Bio e Natura

OGM: GLI AGRICOLTORI NON SONO CONTRARI, LE ISTITUZIONI SI’

Una ricerca Eurisko smentisce un luogo comune assai diffuso, che vuole i contadini in prima fila contro le biotecnologie. Non è così. Vengono invece richieste informazioni serie, non di parte, e una regolamentazione severa ed equilibrata ma non pregiudiziale. Il mondo agricolo dimostra buon senso

08 ottobre 2005 | R. T.

Gli agricoltori italiani non sono contrari alle biotecnologie.
E' quanto emerge da una ricerca dell'Eurisko, presentata oggi in Confagricoltura che, smentendo un luogo comune, fa emergere nel panorama agricolo nazionale una realtà assai più complessa.
Su due aspetti, però, l'orientamento dei produttori è chiaro ed indiscutibile. La richiesta di maggiori approfondimenti e conoscenza, soprattutto mediante un'informazione seria, non di parte, che fornisca valutazioni attendibili.
"Non sorprende - ha detto il presidente della Confagricoltura Federico Vecchioni - verificare che, oltre la metà degli intervistati ritiene che le piante gm avranno un futuro in Italia. Mi sembra di rilevare un progressivo avanzamento nel dibattito, ed ho l'impressione che il modo in cui si sta procedendo, rispetto alla proposta iniziale di decreto legge sulla coesistenza, sia incoraggiante". Quella che, in origine, era stata concepita come una norma tesa solo a vietare le coltivazioni transgeniche attraverso vincoli più o meno espliciti, ora appare come un complesso di regole, certamente molto severe tuttavia più equilibrate. Vecchioni si è soffermato su quello che sta accadendo negli altri Paesi dell'Unione Europea; ricordando che, laddove si sono già definite norme sulla coesistenza, lo si è fatto con un approccio pragmatico e tecnicamente valido. "L'applicazione del decreto " ha spiegato il presidente - non può prescindere da quanto sta accadendo nel resto d'Europa. Il rischio è l'isolamento. Se l'Italia non modificherà il proprio atteggiamento di chiusura, ci troveremo in una posizione che finirà per creare danni pesanti, anche a quelle produzioni biologiche e di qualità che si vorrebbero tutelare".

Ma è soprattutto sul piano della ricerca che l'Italia sta segnando il passo in maniera preoccupante. Nessun altro Paese europeo ha bloccato la ricerca sugli OGM. "Una cosa è un temporaneo divieto d'uso degli OGM in nome di un principio di precauzione che sicuramente condividiamo " ha detto Vecchioni - altra cosa è chiudere ogni prospettiva per quei laboratori che tentano di trovare, nell'ingegneria genetica, risposte ad alcuni problemi della nostra agricoltura". Alle verifiche d'impatto, che monopolizzano la sperimentazione agricola su questo tema, vanno affiancate anche iniziative di sviluppo, che hanno necessità di svolgersi in campo aperto, perché gli esperimenti confinati in laboratorio non sono sufficienti a verificare tutte le condizioni d'impiego. Per questo, occorre favorire integrazioni fra strutture pubbliche e private. Progetti sviluppati in joint ventures possono abbinare le aspettative di ritorno economico con le necessarie cautele, e garantire piena affidabilità scientifica. E Confagricoltura si candida, con le proprie imprese, a promuovere ed ospitare iniziative di questo tipo. "Siamo consapevoli delle aspettative e dei timori che accompagnano alla vicenda degli OGM " ha concluso Vecchioni - La nostra tradizione di Organizzazione di imprese aperte al progresso tecnico e, al tempo stesso, impegnate per la tutela della qualità, dell'ambiente e del paesaggio, ci spinge a rappresentare una posizione di grande cautela, ma anche di fiducia nelle Istituzioni, per affermare una linea nella quale il principio di precauzione si coniughi con la disponibilità all'innovazione".

Fonte: Confagricoltura

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