Bio e Natura
Nel futuro più grano ma di minore qualità. Tutta colpa dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici in atto consentiranno un aumento della produzione di grano ad ettaro, però di minore qualità. Con 570-600 parti per milione di CO2 nell'aria, infatti, il grano conterrà meno proteine ma anche quantità inferiori di ferro e zinco
09 febbraio 2018 | T N
Cosa accadrà alle colture cerealicole europee tra venti o trent'anni? E' la domanda che si è posta l'Unione europea e a cui sta cercando di rispondere il Genomic Research Centre del Crea, attraverso uno studio a Fiorenzuola d'Arda, in Emilia Romagna.
Qui si studiano gli effetti dei cambiamenti climatici sul grano attraverso tecniche innovative, come una modulazione del contenuti di anidride carbonica nell'aria sopra la coltura cerealicola, per simulare quanto avverrà, probabilmente, tra qualche decina di anni.
In particolare i ricercatori hanno utilizzato una concentrazione di 570-600 parti per milione di CO2, ovvero la quantità di anidride carbonica attesa per la metà XXI secolo.
I primi risultati indicano un aumento della produzione ma una riduzione della qualità commerciale.
Il grano duro coltivato ad alta CO2, infatti, non solo contiene meno proteine, ma anche meno ferro e zinco. Le proteine sono elementi essenziali per la lavorabilità del grano, ottenendo paste di buona qualità con una buona tenuta della cottura.
Per evitare simili per i ricercatori la strada maestra è il miglioramento genetico. Ogni anno nel mondo si producono 37 milioni di tonnellate di grano duro, il 75% dei quali viene trasformato in pasta.
"Qui - ha spiegato ad AgriUe Luigi Cattivelli, il direttore del Genomic Research Centre - studiamo gli effetti del mutare delle condizioni esterne sulle piante e vediamo come agire, con il miglioramento genetico, per adattarle a queste nuove condizioni".
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