Bio e Natura

NUOVA RELAZIONE SULLA COESISTENZA DI COLTURE E DI SEMENTI GENETICAMENTE MODIFICATE E NON GENETICAMENTE MODIFICATE

Il Centro di ricerca della Commissione europea sta pubblicando una serie di studi sul modo in cui gli agricoltori possono ridurre la presenza fortuita di materiale geneticamente modificato in raccolti non geneticamente modificati

25 febbraio 2006 | T N

La relazione, presentata dalla Commissione europea, intende fornire una base scientifica per la futura concezione e applicazione di misure di coesistenza nell’UE. I casi studiati riguardano la produzione di piante e di sementi di granturco, di barbabietola da zucchero e di cotone. La relazione esamina anche la possibilità di produrre sementi convenzionali in Europa senza superare le varie soglie previste per la presenza di sementi geneticamente modificate. Lo studio tratta la problematica su scala regionale con simulazioni che utilizzano dati relativi ai paesaggi agricoli europei, alle condizioni meteorologiche ed alle pratiche agricole, anziché accontentarsi delle analisi dei trasferimenti da campo a campo effettuate finora. Dal documento si deduce che è possibile produrre raccolti che rispettano la soglia dello 0,9% fissata dall’Unione europea, senza grandi cambiamenti nelle pratiche agricole, se la presenza fortuita di materiale geneticamente modificato nelle sementi non supera lo 0,5%. Dovrebbe essere possibile anche produrre sementi contenenti al massimo lo 0,5% di sementi geneticamente modificate senza dover cambiare sensibilmente le modalità di produzione.

La ricerca effettuata da un consorzio sotto la direzione del Centro comune di ricerca (il servizio scientifico interno della Commissione) riguardava la presenza accidentale di materiale geneticamente modificato nelle colture non geneticamente modificate. Il termine “accidentale” o “fortuito” rinvia alla presenza non intenzionale ed inevitabile di OGM in base allo stato attuale delle pratiche agricole. Il quadro normativo dell’UE per la tracciabilità e l’etichettatura degli OGM e dei prodotti derivati da OGM fissa una soglia dello 0,9% per la presenza accidentale di materiale geneticamente modificato nei mangimi e nei prodotti alimentari non geneticamente modificati, e fornisce un parametro di riferimento per definire le misure di coesistenza in agricoltura. Basandosi su simulazioni e pareri di esperti, la relazione conclude che è possibile garantire la coesistenza dei raccolti nel rispetto della soglia dello 0,9% senza che siano necessari grandi cambiamenti nelle pratiche agricole.
Per il granturco, dovrebbero essere adottate misure complementari per alcuni campi particolarmente esposti all’impollinazione incrociata a causa della loro forma, dimensione e della posizione rispetto alla direzione dei venti ed ai campi di colture geneticamente modificate situati nelle vicinanze. La relazione esamina in dettaglio l’efficacia e la fattibilità di tali misure, come l’introduzione di distanze d’isolamento tra i campi coltivati a OGM ed i campi tradizionali, la sistemazione di una fascia ‘cuscinetto’ seminata a granturco non geneticamente modificato attorno ai campi di OGM e l’utilizzo di varietà geneticamente modificate aventi periodi di fioritura diversi da quelli delle varietà non geneticamente modificate.

La relazione giunge alla conclusione che in Europa è possibile produrre sementi convenzionali (non geneticamente modificate) con una presenza accidentale di materiale geneticamente modificato non superiore allo 0,5%, senza cambiare nulla nelle pratiche agricole per quanto riguarda la barbabietola da zucchero e il cotone, o con l’ausilio di piccoli cambiamenti per quanto riguarda il granturco. Per la produzione di granturco, questi cambiamenti si dovrebbero basare su pratiche esistenti (cioè l’estensione delle attuali distanze di isolamento tra i campi di produzione di sementi ed i campi di produzione di granturco). Per ridurre la soglia di OGM presenti nelle sementi allo 0,3% bisognerebbe inoltre adottare misure complementari (ad esempio, disponendo i lotti geneticamente modificati ed i lotti tradizionali in modo da tenere conto della direzione dei venti dominanti). Infine, non sarebbe possibile garantire una presenza accidentale d’OGM inferiore allo 0,1% nelle sementi di granturco se le misure di coesistenza dovessero limitarsi ad interventi su singole aziende agricole o al coordinamento tra aziende vicine.
Mentre gli studi precedenti sulla coesistenza di colture geneticamente modificate e non si basavano sull’analisi dell’impollinazione incrociata da campo a campo, questa nuova relazione affronta lo studio della coesistenza a livello regionale. Questo cambiamento di rotta è stato possibile grazie all’utilizzo di nuovi modelli, concepiti per trattare la disseminazione dei geni di colture geneticamente modificate verso le colture tradizionali, utilizzando versioni digitalizzate dei paesaggi agricoli europei reali, delle condizioni meteorologiche regionali e delle pratiche agricole. Ciò ha permesso di stimare i livelli di presenza accidentale di OGM nelle culture tradizionali dovuti ad impollinazione incrociata proveniente da più campi e da altre fonti, e su lunghi periodi.

La relazione è disponibile nel sito internet: link esterno

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