitività alle imprese”.

di C. S.